Come sappiamo, Palermo è ricchissima di tradizioni legate ai vari periodi dell’anno. Alcune di esse sono ancora vive e molto sentite, almeno da una parte della popolazione, altre invece affondano le loro radici in un passato sempre più difficile da ricordare.
Oggi parliamo di una tradizione legata al periodo della Pasqua, che un tempo era diffusa in moltissime chiese in tutta la Sicilia, ma che oggi sopravvive solo in pochissime realtà, tra cui la nostra chiesa di San Domenico. Si tratta della “Calata ra tila”.
Cosa è la Calata ra tila
La cosiddetta “tila” è un grande telone di colore bruno, in genere fatto di fibre di canapa, sulla quale è rappresentata la scena della deposizione di Cristo dalla Croce, che nel periodo quaresimale viene collocata verticalmente davanti all’altare maggiore delle chiese, nascondendo di solito l’intera zona dell’abside.
Dietro di essa viene allestita una scena gloriosa che ha come protagonista la statua del Cristo Risorto, che viene scenograficamente rivelata la notte di Pasqua, lasciando cadere di colpo la tela e illuminando all’improvviso tutta la chiesa al suono festoso delle campane.
Questo magnifica manifestazione, ha avuto origine in epoca barocca, periodo nel quale si ricercava la spettacolarizzazione delle celebrazioni religiose (il cosiddetto Teatro liturgico barocco).
Nel corso degli anni l’orario in cui avveniva la “Calata” è cambiato, in base al momento esatto in cui viene celebrata la resurrezione. Fino a qualche secolo fa avveniva a mezzogiorno del Sabato Santo, mentre oggi, come sappiamo, è stata spostata in avanti di 12 ore.
La tradizione è rimasta viva fino ai primi del ‘900, quando ha iniziato a diventare un evento di natura più folkloristica che religiosa, fino ad essere abbandonato quasi ovunque
Come detto ogni parrocchia aveva la sua tela. In base alla ricchezza e all’importanza della chiesa, le scene raffigurate erano opera di importanti artisti o di piccoli artigiani. Purtroppo, insieme alla tradizione, anche molte delle tele si sono perse nel tempo, rinchiuse in qualche ripostiglio delle sacrestie o finite chissà dove.
La Calata ra Tila di San Domenico a Palermo
Come detto, nella chiesa di San Domenico l’antica tradizione della Calata ra tila sopravvive ancora oggi ed è uno degli eventi più attesi dell’anno.
Date le notevoli dimensioni dell’edificio, la tela di San Domenico è una delle più grandi mai realizzate. Si tratta di un enorme telone in canapa alto 30 metri e largo quanto l’intera zona dell’abside.
Su di esso è rappresentata la figura del Cristo deposto in braccio a Maria Vergine, circondato dalle figure dei frati e delle monache dell’Ordine dei Domenicani.
La notte di Pasqua sono moltissimi i fedeli che accorrono per assistere allo spettacolo, il momento in cui il religioso silenzio viene rotto dal suono dell’organo che preannuncia la calata della tela, che all’improvviso cade rivelando la Resurrezione tra luci, canti ed applausi.
Curiosità
Secondo quanto raccontato dal Pitrè, la Calata ra tila era per molti fedeli l’evento più atteso dell’anno, una scena assolutamente da non perdere. A tal proposito alcuni perfidi buontemponi si posizionavano dietro alle spalle di amici e parenti per tappargli gli occhi con le mani nel momento clou, rovinandogli di fatto il tanto agognato momento.
Un’altra curiosità riguarda invece i moti garibaldini del maggio 1860. Durante i combattimenti contro l’esercito borbonico, per evitare le comunicazioni visive tra il Palazzo Reale ed il Castello a Mare, principali roccaforti delle truppe regie, gli insorti palermitani decisero di ricorrere ad uno stratagemma. Tirarono fuori la grande tela dalla chiesa di San Giuseppe dei Teatini e la collocarono lungo il Cassaro, all’altezza dei Quattro Canti.
Per quanto apparentemente geniale, l’idea non si rivelò molto utile, perché a causa del dislivello tra i due edifici, le comunicazioni ottiche mediante telegrafi ad aste non potevano essere ostacolate in quel modo.
Fonti e foto:
R. La Duca – Cercare Palermo
domenicani-palermo.it