Il nome “Costanza”, molto diffuso nel Medioevo per il suo significato, inteso in senso cristiano di “fermo nella fede”, fu attribuito a numerose principesse e regine.
Strettamente legate all’imperatore Federico II, ricordiamo quattro “Costanza” di cui tre furono sovrane di Sicilia: la madre, Costanza d’Altavilla; la moglie, Costanza d’Aragona; la nipote Costanza II di Sicilia; inoltre una figlia di Federico, Costanza di Staufen (anche Anna di Sicilia), fu imperatrice di Nicea.
Non solo il nome, ma anche altre caratteristiche accomunano tutte e tre le regine: spiccato acume politico, autorevolezza, capacità di prendere le decisioni più audaci unita a un forte rigore morale. Tutte e tre, combattute tra le incombenze di governo e quelle della maternità, hanno conosciuto il dolore di doversi separare dai figli in tenera età. Hanno tutte conosciuto tanto i lussi di brillanti corti quanto i rigori della vita monacale. E last but not least: celebrate con sperticati elogi da panegiristi cortigiani, furono anche sospettate dalle peggiori nefandezze dagli oppositori.
Costanza d’Altavilla, la “Gran Costanza”
Come visse il Natale del 1194 Costanza d’Altavilla, imperatrice del Sacro Romano Impero?
Mentre suo marito, l’imperatore Enrico VI, si faceva incoronare re di Sicilia nella cattedrale di Palermo, lei era rimasta bloccata nelle Marche, a Jesi, dove l’indomani, il 26 dicembre, avrebbe partorito il suo primo e unico figlio: Federico II.
La gravidanza inattesa della consorte, sopraggiunta dopo otto anni di matrimonio, rappresentava un evento fortunato per Enrico, che, spavaldamente, poté ricevere la corona di Sicilia “per diritto d’impero”, ignorando il “diritto ereditario” della moglie.
Costanza, invece, avrà probabilmente vissuto quella giornata con sentimenti ambigui: a turbare la gioia della maternità ci sarà stata la delusione di non poter occupare il posto che le toccava di diritto nella sua amata Palermo.
All’età di quarant’anni, questa gravidanza rappresentava certamente la sua ultima chance di avere un erede. Probabilmente, dopo lo scotto di qualche precedente speranza delusa, avrà scelto, per prudenza, di fermarsi per alcuni mesi (forse in un monastero nei dintorni di Milano), prima di continuare il lento viaggio verso il Sud. I rigori dell’inverno e il timore di un parto prematuro, la spingeranno a fermarsi a Jesi, una piccola e orgogliosa “repubblica” (res pubblica) ben fortificata, che già conosceva per averci soggiornato anni prima, in compagnia del marito.
Appena ripresa dal faticoso parto, dovette urgentemente rimettersi in viaggio, dopo aver affidato il delicato neonato alla sua cara amica, la duchessa di Spoleto, già esperta madre di cinque figli: a Bari, durante la “dieta” di Pasqua, l’imperatore, richiamato d’urgenza in Germania, le avrebbe affidato il governo della Sicilia.
L’amministrazione di Costanza fu tutt’altro che facile. I siciliani erano in subbuglio: in pochi mesi Enrico e i suoi tedeschi si erano resi odiosi, sequestrando i feudi e deportando in Germania i maggiori esponenti del Regnum. Ormai imperversavano i conflitti tra le vari componenti del popolo; alla pace che Ruggero aveva instaurato tra latini, greci, saraceni, ebrei, erano seguiti dissensi e odio. In questa situazione erano inevitabili complotti e congiure. Inoltre, la capacità di azione di Costanza era limitata dai consiglieri che l’imperatore le aveva imposto: in particolare l’infido Markward von Annweiler, l’anima dannata di Enrico, non mancava di suscitare dubbi e calunnie sull’operato della regina.
Dopo la morte improvvisa del marito, nel 1197, Costanza agì con rara determinazione: cacciò immediatamente il suo nemico, il siniscalco Markward, e promulgò un decreto di espulsione dei tedeschi. Simultaneamente, fece portare in Sicilia suo figlio e ottenne dal Papa l’autorizzazione a fare incoronare re di Sicilia il bambino di quattro anni, rinunciando ai diritti d’impero, dopodiché, gravemente ammalata, designò il Pontefice quale tutore del giovane re.
Costanza morì il 27 novembre 1198. Venne seppellita nella cattedrale di Palermo in un sontuoso sarcofago di porfido rosso.
Costanza fu a tutti gli effetti “regina” e non solo, come si legge spesso, “reggente” a nome del figlio. La sua intitolazione in tutti gli atti era “Costantia Dei gratia Romanorum Imperatrix et regina Sicilie semper augusta”, e in una lettera al Papa rivendicò chiaramente il suo diritto alla successione del padre Ruggero e dei suoi parenti normanni. Purtroppo il suo regno fu troppo breve per permetterle di realizzare i suoi obiettivi: ridare al Regnum un po’ della magnificenza e della pace di cui aveva goduto in precedenza.
Liliane Juillerat
Nella seconda puntata della Saga delle regine Costanza di Sicilia conosceremo la moglie di Federico II: Costanza d’Aragona: un matrimonio che andò oltre il matrimonio di stato
Nella terza puntata sarà raccontata la storia di Costanza: la regina beatificata dalla chiesa
Nota
La prima parte di questa saga è stata l’oggetto del mio libro “Costanza d’Altavilla Così volle il fato”. Ho rinunciato a continuare dopo essermi accorta che altre autrici avevano recentemente pubblicato la storia delle altre regine: “Costanza Sicanie Regina” di Sonia Morganti; “Costanza di Svevia: il ritorno da regina” di Chiara Curione. Il mio prossimo libro (se Dio vuole) sarà invece dedicato alla nonna di Costanza d’Altavilla, la Gran Contessa Adelasia, madre di Ruggero II.