
In Cina il cachi incarna l’ albero delle sette virtù, infatti la leggenda narra che sia sacro per la dolcezza del frutto, il legno robusto , l’impiego decorativo delle foglie, per la sua longevità, il fuoco prodotto dall’ ardore dei suoi rami, per l’ ombra che regala la sua sagoma e perché da la possibilità agli uccelli di nidificare fra i suoi rami.
Il primo albero di cachi in Italia fu piantato nel giardino di Boboli a Firenze nel 1871, oggi viene coltivato un pò dovunque, (nel territorio palermitano è il cachi di Misilmeri ad essere esportato in tutto il mondo ) ed è talmente entrato nelle abitudini gastronomiche delle nostre latitudini che si è persa persino la sua antica denominazione di ” Mela d’ Oriente o Loto del Giappone ” e a proposito: il nome cachi, contrariamente a quanto pensano in molti, designa sia il singolo frutto, sia la pianta.
Un’ ultima curiosità, sapevate che a Nagasaki dopo l’ esplosione della bomba atomica solo pochi di questi alberi sono sopravvissuti? Questo è il motivo per cui questo frutto è considerato anche un simbolo di pace fra i popoli.
Va ricordato inoltre che il cachi va consumato soltanto quando è giunto al punto giusto di maturazione, cioè quando al tatto si presenta morbido e polposo, perché mangiato acerbo
Il primo albero di cachi in Italia fu piantato nel giardino di Boboli a Firenze nel 1871, oggi viene coltivato un pò dovunque, (nel territorio palermitano è il cachi di Misilmeri ad essere esportato in tutto il mondo ) ed è talmente entrato nelle abitudini gastronomiche delle nostre latitudini che si è persa persino la sua antica denominazione di ” Mela d’ Oriente o Loto del Giappone ” e a proposito: il nome cachi, contrariamente a quanto pensano in molti, designa sia il singolo frutto, sia la pianta.
Un’ ultima curiosità, sapevate che a Nagasaki dopo l’ esplosione della bomba atomica solo pochi di questi alberi sono sopravvissuti? Questo è il motivo per cui questo frutto è considerato anche un simbolo di pace fra i popoli.
![crostata_di_cachi_thumb[1]](https://www.palermoviva.it/wordpress/wp-content/uploads/2013/11/crostata_di_cachi_thumb1.jpg)
ha un sapore asprigno e fastidioso a causa dell’alta presenza di una sostanza chiamata tannino, quindi per preparare la nostra crostata, fate attenzione alla scelta dei frutti.
Per la pasta
300 g farina “00”
110 g zucchero
150 g burro
2 tuorli d’ uovo
1/2 bustina lievito per dolci
Per il ripieno
3 cachi maturi
50 g di noci
50 g di uvetta
2 cucchiai di rum
50 g di zucchero
Disponete la farina su una spianatoia, mescolatevi lo zucchero e il lievito (molti il lievito non lo mettono, a me piace perché rende la pasta più morbida), disponetela a fontana e mettetevi nella cavità centrale il burro a pezzetti, aggiungete i tuorli e cominciate a intridere gli ingredienti che sono al centro della fontana, poi incorporate a poco a poco la farina. Lavorate la pasta e se necessario aggiungete pochissimo latte, volendo potete aromatizzarla con un po’ di succo di limone o d’ arancia. Formate un panetto, avvolgetelo nella pellicola trasparente e lasciatelo in frigorifero per mezz’ ora.
Preparate ora la composta, pelate e spezzettate i cachi e metteteli a cuocere con un po’ di rum e zucchero fino ad ottenere una specie di marmellata (la quantità di zucchero da usare è puramente indicativo, dipende infatti dalla dolcezza propria di questo frutto. Perciò assaggiate e decidete se aggiungerne di più )
Quando si sarà intiepidita aggiungetevi l’uvetta e le noci e mescolate bene.
Quando si sarà intiepidita aggiungetevi l’uvetta e le noci e mescolate bene.
Imburrate e passate un velo di farina in una tortiera, stendete il panetto di pasta frolla lasciando un po’ di pasta da parte, e ricavatene un disco con cui coprirete la tortiera, bucherellate il fondo e versatevi sopra il composto di cachi. Con la pasta messa da parte create una griglia sulla superficie della crostata.
Mettetela in forno caldo a 180° per circa 35/40 minuti.
Mettetela in forno caldo a 180° per circa 35/40 minuti.