La (vera) storia delle Teste di Moro

Tra le ceramiche siciliane, le teste moresche sono quelle che nascondono la storia più antica e macabra, la leggenda di due amanti finita nel sangue.

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Le cosiddette Teste di Moro sono uno dei pezzi più popolari tra le ceramiche Siciliane. Dalle origini antichissime, questi caratteristici vasi raffigurano tipicamente la forma di due teste, una maschile e una femminile.

Scopriamo le loro origini.

Una storia di sangue… e basilico.


La Sicilia è famosa per le sue ceramiche, disegnate nel classico stile Maiolica smaltata con delicati motivi barocchi. Uno dei pezzi più caratteristici della ceramica siciliana e quelli che stimolano maggiormente l’interesse dei visitatori sono le teste moresche, che consistono in coppie di vasi, tazze o giare che raffigurano una donna dalla pelle chiara e un uomo dai tratti distintamente nordafricani. La maggior parte dei turisti rimane perplesso di fronte a questa coppia stravagante, che è la caratteristica orgogliosa di molti balconi e giardini squisitamente curati in tutta l’isola.

Dietro questo duo c’è un intrigante mix di mitologia e storia siciliana. La loro è una storia d’amore simile a quella di Romeo e Giulietta o di Tristano e Isotta, con una miscela sorprendentemente macabra di violenza e follia. Tutte le versioni di questa vicenda ci riportano al medioevo siciliano,

La prima versione della leggenda che ha dato origine alle teste di ceramica, viene da Palermo e racconta di un mercante saraceno che si innamorò di una bella ragazza siciliana. Insieme iniziarono un’appassionata storia d’amore, finché la ragazza non scoprì che il suo amante aveva una moglie e dei figli che lo aspettavano nella sua patria. In un impeto di gelosia e rabbia lo uccise nel sonno, tagliandogli la testa, in modo che il suo amante restasse con lei per sempre. La ragazza poi usò la testa come vaso per far crescere una bella pianta di basilico. I passanti, vedendo la sua pianta fiorente, vollero ricreare loro stessi i vasi di argilla colorata a forma di testa, nel tentativo di ricreare la fertilità generosa. Leggi qui tutta la storia.

Le Teste di Moro secondo Boccaccio

Teste di moro
Hunt, William Holman — Lisabetta e il vaso di basilico – 1867

Una seconda versione della macabra leggenda delle teste di moro, è quella raccontata da Boccaccio nelle novelle del suo Decamerone. Il Boccaccio ambienta la storia direttamente a Messina, dove la protagonista principale è Lisabetta una ragazza nobile orfana che è gelosamente custodita dai suoi tre fratelli, arricchitisi ereditando le attività del padre defunto.

Lisabetta si innamora di Lorenzo, un ragazzo pisano che lavorava per la famiglia della ragazza. La storia d’amore va avanti in segreto fino a quando i tre fratelli la scoprono mentre esce per incontrare il suo amante e decidono così di mettere fine alla relazione per non infangare il buon nome della famiglia.
Con la scusa di un affare da condurre fuori città, i fratelli conducono Lorenzo nelle campagne messinesi e lo uccidono, nascondendo il suo corpo in una fossa poco profonda. Al loro ritorno a casa, dicono alla sorella che Lorenzo è semplicemente partito per affari.

Ma dopo una lunga assenza, Lisabetta inizia a preoccuparsi per la mancanza di sue notizie, soprattutto dopo una partenza improvvisa. Una notte, Lorenzo le appare in sogno dicendole che è stato ucciso dai suoi fratelli e descrivendo il luogo dove il suo corpo è sepolto.

Decisa a trovarlo, ottiene dai fratelli il permesso di fare una gita in campagna con la sua serva. Trovato il corpo di Lorenzo e non potendo dare al suo amante la sepoltura che merita, impazzita dal dolore gli taglia la testa per portarla a casa con sé. Giunta nella sua stanza, nasconde la testa in un vaso e ci pianta del basilico. La pianta fiorisce, innaffiata dalle lacrime di disperazione della giovane.

Vedendo lo strano comportamento di Lisabetta, i suoi fratelli scoprono la testa di Lorenzo e temendo che rappresenti una prova del loro crimine, se ne sbarazzano, abbandonano Messina e fuggono a Napoli lasciandosi dietro una sconvolta Isabella che alla fine muore di crepacuore.

Secondo molti, sarebbe stata proprio la versione di Boccaccio, ricalcante una più antica leggenda siciliana, a segnare le vere origini delle Teste di Moro, i due sfortunati amanti che oggi si rincontrano, seppur figurativamente, nelle soleggiate terrazze di tutta la Sicilia.

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Un gruppo di persone accomunate dalla passione per la Sicilia, ma sopratutto per Palermo, con la sua storia millenaria, la sua cultura unica e le sue molte, moltissime sfaccettature.

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