Rosalia Sinibaldi non è soltanto un’immagine ritratta in uno dei quadri presenti all’interno della Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, né una rappresentazione lapidea che si erge sopra la balaustra della Cattedrale di Palermo o una statuetta in corallo che decora antichi capezzali.
Lei è “la Santuzza”, è la nostra Santa, è la donna scelta dalla sua gente e posta a protezione della sua Panormus e dei suoi panormiti! Su di lei, si è parlato e scritto tanto. Il suo nome, Rosalia, deriva dalla contrazione latina di “rosa” e “lilium” ovvero rosa e giglio, che simboleggiano rispettivamente la regalità e la purezza. La Santa viene infatti rappresentata sempre con i suoi due simboli, la corona di rose e il giglio, oltre che con in mano un teschio. Di sicuro sappiamo che aveva nobili natali, poiché il padre, il conte Sinibaldo, era discendente di Carlo Magno, e la madre aveva dei legami con la corte normanna. La bella e garbata Rosalia, quindi, conosceva bene la vita di corte con tutti i suoi fasti e i suoi intrighi, così bene da decidere di ripudiarla in nome di una vita ritirata e ascetica. Compie allora una scelta coraggiosa e drastica, ritirandosi in solitudine per poter continuare la sua vita, dedicandosi completamente alla contemplazione del Divino. Si reca dunque a Santo Stefano di Quisquina, in una grotta dei feudi del padre, e poco tempo dopo giungerà infine a Palermo, trasferendosi su Monte Pellegrino in un feudo regalatole dalla regina Margherita di Navarra. Qui Rosalia, protetta dai pastori, potrà continuare la sua vita contemplativa, sempre determinata e piena di fede nonostante gli stenti.
Oggi in quella grotta, dove morirà il 4 settembre del 1165 a soli 35 anni, si erge il Santuario dedicato alla Santa, meta di pellegrinaggio per milioni di fedeli. Ecco, dunque, ancora una volta, un’altra donna, un altro martirio, ecco un’altra Santa a custodire la città di Palermo. Dopo Santa Oliva, Santa Cristina, Santa Ninfa e Sant’Agata, le quattro Sante poste a protezione della Città, verrà infatti scelta Lei, come unica ed incontrastata Patrona di Palermo. Ma cosa accadde di tanto eclatante da spazzare tutte le altre regine-protettrici?
Siamo nel 1624, esattamente la notte del 15 luglio, quando Rosalia, apparendo in sogno ad un cacciatore, gli rivela dovesi trovano le sue spoglie. Egli dunque seguì le sue indicazioni, e tra le rocce e le stalattiti della “Grotta” di Monte Pellegrino dove lei aveva vissuto fino alla sua morte furono infatti rinvenute le sue ossa. Quelle stesse ossa furono portate allora in processione lungo le vie di Palermo, a quell’epoca tormentata dalla peste. I fedeli, stremati dalla feroce malattia, si affidarono in preghiera alla benevolenza di quella donna che così ciecamente si era avvicinata al Signore dando tutta se stessa. E il miracolo si compì. Da quel giorno, Palermo fu liberata dalla peste. Quelle stesse ossa sono oggi preziose reliquie che la Chiesa Cattolica custodisce in memoria del miracolo che si attribuisce a Santa Rosalia, e che spinse il Senato a proclamarla, il 15 agosto 1625, unica Santa protettrice di quella che fu la nostra appestata città.
Franca Lo Nardo
Tratto da: La Palermo delle donne di Claudia Fucarino
Rosalia c’è veramente . . . non posso aggiungere altro
Ho l’onore di portare questo bel nome e spero di onorarlo al meglio. Leggendo la biografia della Santuzza mi sono riconosciuta nel suo modo di vivere schivo e sobrio e nella sua pura spiritualità. Un giorno spero di poter visitare la mia illustre Omonima, Santa Patrona. Che Rosalia possa irradiare la sua immacolata santità su Palermo!