Viaggiando lungo l’autostrada Palermo-Catania, all’altezza di Altavilla Milicia, è possibile imbattersi nel vecchio rudere della Chiesa di Santa Maria di Campogrosso, anche nota come chiesa di San Michele, ma meglio conosciuta come “La Chiesazza”.
Quella che secondo la tradizione dovrebbe essere una delle prime chiese normanne della Sicilia, oggi è in realtà ridotta ad un paio di grossi muri che lasciano solo immaginare l’aspetto originale dell’edificio.
Così come la sua struttura, anche la sua storia è giunta a noi come un insieme di informazioni sparute e lacunose, che raccolte insieme ci forniscono un quadro di come doveva apparire quest’area oltre 900 anni fa.
Scopriamolo insieme.
La Chiesazza normanna ad Altavilla Milicia

Posto su una lieve altura a pochi chilometri dal paese di Altavilla Milicia, questo edificio è in realtà molto più antico del vicino centro abitato, fondato solo nel XVII secolo.
Secondo la tradizione la sua fondazione risale ai tempi del conte Ruggero d’Altavilla e di suo fratello Roberto il Guiscardo, tra il 1068 e il 1071, come ex voto per una battaglia vinta contro gli eserciti arabi sulla strada che avrebbe poi portato alla conquista di Palermo.
In realtà non vi sono documenti storici che accertino la data della sua fondazione, ma sappiamo per certo che tale edificio esisteva già nel 1134, quando re Ruggero II concesse al priore della chiesa di Santa Maria di Campogrosso, al quale era annesso anche un omonimo monastero, il possesso di alcuni terreni siti nel territorio di Misilmeri, perché ne facessero colture e pascoli. In uno di questi terreni doveva anche sorgere una “grancia”, per conservare i raccolti e ospitare i monaci che dovevano lavorare in quelle terre, troppo distanti dal monastero per potervi tornare ogni sera.
La concessione del re, includeva anche il diritto di legnaggio, ovvero la facoltà di andare a tagliare gli alberi per fare legna nella vicina “foresta di Bagheria” (ebbene sì, la zona di Bagheria era a quel tempo una vasta area boschiva).
La natura di queste concessioni, non solo ci dice che la chiesa e il monastero esistevano già al tempo di Ruggero II, ma anche che erano in fase di espansione, dunque non certo di nuova fondazione.
Quella che sembrava l’inizio di una storia lunga e gloriosa, in realtà ebbe vita breve. La zona in cui sorgeva il complesso era piuttosto vulnerabile ai frequenti attacchi di pirati provenienti dal nord Africa, che regolarmente razziavano le coste siciliane. Nell’impossibilità di difendere l’edificio e i monaci che vi risiedevano, il monastero fu del tutto abolito nel 1283, smantellandone gli arredi e tutti i beni trasportabili, che furono portati alla Cattedrale di Palermo.
Verosimilmente rimase attiva la chiesa, almeno per qualche secolo, visto che da alcuni scritti del ‘500 si deduce che fosse ancora integra, sebbene non vi fosse già traccia dell’antico monastero, di cui restavano solo alcune cisterne per la raccolta dell’acqua piovana.
La Chiesazza, è stata recentemente frutto di studi e scavi, che hanno rivelato la sua antica pianta a croce latina, a navata unica con complesso absidale rivolto a oriente e cripta sotterranea. Nei pressi della struttura sono stati anche rilevate delle sepolture, il che fa pensare ad un piccolo cimitero in stile anglosassone o nord europeo, situato nei terreni intorno alla chiesa.
Il Ponte Saraceno

Non distante dalla Chiesazza, si trova un’interessante struttura, quella del “Ponte Saraceno”. Nonostante il nome faccia pensare ad una sua esistenza già nel periodo arabo, è più verosimile che la sua costruzione sia coeva alla vicina chiesa.
Questo ponte sul torrente di San Michele, caratterizzato da una notevole struttura ad unico arco a sesto acuto, simile al più famoso Ponte del Diavolo, doveva servire agli abitanti della zona ad attraversare in sicurezza il corso d’acqua per poi raggiungere la strada principale che conduceva a Palermo, visto che soprattutto nei mesi invernali la sua portata doveva rappresentare un ostacolo non da poco.
Dopo anni di totale abbandono, che ne hanno seriamente compromesso la struttura fino a sfiorare il rischio di crollo, il Ponte Saraceno è stato recentemente oggetto di restauri urgenti, che lo hanno prima messo in sicurezza e poi riportato al suo aspetto originario.
Fonti: A. Mongitore – Bullae, privilegia et instrumenta Panormitanae Ecclesiae – Palermo 1734
R. La Duca – La città perduta IV serie – Edizioni e Ristampe Siciliane – Palermo 1978
M. Guiotto – “La chiesa di S. Michele in territorio di Altavilla Milicia” – in Atti del VII Congresso Nazionale di Storia dell’Architettura, a cura del Comitato presso la Soprintendenza ai Monumenti – Palermo 1956
Wikipedia.org – Chiesa di Santa Maria di Campogrosso
Molto interessante Grazie