Si racconta che don Pedro Téllez-Girón, duca d’Ossuna, viceré di Sicilia dal 1611 al 1616, avesse un’abitudine molto particolare.
Pare che nottetempo gli piacesse travestirsi da mendicante e andare in giro per i quartieri poveri di Palermo. Sotto mentite spoglie, gli era possibile mimetizzarsi agli angoli di strada o nei pressi delle taverne, per carpire i discorsi e conoscere gli umori del popolo che stava governando.
Una sera, durante il suo girovagare, un grido proveniente dall’interno di una casa richiamò la sua attenzione, era l’inizio di un’interessante vicenda.
Il viceré benefattore
Come detto, al viceré d’Ossuna piaceva travestirsi da mendicante e andare in giro per quei quartieri che non avrebbe mai potuto attraversare di giorno, da solo, nelle sue vesti ufficiali. Il popolo lo sapeva e tutti giuravano di averlo visto almeno una volta, seppur ben camuffato.
Una sera di inizio dicembre, mentre camminava tra i vicoli dell’Albergheria, un forte grido riecheggiò nel silenzio. Proveniva da una misera casupola mezza diroccata.
Si avvicinò in silenzio e sentì, che oltre alle grida di una donna, nella stanza doveva trovarsi anche una bambina, che piagnucolava spaventata. Non si sentiva altro, né in quella, né nelle case vicine.
Cosa fare?
Rimase lì vicino alla porta per qualche minuto, finché un nuovo urlo non lo convinse ad intervenire.
Bussò e, pur presentandosi come un povero mendicante, chiese alla donna se le servisse aiuto. La donna ringraziò l’uomo e la Madonna per l’aiuto ricevuto e gli chiese di entrare.
All’interno di una stanza miserrima, fornita di solo pochi mobili sgangherati, una lampada ad olio quasi esaurita ed un mucchietto di paglia come letto, si trovava una partoriente, consumata dal dolore e dalla fame, che soffriva per le doglie. Accanto a lei solo una bambina di circa cinque anni, vestita di cenci, che piangeva per la confusione e lo spavento causato da quella situazione nuova ed estrema.
Profondamente commosso dalla solitudine e dalla povertà di quella madre, il duca d’Ossuna, sempre nel suo travestimento, si sbracciò e si mise a disposizione.
Iniziò col bussare alle porte dei vicini, finché non trovò un paio di donne che potessero assistere la poveretta, poi corse a cercare una levatrice che facesse nascere il bambino, caricandosi anche sulle spalle la pesante sedia di legno che all’epoca si utilizzava per sostenere le partorienti.
Una volta giunta al capezzale della donna, la levatrice la trovò completamente esausta ed intirizzita dal freddo, così nuovamente il finto mendicante corse fuori, per ritornare poco dopo con del carbone e un grosso pezzo di carne da brodo.
Tra un gemito e una benedizione, dopo alcune ore, alla fine il bambino venne alla luce. Solo allora i presenti si accorsero che in casa non c’erano pannolini né fasce per coprire il neonato. Ancora una volta il viceré rispose presente, strappandosi di dosso la camicia di tela finissima e facendone panni e fasce con cui venne avvolto il bambino.
La puerpera e le altre donne presenti erano senza parole, quell’uomo ignoto e sbucato dal nulla doveva veramente essere un angelo inviato dalla Provvidenza.
Alla fine, tra mille ringraziamenti, il duca si accomiatò, promettendo che sarebbe tornato l’indomani con sua moglie, per fare da padrino di battesimo al neonato, in fondo la donna non aveva nessuno e lui si era più che guadagnato questo onore.
Il ritorno del viceré D’Ossuna
Quella stessa mattina, ancor prima che facesse giorno, il vicolo dell’Albergheria fu letteralmente invaso da una pattuglia di soldati, che si presentarono alla porta della donna con un carico di mobili, materassi, biancheria, corredi, cibarie e tanto altro ben di Dio.
Alle domande confuse della donna e dei presenti, il caporale si limitò a rispondere che era tutta roba inviata dal suo “compare”.
Grazie a quell’ulteriore intervento, e tra lo stupore generale, quel piccolo tugurio venne dotato di ogni comodità: un comodo letto con cuscini e lenzuola profumate, delle sedie per i visitatori e persino delle nuove lampade per rischiarare la stanza.
Ma la sorpresa più grande doveva ancora arrivare.
Poco più tardi la routine quotidiana del quartiere venne scossa dall’arrivo improvviso di un corteo regale. A bordo di una lettiga, scortata dagli alabardieri, arrivò nel vicolo sua eccellenza il viceré d’Ossuna con la viceregina.
Non appena entrò in casa, le donne riconobbero subito in lui il misterioso mendicante e lo ricoprirono di nuovo delle più alte benedizioni.
Lo stesso giorno il bambino, chiamato Mario Pietro Giovanni, fu battezzato in Cattedrale dall’arcivescovo Giannettino Doria, con una cerimonia degna del figlio di un re.
Da quel momento, quella famigliola baciata dalla Provvidenza, non soffrì più la fame, né la povertà.
Evidentemente certe volte i miracoli possono accadere.
Fonti: L. Natoli: Storie e leggende di Sicilia – Flaccovio Editore
Wikipedia.org – Pedro Téllez-Girón, III duca di Osuna