Tra Porta Nuova e il palazzo Arcivescovile, è finalmente tornato visibile il prospetto del palazzo Ex Ministeri Borbonici. I lavori continuano all’interno, fino a quando il Palazzo verrà restituito alla cittadinanza come sede della biblioteca ed emeroteca intitolata a “Piersanti Mattarella”, che ospiterà il patrimonio bibliografico e documentale dell’Assemblea regionale siciliana.
Al suo interno, piccolo capolavoro di progettazione e architettura, sarà finalmente visibile anche la famosa scala di Carlo Giachery.
La storia del palazzo Ex Ministeri
Situato a ridosso del Quartiere Militare di san Giacomo, roccaforte del dominio spagnolo, il Palazzo ex Ministeri era strettamente connesso con l’Ospedale di San Giacomo, oggi occupato dalla caserma dei Carabinieri insieme a quasi tutto l’antico quartiere militare.
L’edificio risale ai primi anni del 1600 come residenza del Presidente del Real patrimonio, tal Mario Cannizzaro, ma il 3 luglio 1735, quando Carlo III fu incoronato sovrano nella cattedrale di Palermo, il palazzo viene citato come residenza nobiliare di Don Antonino Agliata dei Baroni di Solanto, uno dei giudici della Gran Corte criminale.
Alla fine del XVIII secolo, il Villabianca ci riferisce che il palazzo era passato ad Antonio Giuseppe Reggio principe della Catena assumendo la denominazione di “Palazzo del Principe della Catena” dal proprietario, originario di Aci Catena ma possidente di diversi feudi anche nel palermitano.
Dall’inizio dell’Ottocento il palazzo divenne “una struttura “istituzionale”, assecondando i mutamenti politici che visse la Sicilia da quel momento fino ai giorni nostri.
Nel 1811, fu acquistato dal governo Borbonico e destinato a sede del Luogotenente Generale del Regno, della Real Segreteria e dei Ministeri di Stato per la Sicilia, da cui il nome odierno di “palazzo Ex Ministeri“.”
Dopo l’unità d’Italia nel 1860, l’edificio ospitò gli uffici della Reggia prefettura del nuovo governo, con l’alloggio per il Prefetto, mentre nell’ultimo piano dell’ex ospedale di San Giacomo venne sistemata la Deputazione Provinciale. Così fino al 1925, quando gli uffici Provinciali vennero trasferiti in via Maqueda nel palazzo Comitini, l’ex ospedale di san Giacomo restituito al Quartiere militare, e il Palazzo ex Ministeri cambiò più volte destinazione d’uso: Provveditorato degli Studi, sede di Palermo del O.N.M.I., l’ente parastatale per all’assistenza sociale della maternità e dell’infanzia, sede dell’Opera nazionale Balilla, alloggio del Questore e del Provveditore.
Nel gennaio del 1968, il terremoto danneggiò pesantemente il Palazzo dei Ministeri costringendo al trasferimento il Provveditorato agli Studi e rimanendo in stato di pericoloso abbandono per circa vent’anni, quando nel 1986 è stato acquistato dall’Assemblea regionale che ha avviato un difficile lavoro di messa in sicurezza e restauro di cui abbiamo visto i primi frutti con la restituzione del prospetto in corso Vittorio Emanuele.
La scala di Carlo Giachery nel palazzo ex Ministeri
Era il 1850 quando l’architetto Carlo Giachery venne incaricato di ingrandire il palazzo dei Ministeri Borbonici. L’edificio doveva essere ristrutturato e il prospetto rifatto secondo criteri più moderni. Nel giro di tre anni i lavori vennero completati, e il complesso venne arricchito con una grande scala elicoidale progettata e realizzata in pietra da taglio, il che la rende una sorta di capolavoro di ideazione e realizzazione.
La scala, costruita a sbalzo, si articola in una spirale all’interno di un alto tamburo sormontato da una cupola sferica chiusa con un occhio circolare coperto da un lucernario in ferro e vetro.
Le pietre che compongono i gradini sono tagliati in spicchi concavi che convergono verso l’alto raccordando i due piani. Anche le pareti del tamburo sono realizzate in conci di pietra, così come gli elementi strutturali.
Nel bordo interno dell’occhio del tamburo si riconosce una decorazione d’intaglio a palmette che forse doveva ripetersi nella modanatura della cornice terminale, benché non sia mai stata realizzata. Cosicché quasi nulla è concesso a motivi decorativi e la bellezza della struttura risiede propriamente nell’originalità della realizzazione pur nella sua semplicità.
Fa eccezione la “spirale a riccio di violino” dove si raccorda il corrimano e la ringhiera in ferro della scala. Nell’insieme sono accennati elementi naturalistici che in qualche modo anticipano il nuovo ideale artistico abbracciato più tardi dai Basile.
In corrispondenza del pianerottolo del primo piano, un riquadro rettangolare riporta il nome di Carlo Giachery e l’anno di realizzazione dell’opera: 1852.
La scala, di per sé, aveva una funzione accessoria, doveva in pratica collegare il pianterreno del palazzo dei Ministeri con l’ultima elevazione dell’attiguo ex ospedale di San Giacomo aggregato al palazzo. Così, quando dopo il 1925 i due edifici vennero separati, la scala perse la sua funzione originaria e, ormai inutilizzata, divenne un ripostiglio di inutili cianfrusaglie!
Con la ristrutturazione e la riapertura del Palazzo, anche l’opera del Giachery acquisterà un nuovo valore, per lo meno come opera artistica.
Saverio Schirò
Fonti
- Rosario La Duca, La città passeggiata, Taccuino palermitano, vol. 3, L’Epos Palermo 2003
- Gianni Pirrone, Palermo una capitale, Dal Settecento al Liberty, Electa Milano 1998
- Ars, Assemblea regionale della Sicilia, palazzo ex Ministeri