L’Annunciata di Palermo: un capolavoro d’arte e teologia

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L’Annunciata di Antonello da Messina è il fiore all’occhiello del patrimonio pittorico di Palermo. Un quadro eccezionale che solo attraverso una visione attenta e scrupolosa riesce a fare evocare sensazioni ed emozioni che non si dimenticano facilmente.

Quando entrai per la prima volta nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis, attraversavo le sale soffermandomi di tanto in tanto davanti a un quadro, una scultura che mi colpivano particolarmente. Poi, improvvisamente come una apparizione, mi trovai davanti un pannello chiaro e dietro ad un vetro: “l’Annunciata”. Conoscevo l’opera dai libri ma non sapevo che era là, nella mia stessa città. Era magnifica e rimasi a lungo a guardarla. Mi ipnotizzava. 

Ecco come si presenta l’Annunciata di Antonello da Messina

AnnunciataMi sorprese innanzitutto la dimensione: un quadro minuscolo, rispetto a come lo immaginavo: si tratta di una tavoletta di pioppo che misura appena 46 cm × 34,5 cm, dipinta con colori ad olio, nuovissima per quei tempi.

Il quadro rappresenta l’annunciazione dell’Angelo a Maria, ma sorprendentemente, la figura angelica non viene rappresentata, ma evocata dalla presenza della luce che illumina la ragazza e dal movimento delle mani.
Questa “assenza”, teologicamente innovativa, e la posa di Maria, creano una sospensione del tempo ed una suspense che coinvolgono lo spettatore.

Il manto, di un azzurro celestiale, incornicia il bellissimo ovale della Madonna, colta nell’attimo in cui l’angelo le comunica il lieto e straordinario evento: sarebbe diventata la madre del Signore. La figura emerge dal buio opaco e nero, tagliata da una luce trasversale che cade dall’alto.
Davanti a lei, un leggìo in legno, fine e semplice, regge il sacro libro delle Scritture, perché secondo la teologia del ‘400 l’Antico Testamento aveva già annunziato la venuta di Cristo.

Sulle pagine del libro sacro si sono fatte innumerevoli interpretazioni. Sullo scritto si sarebbe riconosciuta una M iniziale che indicherebbe la lettura del Magnificat. Interpretazione suggestiva senz’altro, ma anacronistica, dal momento che secondo il Vangelo di Luca, questa bellissima preghiera Maria l’avrebbe recitata solo 3 mesi dopo, durante l’incontro con Elisabetta.

Molto più affascinante l’ipotesi, sempre avanzata da Giovanni Taormina, che le pagine del libro sarebbero sfogliate da una brezza di vento che rappresenta il soffio generante dello Spirito Santo che in ebraico si traduce Ruach, che nel suo senso primario, significa soffio, aria, vento, respiro e in questo modo sostituirebbe la più classica colomba bianca nella simbologia dello Spirito Santo.

Altro punto dibattuto sono le mani della Vergine che esprimono umile sorpresa, incredulità e pudore, secondo alcuni, oppure ritrosia, allontanamento: infatti, mentre la mano destra quasi si scarmisce da un onore così elevato, la sinistra inconsapevolmente chiude sul petto il manto, quasi indicando l’impossibilità dell’evento per via del suo stato verginale.

Maria qui non è ancora la “Madonna”, ma semplicemente una donna, bellissima e celestiale nelle vesti e nell’aspetto ma tuttavia senza alcun segno di divinità “ufficiale”: niente aureola, niente angeli svolazzanti o adoranti. Solo una donna che intenta a pregare nel silenzio e nel buio della propria esistenza, improvvisamente scopre, per una rivelazione tutta personale e tutta interiore, che in lei potrebbe compiersi una eccezionale opera divina. Lei, se vuole, deve solo dire sì.
E lo dirà nel silenzio, senza testimoni: si faccia di me secondo la tua Parola!

Autore, epoca e storia di questo dipinto

L’opera è universalmente attribuita ad Antonello da Messina (1429–1479), (è stata datata intorno al 1476), ma è una attribuzione tardiva (nel 1904-6) prima era attribuita al pittore fiammingo Albrecht Dürer. Di certo, al confronto con le opere certamente realizzate dal pittore di Messina, l’Annunziata si differenzia in maniera evidentissima, nello stile, nella tecnica e soprattutto nei contenuti.
Cosa possiamo dire? Che sia davvero suo o di altri poco importa, anche perché in un quadro così, commissionato sicuramente per una collezione privata, l’artista ha potuto esprimere, al di là dei dettati della dottrina teologica, la propria visione della fede. Ed è per questo un documento eccezionale.

Curioso è il modo in cui questo dipinto è arrivato alla Galleria Regionale di Sicilia.
Prima apparteneva ad un sacerdote di Salaparuta, Vincenzo Di Giovanni, filosofo ed erudito siciliano (Salaparuta 1832-1903), scrittore e insegnante di filosofia al liceo e al seminario di Palermo.
Come abbia avuto il dipinto non ci è dato sapere, così come non è chiarissimo come mai Vincenzo Di Marzo, nel 1899, afferma di averla vista a casa della famiglia Colluzio a Palermo se sette anni dopo, nel 1906 la sorella dell’ormai defunto don Vincenzo Di Giovanni, poté donarla ad Antonio Salinas che da Salaparuta la portò a Palermo, dove divenne ufficialmente l’Annunciata di Antonello da Messina.

Andate ad ammirare il quadro, guardatelo a lungo, in silenzio e lasciate che solo lui  parli al vostro cuore.

Saverio Schirò

Galleria Regionale di Palazzo Abatellis
Via Alloro, 4, Palermo

Orari d’aperturadal martedì al venerdì 9.00-18.30 ; sabato, domenica e festivi 9.00-13.00; Lunedì chiusura

Ogni prima domenica del mese gratuito.

Per approfondire:
 “Il Mistero svelato” – Teatro “Istituto Italiano di Cultura” – Bruxelles – 12 giugno 2013
Antonello Da Messina – L’Annunciata  Il Mistero Svelato, studi di Giovanni Taormina in Academia.edu

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

2 COMMENTI

  1. l’ho vista ieri alle gallerie dell’accademia di venezia; non me l’spettavo..ne sono stata catturata a lungo sia per l’opera in sè sia perchè la sapevo altrove.
    michiarite l’enigma? e dov’è ora il martirio di s.pietro del caravaggio?
    grazie!

    • L’Annunciata di Antonello da Messina si trova normalmente a Palermo al museo del Palazzo Abatellis

      Il martirio di S.Pietro invece si trova a Roma, nella chiesa di Santa Maria del popolo

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