Anche la Sicilia ebbe i suoi gladiatori

Attori di una tragedia spettacolare per un pubblico assetato di sangue!

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I gladiatori, figure emblematiche dell’antica Roma, erano combattenti addestrati per intrattenere il pubblico con spettacoli cruenti negli anfiteatri. La loro storia, intrisa di sangue, sudore e gloria effimera, è un affascinante spaccato della società dell’epoca romana che ne riflette i valori, le contraddizioni e l’ossessione per il potere e la morte.
Nel periodo in cui fu Provincia Romana, anche la Sicilia ebbe i suoi gladiatori che hanno lasciato tracce della loro attività.
Scopriamo allora le origini e la storia di questi personaggi diventati mitici nella cultura popolare.

Origini e diffusione dei gladiatori

Il nomegladiatori” deriva dalla spada utilizzata dai lottatori, il gladius, arma normalmente in dotazione dei soldati romani, mentre le esibizioni di queste lotte erano chiamate Munera, dal cosiddetto Munus, cioè l’antichissima usanza di organizzare lotte di schiavi nei pressi delle tombe, per onorare i defunti. A Roma, questi spettacoli divennero presto un fenomeno di massa, alimentato dalla crescente sete di sensazionalismo e dalla necessità di controllare le tensioni sociali, cosicché si realizzarono strutture architettoniche per ospitare queste manifestazioni: gli anfiteatri. 

Per lo più, i gladiatori erano prigionieri di guerra, schiavi o criminali condannati a morte, ma non mancarono liberi cittadini che lo facevano per gloria o per denaro e addirittura nobili e senatori alla ricerca di emozioni forti! 

La vita di un Gladiatore

Gladiatore col caratteristico elmo
Gladiatore col caratteristico elmo

I gladiatori venivano comprati tra gli schiavi e i prigionieri stranieri da un imprenditore chiamato lanista. Erano organizzati in gruppi chiamati familiae  e addestrati per i combattimenti da doctores e veterani che avevo ottenuto la libertà. Queste scuole-caserma, con piccole celle attorno a un cortile utilizzato come palestra, si chiamavano ludi ed erano sparse in tutto l’Impero Romano. Nei ludi, in condizioni di vita precarie, con punizioni corporali e una rigida disciplina, i gladiatori trascorrevano la loro breve vita in attesa del loro turno per combattere nelle arene.

Gli allenamenti erano estenuanti e la loro dieta era rigorosa, finalizzata a sviluppare forza e resistenza. Cosicché, a seconda delle caratteristiche di ciascuno i gladiatori venivano divisi in diverse categorie, con armi e stile di combattimento diversificato. Tra le più famose ricordiamo i retiari, armati di rete e tridente; i secutori, dotati di elmo e gladio corto; i mirmilloni, con un grande elmo crestato con visiera e penne, il gladius e un grande scudo rettangolare ricurvo; i traci con l’elmo crestato con visiera e testa di grifone, una corta spada curva (sica) e un piccolo scudo rettangolare ricurvo.

Gli Spettacoli Gladiatori

Il passaggio dai munera privati alle esibizioni pubbliche (chiamate esse stesse “Ludi”, come le palestre) può essere datato intorno al 105 a.C., quando per la prima volta i consoli offrirono ai romani il primo assaggio di questo tipo di combattimento organizzato dallo stato, in cui si esibirono alcuni gladiatori di Capua. Lo spettacolo fu tanto gradito dal popolo assetato di sangue che da quel momento le gare di gladiatori furono spesso incluse nei giochi di stato che accompagnavano le principali feste religiose.

Gli spettacoli gladiatori, spesso utilizzati anche per sedare pretese e proteste del popolo, erano eventi di grande richiamo che attiravano folle numerose e appassionate. Gli incontri inizialmente organizzati nel Foro o in arene edificate alla meno peggio, più tardi si svolsero in anfiteatri appositamente costruiti, come il Colosseo a Roma e i tanti sparsi in tutto l’Impero.

I combattimenti erano preceduti da sfarzose cerimonie e accompagnati da musica e canti. Il pubblico incitava i gladiatori con grida e gesti “tifando” per questo o quel beniamino la cui vittoria era celebrata con grande entusiasmo, mentre la sconfitta spesso significava la morte. Infatti il combattimento terminava quando uno dei due duellanti capitolava, tranne in caso di parità, l’imperatore o il magistrato cittadino che aveva sponsorizzato l’evento decideva della sorte del perdente e incitato dal pubblico lo condannava alla morte col segno del pollice verso o lo graziava.

Gladiatori forti, spietati e vincenti, acquistavano notorietà e prestigio, venivano idolatrati dalle folle e desiderati dalle nobildonne che a volte intessevano intrighi amorosi segreti con qualcuno di essi. Motivo per il quale, alcuni, pur potendo ottenere la libertà per meriti conquistati con i combattimenti, preferivano rinunciare continuando a mettere a rischio la vita nell’arena.
In ogni modo, per coloro che riuscivano a sopravvivere, esistevano opportunità di riacquistare la libertà: dopo una carriera onorevole potevano ottenere la rudis, una spada di legno, che segnava il ritiro dal combattimento e il ritorno alla libertà.

Il Declino dei Giochi Gladiatori

I giochi gladiatori raggiunsero il loro apice nel I e II secolo d.C., ma iniziarono a declinare a partire dal III secolo. Diverse furono le cause: la crisi economica dell’Impero romano e la diffusione del cristianesimo che condannava la violenza e alimentava un crescente senso di disgusto per questi spettacoli cruenti.

I Gladiatori in Sicilia

La Sicilia, pur mantenendo una forte identità greca, nei secoli in cui fu una provincia romana, fu testimone della grande diffusione dei combattimenti tra gladiatori. Testimonianze archeologiche e letterarie attestano la presenza di anfiteatri e scuole di gladiatura in diverse città siciliane.
Valerio Massimo, storico dell’età di Tiberio, racconta un aneddoto che testimonia il precoce interesse suscitato dai giochi gladiatori anche in una provincia come la Sicilia: durante un’esibizione di gladiatori a Siracusa, un cavaliere romano morì accidentalmente trafitto dalla spada di un gladiatore.

Anfiteatro di Siracusa per i Gladiatori
Anfiteatro romano di Siracusa dove si esibivano i gladiatori – foto by Maroichi – Opera propria, CC BY-SA 3.0 via wikipedia.org

Infatti, proprio l’anfiteatro di Siracusa era uno dei più grandi, antichi e importanti dell’isola. Ne esisteva anche uno a Thermae Himerae (l’odierna Termini Imerese) oggi in pessime condizioni, a Lilybeum (vicino a Marsala), ma di questo anfiteatro non si hanno più tracce; mentre i teatri greci di Tindari, Taormina e Catania probabilmente venivano adattati durante le esibizioni dei duellanti.

Anche Palermo aveva il suo “Colosseo” di cui non si conosce l’esatta ubicazione, tuttavia è documentata a Palermo la sepoltura di un gladiatore di origine siriana, famoso a Roma per avere rinunciato più volte alla libertà preferendo tornare a combattere.
Si chiamava Flamma ed è menzionato in un’epigrafe funeraria rinvenuta a Palermo, e purtroppo perduta, nella quale il compagno Delicatus ricorda la carriera dell’amico, morto a trent’anni, dopo ventuno combattimenti vittoriosi, nove pareggiati e quattro sconfitte nelle quali fu graziato.

Conclusione

I gladiatori sono stati protagonisti di una storia affascinante e complessa, in una società dominata dalla violenza e dal potere dove la morte di un uomo era considerata spettacolare. Al di là della brutalità e crudeltà di questi personaggi, la loro figura è entrata nell’immaginario collettivo come simbolo di forza e coraggio, ispirando per secoli artisti, scrittori e registi.

Saverio Schirò

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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