Sant’Eulalia dei Catalani è una bellissima chiesa sita nel quartiere della Vucciria, a Palermo. Si può incontrare passeggiando per i vicoli dell’antico mercato palermitano, quasi inaspettata tra gruppi di edifici molto diversi da questa.
Si tratta di una delle antiche chiese appartenenti ad una loggia di mercanti stranieri, in questo caso prevalentemente famiglie catalane che si erano stabilite a Palermo per affari, ma che ormai erano parte integrante del tessuto cittadino e della società locale.
La storia della chiesa di Sant’Eulalia
Come alcuni di voi avranno notato, a Palermo vi sono diverse chiese e vie intitolate alle antiche logge di mercanti che, sin dal XV secolo, affollarono una Sicilia strategicamente perfetta per condurre operazioni commerciali nel Mediterraneo. Queste logge di mercanti stranieri (ovvero non siciliani) popolavano in gruppo determinate zone della città vecchia, dove conducevano i loro affari, gestivano le loro botteghe e costruivano le loro chiese.
Tra queste logge straniere le più importanti erano senza dubbio quelle dei Genovesi (con la chiesa di San Giorgio), dei Lombardi (chiesa di San Carlo), dei Napoletani (chiesa di San Giovanni), dei Pisani (SS. 40 Martiri), dei Veneziani (San Marco), dei Calabresi (SS. Giosafat e Liberale) e dei Catalani (Sant’ Eulalia). Questi ultimi erano giunti in Sicilia già dal 1282, al seguito del re Pietro D’Aragona, che portò con se alcune delle più nobili famiglie del regno. Tra queste vanno sicuramente ricordate la Cruillas, la Valguarnera, la Moncada, la Valleraut e l’Aragona, tutti nomi destinati a fare, nei secoli seguenti, la storia di Palermo.
Data la loro “amicizia” con i re iberici, i Catalani godettero da sempre di alcuni trattamenti privilegiati in città, come ad esempio l’utilizzo di un mercato coperto dal quale i Genovesi (che ne furono i primi proprietari) vennero praticamente cacciati tramite un editto regio. Ovviamente tra tutti questi benefici non mancò di certo la costruzione di una chiesa nel cuore della Vucciria che inizialmente fu intitolata alla Vergine Maria, ma che dal ‘500, assunse il nome di Sant’Eulalia, vergine e martire Catalana vissuta tra il I e il II secolo d.C. sotto l’imperatore Diocleziano.
La data di fondazione della chiesa rimane incerta. Molto probabilmente un primo impianto risale al XIII secolo, data di arrivo dei Catalani a Palermo, certamente però già l’edificio medievale subì numerose trasformazioni nel corso degli anni.
La costruzione dell’odierno edificio, che non fu mai finito del tutto, iniziò invece a partire dal 1630, sfruttando la struttura del complesso antecedente e protraendosi per oltre due secoli, causando così un inevitabile mescolanza di stili, che ancora oggi caratterizza l’aspetto dell’edificio, e che rispecchia anche abbastanza bene la “sicilianità” dell’opera.
Nonostante ciò l’impronta iberica rimane ben chiara, sia nell’aspetto che nei materiali utilizzati per la realizzazione della chiesa.
Negli anni ’40 del ‘900 l’edificio fu chiuso e gradualmente abbandonato, tanto che per molti anni fu lasciato praticamente in rovina. Fu solo nel 1991 che la chiesa fu completamente restaurata e riconsegnata al Regno di Spagna, che vi impiantò l’Insituto Cervantes, istituzione dipendente dal Ministero degli Esteri spagnolo che ha lo scopo di diffondere la lingua e la cultura iberica nel mondo.
L’aspetto originale della chiesa di Sant’Eulalia
Il prospetto di questa “nuova chiesa” resta ancora oggi tra i più caratteristici di Palermo. La facciata, riccamente ornata con decori in stile plateresco, è adornata da un grande stemma del Regno di Spagna, con l’emblema della Contea di Barcellona e quattro pilastri, rappresentazione delle Colonne d’Ercole. In alto quattro nicchie ghirlandate ospitano busti di re Aragonesi.
L’attaccamento della loggia alla terra natia si dedica anche dal fatto che i marmi utilizzati per le decorazioni esterne, nonché per le massicce colonne all’interno, furono fatti spedire direttamente da Barcellona, con costi notevolmente elevati che rendono l’idea di quanto fosse importante che questo luogo fosse un “pezzo di Catalogna”, oltre a far capire quanto questa loggia fosse economicamente influente.
Originariamente l’edificio presentava anche un alto campanile, che però venne gravemente danneggiato dal terremoto del 1823, al punto che se ne dispose il completo smantellamento.
L’interno della chiesa presenta una pianta a croce greca ed è caratterizzato da splendidi decori marmorei, tra cui le quattro grandi colonne che sostengono la caratteristica cupola ottagonale apprezzabile dal centro dell’edificio.
La chiesa presentava anche arredi di discreto valore, tra cui un bel crocifisso ligneo, purtroppo trafugato negli anni ’90, poi sostituito da un’opera a carboncino dell’artista spagnolo Miquel Barcelò.
Tra le più importanti tele qui custodite, menzioniamo il martirio di Sant’Eulalia e la Madonna di Monserrat (entrambi opera di Gerardo Asturino) e una grande tela raffigurante la SS. Trinità, ad opera del palermitano Gaspare Serenario, posta sull’altare maggiore e proveniente dalla distrutta chiesa di Gesù e Maria agli Schioppettieri.
Dopo la chiusura al culto, avvenuta durante la seconda guerra mondiale, alcune delle opere e degli arredi presenti all’interno della chiesa furono divise tra Roma ed il Museo Diocesano di Palermo.
Samuele Schirò
Fonti: G. Palermo – Guida istruttiva per potersi conoscere… tutte le magnificenze… della Città di Palermo – Volume primo – Palermo – Reale Stamperia, 1816.
Wikipedia.org – Chiesa di Sant’Eulalia (Palermo)
E. Drago – La chiesa “spagnola” e il misterioso crocifisso rubato – Le Vie dei Tesori Magazine
Foto Effems, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Copertina: CarlesVA, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons