Giulia Florio: la palermitana che salvò decine di ebrei dall’Olocausto

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Tutti noi conosciamo gli orrori dell’Olocausto attraverso le storie di chi lo ha vissuto. Tuttavia esistono storie parallele, in cui figure eroiche come quella di Giulia Florio e di suo marito Achille Afan de Rivera Costaguti, che fecero di tutto per salvare intere famiglie di ebrei da quel destino terribile.

Vogliamo raccontarvi questa storia.


Giulia Florio, l’ultima leonessa

veduta villino florio

Nata a Palermo nel 1909, nella splendida dimora di Villino Florio all’Olivuzza, Giulia era l’ultima erede della storica famiglia di imprenditori siciliani. Suo padre era Ignazio Florio Jr., sua madre l’amatissima donna Franca Florio.

Crebbe negli anni più difficili della sua casata. Gli sfarzi della Belle Epoque erano finiti e, nonostante le numerose attività di famiglia, il grande impero dei Leoni di Sicilia si stava sgretolando velocemente. Si dice che tale declino fosse dovuto al dolore di Ignazio Florio Jr., che devastato dalla prematura morte dei suoi figli maggiori abbia iniziato a perdere la testa, dilapidando in fretta il suo ingente patrimonio e ricoprendosi di debiti.

In queste circostanze Giulia, detta Giugiù, cresceva, accudita soprattutto dalla sorella maggiore Igiea. Dopo il matrimonio di quest’ultima con un nobile di origine Toscana ed il successivo trasferimento a Roma, anche Giulia decise di trasferirsi nella capitale.

Qui grazie alla sua fine formazione e alla capacità di parlare le lingue, trovò lavoro presso il Ministero degli Esteri, dove aveva il compito di redigere comunicati stampa per i giornali di tutta Europa.
Fu qui che conobbe il suo futuro marito, Achille Afan de Rivera Costaguti, un gerarca fascista.

Gli anni nella Roma fascista

La famiglia Afan de Rivera Costaguti – Florio, si stabilì a Roma, nello storico palazzo Costaguti, dove visse da vicino l’evoluzione dei venti di guerra. La dimora di famiglia, si trovava infatti a ridosso del ghetto ebraico della città; lì vivevano al tempo oltre 8000 persone.

Nonostante l’adesione al fascismo di Achille, forse avvenuta per ragioni di convenienza, la famiglia Florio si mostrò sempre contraria alla persecuzione (dapprima solo sociale) degli ebrei italiani. La stessa Franca Florio, nel suo diario, aveva più volte espresso note di biasimo verso le politiche in atto:

“Sono esterrefatta, per non dire sconcertata. Indignata e, non poco, preoccupata. Il duce ha fatto promulgare al re un decreto contro gli ebrei che operano nelle scuole. Le teorie dei saggi che si sono espressi sul documento in difesa della razza non solo hanno fatto proseliti, ma sono andati a segno! Ora passi che Hitler ne faccia un vergognoso ideale, ma che Mussolini gli vada dietro… Dove è finita la coscienza? Bruciata sull’altare del più bieco opportunismo politico? Dio ci salvi dalla cecità che sembra avvolgere ogni cosa. ” – 10 Settembre 1938

E ancora:

“Che cosa terribile! All’alba di due o tre giorni fa la Gestapo ha invaso il ghetto ebraico e ha rastrellato, si dice, 1500 persone. Sono tutti romani, tutti italiani che stanno deportando! Sono sicura che il Vaticano protesterà, che Papa Pio XII riuscirà a bloccare l’operazione.” – 19 Ottobre 1943.

franca florio
Donna Franca Florio

Quello che Franca Florio non sapeva, è che sua figlia Giulia si era resa nel frattempo protagonista di questa storia, naturalmente in positivo.

Il ruolo di Giulia nel rastrellamento di Roma

Il 16 Ottobre 1943, infatti, la Gestapo circondò il ghetto di Roma e bloccò tutti gli ingressi. Poi iniziò a radunare tutte le famiglie che vi vivevano, per catturarle e deportarle nel campo di sterminio di Auschwitz. Colti nel sonno, fu difficile per gli ebrei lì presenti sfuggire a questa morsa letale, l’operazione era stata studiata nei minimi dettagli e trovare una via di fuga era quasi impossibile.
Fu qui che entrarono in gioco Giulia Florio e suo marito.

Come detto, palazzo Costaguti si trovava proprio a ridosso del ghetto di Roma, ma con una particolarità. Mentre l’ingresso principale del palazzo si affacciava all’esterno del quartiere ebraico, uno degli ingressi di servizio dava proprio su un vicolo dell’area che i nazisti avevano completamente circondato.
Giulia sapeva che era l’unica occasione di salvezza per decine di persone e, in accordo col marito decisero di lasciare aperta la porticina secondaria, permettendo ad alcuni fortunati di sfuggire alla retata, scappando dall’ingresso principale, dove la Gestapo non aveva creato blocchi.

La notizia si diffuse tra gli ebrei come una boccata d’ossigeno e decine, o forse centinaia di uomini, donne e bambini si diressero verso il palazzo per cercare una via di fuga.
Moltissimi uscirono dall’ingresso principale, andando fuori a tentare la fortuna, forse rifugiandosi da amici e parenti, altri invece non avevano dove andare.

Il ghetto romano: dietro si intravede il Palazzo Costaguti casa di Giulia Florio


Giugiù li accolse tutti in casa, ricavando alloggi nelle stanze più nascoste e persino nei sottoscala. Razionò il cibo in modo che tutti avessero di che sfamarsi per quei giorni e tirò giù i tendaggi per ricavarne lenzuola e coperte. Erano 16 famiglie, oltre 40 persone.

Quando gli ufficiali tedeschi si accorsero che tante famiglie mancavano all’appello (avevano una lista precisa che censiva gli abitanti del ghetto), iniziarono a cercare dappertutto, frugando di casa in casa.
Controllarono anche a palazzo Costaguti.

Giunsero una notte, bussando insistentemente al grande portone. Aprì Achille Afan de Rivera, vestito di tutto punto con la camicia nera e l’uniforme da gerarca e mise in atto il più credibile dei bluff.

Si mostrò oltraggiato dal fatto che si cercassero ebrei nella casa di un noto membro del partito fascista e del fatto che stessero disturbando la sua famiglia durante la notte. Minacciò di denunciare quei seccatori alle più alte sfere e alla fine l’apparenza ebbe la meglio e i militari se ne andarono senza mai oltrepassare l’uscio.

Le famiglie riuscirono a salvarsi.

Oggi Achille Afan de Rivera Costaguti e Giulia Florio sono riconosciuti come Giusti tra le Nazioni. I loro nomi sono ricordati su una targa del Giardino dei Giusti sia a Palermo che a Gerusalemme, insieme ad altri importanti personaggi come Oskar Schindler.

E fu così che l’ultima erede della grande famiglia Florio riuscì a salvare decine di uomini, donne e bambini da una fine terribile, quella che purtroppo colpì altri milioni di ebrei in tutta Europa.

Fonti: Moked.it – I Florio e la scelta del coraggio
Wikipedia.org – Rastrellamento del ghetto di Roma
L’identità di Clio – L’ultima Leonessa
C. Afan de Rivera – L’ultima leonessa. La vita di Giulia Florio, mia madre – Sperling & Kupfer
Foto villino Florio by GiuseppeTCC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Foto Ghetto Roma by Gobbler di wikivoyage sharedCC BY-SA 3.0, attraverso Wikimedia Commons

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Samuele Schirò
Samuele Schirò
Direttore responsabile e redattore di Palermoviva. Amo Palermo per la sua storia e cultura millenaria.

1 COMMENTO

  1. Giulia Florio non nacque nel villino Florio rappresentato che fu progettato da Ernesto Basile per lo zio Vincenzo Florio e la giovane sposa che morì prematuramente e Vincenzo non vi volle abitare più

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