Strano a dirsi, ma per diversi secoli la Terra di Baida fu considerata un farmaco miracoloso, addirittura presente nelle farmacopee ufficiali e venduto in tutta Europa per le sue proprietà curative.
Ma di cosa si trattava?
Era una polvere biancastra estratta triturando le rocce dolomitiche che abbondano nelle zone di Baida e di Monte Cuccio, nella parte ovest di Palermo. Il candore delle pietre di quest’area aveva già colpito gli arabi che per primi la colonizzarono, chiamandola appunto Al Bayda, ovvero la Bianca.
Il minerale che compone queste rocce è particolarmente ricco di carbonato di magnesio, un composto naturale tutt’ora utilizzato come digestivo e, in dosi maggiori, come lassativo.
Scoperte le proprietà di tale polvere (forse anche grazie all’ausilio dei frati che da secoli abitavano questa zona e probabilmente conoscevano il segreto per produrla), nel XVII secolo un tale Vincenzo Albamonte decise di farne un vero e proprio business, fabbricandone in quantità massicce per poi venderla in tutta la Sicilia e non solo.
Ad aumentare l’appetibilità di tale prodotto fu una vera e propria operazione di marketing ante-litteram. La Terra di Baida fu commercializzata con i nomi più altisonanti, come Panacea, Elixir Vitae, Polvere Cattolica o Polvere Magistrale, e con la promessa che tale medicamento avrebbe curato ogni male miracolosamente.
Con il passare degli anni tali miracolose proprietà furono drasticamente ridimensionate, tuttavia se ne riconobbe l’efficacia come lassativo, antiacido, diuretico e persino lenitivo per le piaghe, tanto da essere inserito ufficialmente nella lista dei farmaci conosciuti, appunto con il nome di Terra di Baida.
Inizialmente i palermitani la usarono come rimedio naturale per ogni malanno, un po’ come la medicina popolare utilizza oggi il bicarbonato. Addirittura chi accusava malesseri legati all’apparato digerente, era solito recarsi in pellegrinaggio a Baida. Qui in un clima misto tra religione e pseudoscienza, il malato sperava di guarire abbeverandosi alle sorgenti che sgorgavano nei pressi della chiesa, perché ritenute ricche di proprietà medicamentose e, in qualche modo, sacre.
Con l’avanzare del progresso in ambito chimico e farmaceutico, la ex polvere miracolosa cadde definitivamente in disuso e con essa anche il procedimento per prepararla andò perduto.
Tutto quello che sappiamo è che la roccia, una volta triturata finemente, doveva essere liberata da tutte le impurità, sali vari, tracce di zolfo e eventuali sostanze acide. In questo modo la polvere di Baida veniva purificata, lasciando solo gli elementi alcalini che portavano i tanto decantati benefici (che oggi sappiamo essere perlopiù antiacidi e lassativi).
Probabilmente non conosceremo più le reali caratteristiche di questo antico farmaco, apprezzato dai medici e dai pazienti dell’epoca, quindi non ci resta che apprezzarne la storia.
Una storia davvero interessante che dimostra ancora una volta il sottile limite tra creduloneria e scienza. Se la gente ci crede, i rimedi popolari a volte funzionano per davvero!