Quando la batteria all’interno del dispositivo impiantato raggiunge un certo grado di carica, allora è il momento di procedere alla sostituzione pacemaker o defibrillatore. Una procedura piuttosto semplice ma tuttavia indispensabile per continuare a mantenere sotto controllo il ritmo del cuore.
A cosa servono il pacemaker e il defibrillatore ?
I pacemaker (PM) e i defibrillatori (ICD) sono piccoli dispositivi, che una volta impiantati sottopelle e collegati al cuore tramite piccoli elettrocateteri, sono capaci di generare impulsi elettrici tramite un piccolo computer installato al suo interno, alimentato da una batteria al litio. (→L’impianto di pacemaker). Questi dispositivi tengono costantemente sotto controllo il ritmo cardiaco e, in base alla programmazione effettuata dal medico, rilasciano energia elettrica per stimolare il cuore quando il ritmo rallenta troppo (il PM) o erogano una terapia ad alta energia (shock) se viene riconosciuta una tachicardia pericolosa (l’ICD). Una volta impiantati, i dispositivi possono essere interrogati e programmati dall’esterno tramite un computer che si chiama programmatore, appoggiando una bacchetta sulla pelle (→Controllo pacemaker e defibrillatori).
Ad ogni controllo si verificano una serie di dati del dispositivo: il corretto funzionamento, eventuali episodi aritmici anche brevi che non hanno generato l’intervento del defibrillatore e soprattutto lo stato di carica della batteria. Quando questa raggiunge il livello di carica definito ERI o ERT, cioè il tempo in cui è il momento di organizzare la sostituzione, il dispositivo va cambiato al più presto (normalmente le aziende produttrici garantiscono un perfetto funzionamento per almeno altri tre mesi).
Quanto dura la batteria di un pacemaker o di un defibrillatore?
La durata della batteria dal momento dell’impianto è indicativa perché dipende da numerosi fattori imprevedibili, come il tipo di programmazione che può variare nel corso degli anni, la percentuale di interventi e l’eventuale numero di shock erogati. Indicativamente la carica di un pacemaker dura dagli 8 ai 12 anni o più; di un defibrillatore dai 7 ai 10 anni o più.
Quali segni o sintomi indicano che la batteria si sta scaricando?
La scarica della batteria avviene piuttosto lentamente, secondo una curva di scarico prevedibile. La maggior parte dei pacemaker usa batterie litio-iodio il cui utilizzo ha contribuito a un significativo progresso nella tecnologia dei pacemaker. Nei pacemaker il circuito elettronico e la batteria sono ermeticamente sigillati separatamente e poi entrambi sigillati in una cassa di acciaio inox o titanio medicale, riducendo di molto l’ingombro del dispositivo. Per questo motivo, la batteria non può essere ricaricata esternamente, ma tutto il dispositivo va sostituito. Tuttavia, questo tipo di batteria soddisfa le caratteristiche ideali per densità di energia, elevata longevità e soprattutto energia di riserva sufficiente tra i primi segni di esaurimento e il completo esaurimento, che consenta una sostituzione sicura.
Durante tutto il periodo di carica il funzionamento del dispositivo rimane sempre invariato per cui il paziente non avvertirà alcuna anomalia e nessun sintomo. Solo il controllo del dispositivo da parte dell’operatore sanitario potrà rilevare la durata residua stimata ed organizzare per tempo la sostituzione del pacemaker o del defibrillatore.
Solamente in caso di scarico precoce imprevedibile (evento piuttosto raro), il defibrillatore potrebbe segnalare lo stato della batteria tramite un allarme sonoro (→ Allarmi nei defibrillatori), mentre il pacemaker si disporrebbe in una condizione di funzionamento di sicurezza.
Normalmente, invece la sostituzione viene a pianificata con largo anticipo. I cateteri non vengono sostituiti per cui l’intervento si effettuerà in un solo giorno di ricovero in Day Hospital, in realtà poche ore.
Le modalità burocratiche cambiano da ospedale a ospedale e di norma prevedono un prericovero per eseguire alcuni semplici esami o direttamente un solo ricovero.
Come si esegue la sostituzione pacemaker o defibrillatore
Si tratta di un intervento piuttosto semplice eseguito in una saletta operatoria dedicata dal cardiologo interventista. In anestesia locale, si incide la zona in cui è posizionato il pacemaker o il defibrillatore. Il dispositivo viene estratto dalla tasca, gli elettrocateteri scollegati e ricollegati al nuovo generatore che viene successivamente “intascato”. Una doppia sutura chiude la ferita ed una medicazione sterile completa la procedura.
Nelle persone che sono pacemaker-dipendenti, cioè senza pacemaker non presentano un battito spontaneo, in alcuni Centri, per sicurezza, viene impiantato un pacemaker temporaneo attraverso un elettrocatetere esterno introdotto da una vena dell’inguine. In questo caso, la permanenza in ospedale dura qualche ora in più.
Molto raramente, soprattutto nel caso di patologie particolari, la sostituzione viene eseguita in regime di ricovero specie se, come nel caso di bambini, occorre operare in anestesia totale.
L’impianto viene poi controllato e programmato a seconda dei bisogni del paziente. Dopo poche ore di osservazione, se tutto va bene, il paziente viene dimesso. Tornerà a rimuovere i punti di sutura. Se i punti sono del tipo riassorbibile e non si verificano problemi alla ferita, come sanguinamenti eccessivi o ematomi o segni di infezione, la medicazione può essere rimossa autonomamente dopo circa 15 giorni dalla sostituzione.
Leggere dolenzie o piccoli ematomi sono del tutto normali.
Durante questo periodo non si deve assolutamente bagnare la ferita e neppure sottoporre la spalla a sforzi eccessivi. Una volta chiusa la ferita, non esistono ulteriori limitazioni a cui sottoporsi.
Saverio Schirò
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Pacemaker e defibrillatori: le domande più frequenti
L’impianto di pacemaker
guardi Dottore mio Padre ha fatto una T.A.V.I. nel 2019 e il Chirurgo ha deciso di abassarlo a 50 bpm di default la saturazione è ottima (96%)
mi ero dimenticato di dire che è monocamerale
Grazie mille attendevo la sua risposta
Molto cordiale e professionale
Nel Luglio 2015 hanno messo un pacemaker St Jude Microny 2525t, (che penso partono con una carica a 2.8V montano batterie al litio leggendo foglio istruttivo)a ottobre 2020 scorso era a 2,78
mi chiedevo se dev’essere già in sostituzione o manca poco oppure il consumo è molto lento
so che esistono 3 fasi: BOL,ERI e EOL ho provato ad approfondire
abbiamo saltato un controllo per via del covid e problemi di spostamento
Cordialità
Buongiorno Alessandro.
Il pacemaker Microny della St Jude, entra in ERI, cioè nel periodo di sostituzione elettiva, quando la carica è intorno ai 2,5 V, per cui potete stare tranquilli sulla carica del pacemaker di papà. Di solito, la durata media di questi pacemaker è intorno ai 10 anni a patto che non abbiano un consumo eccessivo per soglia elevata, ma non mi sembra questo il caso.