Quando, nel 1282, Costanza, figlia di Manfredi di Sicilia, sbarcò in pompa magna a Trapani, venne accolta dal popolo esultante. Era passato appena un anno dal sanguinoso evento del Vespro e i nobili siciliani avevano offerto la corona di Sicilia al re d’Aragona, Pietro, consorte di Costanza, l’ultima erede della dinastia svevo-normanna.
Dopo la battaglia di Benevento, con lo scempio del corpo di re Manfredi, e l’orribile esecuzione del giovane Corradino, la coppia reale aragonese aveva preparato di lunga mano il suo accesso al trono di Sicilia, appoggiandosi sui vassalli siciliani rimasti loro fedeli e sui numerosi profughi presenti presso la loro corte. Quando, il lunedì di Pasqua del 1281, un soldato francese ebbe la mano un po’ troppo audace nel perquisire una giovane donna, suscitando una feroce reazione dei siciliani, scoccò la scintilla che fece scoppiare un moto in realtà già ben architettato.
Il re d’Aragona era pronto ad intervenire e in poco tempo completò la conquista dell’isola: da quel momento il Regnum sarebbe stato spaccato in due: regno di Sicilia e regno di Napoli. Pietro, scomunicato dal Papa, dovette ritornare immediatamente in Spagna per fronteggiare una coalizione ostile, sostenuta dalla Francia e dalla Curia romana, per cui lasciò a Costanza l’impegnativo compito di governare la Sicilia. La regina non avrebbe più rivisto l’amato marito, morto l’anno successivo, e neppure i due figli rimasti in Spagna.
Intanto le pesava un gravoso impegno: la Sicilia continuava ad essere scossa da sommosse e tradimenti. Gli Angioini tramavano e riuscivano a corrompere numerosi notabili siciliani, con promesse di feudi e ricchi doni, mentre la regina era spesso a corto di denaro per pagare le sue truppe. Non era facile scoprire i “doppiogiochisti” e Costanza doveva agire con la massima cautela, alternando severità e mansuetudine. La sua più feroce nemica, Macalda di Scaletta, era una donna infida, di bassa estrazione sociale, che, grazie a due matrimoni prestigiosi, era riuscita a diventare la donna più ricca e potente dell’isola.
Un altro grande dispiacere aspettava Costanza: dopo la morte del primogenito, erede d’Aragona, la rivalità che scoppiò tra il secondogenito Giacomo e il giovane fratello Federico, che si contesero il regno di Sicilia, fu causa di una nuova guerra. Amareggiata, la regina tornò in Spagna e si ritirò in un convento di clausura, dove morì dopo pochi anni.
Questa donna, che da giovane amava tanto i vestiti di lusso, i gioielli, gli oggetti d’arte, e, cresciuta alla brillante corte di Manfredi, apprezzava i poeti e i menestrelli, indossò l’umile saio delle clarisse e lasciò i suoi averi per la costruzione di due ospedali destinati ai poveri.
Morì il Venerdì Santo del 1300 e venne dichiarata “beata” dalla Chiesa.
Liliane Juillerat
Questa era la terza parte della Saga delle Regine Costanza di Sicilia
Puoi leggere la prima parte riguardante la storia della Gran Costanza d’Altavilla, madre di Federico II
La seconda racconta della moglie di Federico II, Costanza d’Aragona: un matrimonio che andò oltre il matrimonio di stato