Nell’antico “Stradone d’Alcalà, chiamato anche strada di S.Antonino, l’odierna via Lincoln (arteria che rappresentò per oltre due secoli l’elemento di cerniera tra la città e la campagna a meridione della città), sorge un gradevole edificio dalle forme classicheggianti, il Palazzo Jung, che certo non si può annoverare tra i palazzi più rappresentativi della città, ma resta comunque una pregevole testimonianza di architettura civile, documento rappresentativo di un’edilizia minore, ma non troppo, arrivata integra fino ai nostri giorni.
Una storia piuttosto recente
Alle soglie del XX secolo l’immobile, che pare appartenesse ai baroni di Verbumcaudo (non sono riuscito a trovare fonti documentarie in merito) per un periodo abbastanza lungo fu destinato ad impresa ricettiva sotto il nome di “Pensione Tersenghi”, pensione dove alloggiavano molti studenti che venivano dalla provincia e comunque di un certo rango perché inserita nella cornice di un palazzo storico, tra l’altro, gestita con ottima professionalità.
Nel 1921 l’intera struttura viene acquistata da una facoltosa famiglia di commercianti titolari di un’azienda specializzata nella produzione ed esportazione di prodotti agricoli locali (sommacco, manna, cantaridi, essenze, mandorle, nocciole ecc.), di origine ebraica trapiantatasi in Sicilia sul finire del XIX secolo: i fratelli Guido, Ugo, Gino e Aldo Jung. Questi, apprezzati imprenditori e personalità di spicco dell’alta società palermitana, molto affermati nel contesto economico palermitano, appena entrati in proprietà del palazzo, procedettero ad una radicale riconfigurazione e ristrutturazione dell’edificio per adattarlo alle loro specifiche esigenze.
Esponente più rappresentativo di questa agiata famiglia fu Guido Jung, personaggio di grande rilievo della imprenditoria e della politica italiana della prima metà del novecento per i tanti incarichi ricoperti nel campo istituzionale ed economico del paese: presidente dell’Istituto Nazionale per l’Esportazione (l’odierno ICE), “Cavaliere della Corona d’Italia”, Censore della Cassa di Risparmio, Deputato nazionale in più legislature e Ministro delle Finanze nel I° governo Mussolini e, per un brevissimo periodo, nel governo Badoglio.
L’architettura del Palazzo Jung
L’edificio, di classico impianto, è costituito da un blocco rettangolare a due elevazioni. Presenta un imponente facciata con marcato sviluppo orizzontale con una lunga sequenza, a piano terra, di ampie finestre e di balconi ai piani superiori. La parte centrale del prospetto è scandito da lesene di ordine corinzio e coronato da un elegante frontone con stemma gentilizio. L’androne d’ingresso, caratterizzato da un portale arcuato inquadrato da due colonne in pietra che sorreggono il balcone balaustrato, immette al piano terra dove, in origine, trovavano posto i magazzini per le merci con i servizi annessi. Dalla piccola corte si dipartono due scaloni, quello di sinistra con i gradini in marmo rosso, di rappresentanza, quello di destra, di servizio. Entrambi portano al piano nobile dove si susseguono i saloni di rappresentanza, un tempo sontuosamente arredati. Al secondo piano erano le camere da letto e gli alloggi per la numerosa servitù, oggi ospitano uffici amministrativi della direzione Viabilità della “Città metropolitana di Palermo”.
Dalla terrazza dell’ultimo piano del palazzo si aprono scorci panoramici di notevole effetto: la prospettiva sfugge verso la città vecchia irta di torri, cupole e soprattutto sul vicino complesso della Magione, sulla chiesa e convento dello Spasimo arrivando fino al mare.
Nel piano nobile un’ampia galleria dal pavimento in legno fa da raccordo ai vari saloni con affaccio su via Lincoln: particolarmente pregevole la sala, oggi ufficio del direttore, dal soffitto delicatamente affrescato, e quello della sala da pranzo, un tempo in stile marina, con le pareti ricoperte di preziosi pannelli in mogano, espressione della migliore ebanisteria siciliana.
Nel complesso, degli originali decori dei saloni poco si è salvato. Infatti, gli interni del palazzo sono stati profondamente alterati a metà del secolo scorso, quando, nel 1959, palazzo Jung – già acquisito dall’Ente Provinciale per il Turismo – fu trasformato in Istituto Alberghiero di Stato perdendo talune peculiarità della casa nobiliare d’altri tempi.
Tornando al pianterreno, un bellissimo cancello in ferro battuto separa l’ingresso dalla zona retrostante: magazzini e giardino. Il giardino, un tempo particolarmente suggestivo, catalogato tra i giardini storici della Sicilia per la presenza di rare piante esotiche tropicali e sub-tropicali, tra cui un centenario “Ficus Magnolioides” di eccezionali dimensioni.
Uno dei magazzini del palazzo negli anni Sessanta del secolo scorso venne trasformato in ristorante tipico siciliano, “Il Carretto”: un bellissimo locale decorato con pregevoli piastrelle interamente dipinte a mano, legno e ferro battuto, secondo le migliori tradizioni dell’artigianato locale.
Dopo il trasferimento dell’Istituto Alberghiero (metà degli anni Ottanta del secolo scorso), l’edificio rimase per diversi anni in stato di abbandono, fin quando l’amministrazione provinciale decise di ridare nuova dignità al palazzo avviando un impegnativo intervento di consolidamento e di restauro della struttura definitosi nei primi anni del 2000 (altri interventi di restauro sono stati effettuati negli anni a seguire). In occasione di tali restauri, che hanno comportato un notevole sforzo finanziario per l’Ente Provinciale per il Turismo, sono andati perduti, purtroppo, numerosi elementi decorativi di notevole pregio: pavimenti in maiolica, marmi pregiati ed elementi lignei di particolare qualità. Anche il magnifico giardino allora fu riportato al suo originario splendore (sono stati ripristinate le aiuole, i vialetti e restaurato l’alloggio del custode) e restituito alla pubblica fruizione.
Attualmente le condizioni del palazzo sono tutto sommato buone, ma un po’ di manutenzione straordinaria sarebbe auspicabile. Mentre il suo bel giardino risulta completamente abbandonato al suo destino: erbacce, vegetazione spontanea e foglie secche dappertutto.
Stanzione Nicola
Molto interessanti sia le notazioni storiche che il commento di chi mi ha preceduto, probabilmente dovuto a conoscenza diretta o di tipo familiare delle circostanze. Mi permetto di segnalare un saggio su Giudo Jung edito dalla Banca d’Italia e disponibile liberamente online al seguente indirizzo. https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/quaderni-asbi/2010-001/Quaderni_Archivio_storico.pdf,
Esso proviene dall’acquisizione dal parte della Banca d’Italia delle carte private di Giudo Jung che furono ordinate e digitalizzate circa vent’anni fa. Una fonte preziosa di notizie per questo grande Palermitano che fu ad un tempo fascista, ebreo, eroe di guerra, politico illuminato e imprenditore stimato dalle sue maestranze.
Grazie per i sempre preziosi riferimenti ed approfondimenti.
Non tutti sanno che il Sig Guido, fu ministro delle finanze e che la legge sulle Lotterie fu da Lui sottoscritta. La sua attiività, di commercio di fratta secca, smise con il licenziamento di un centinaio di operai, tutti rigorosamente liquidati e pagati anche con un premio mille lire. Tutti si chiesero, il perché, di questo comportamento. Ma la risposta arrivò qualche mese dopo che licenziò gli ultimi due impiegati, infatti il Sig Guido scomparve, dalla città, e nel frattempo entrava in vigore la Legge Raziale. Comunque poco si sa sulla persona del Sig Guido, di certo un gran Palermitano ed una persona perbene come pochi. Nessuno sa’ che fine ha fatto Egli ed il suo patrimonio, essendo proprietario della Banca Jung, appunto in via Lincoln.