Tra le antiche porte della città di Palermo che si affacciavano in prossimità del mare, cinque si aprivano nel perimetro della Cala, allora porto storico della città: Porta della Dogana, Porta della Pescaria, Porta del Carbone o della Legna, Porta della Calcina e Porta Piedigrotta. Tutte abbattute nel corso dei secoli, ma una di esse è tornata causalmente alla luce e nel 2020 è stata restaurata e riconsegnata alla cittadinanza.
Se siete appassionati di storia e di architettura, vi consiglio di fare una passeggiata lungo il perimetro della Cala, con l’immaginazione fare un salto indietro nel tempo e scoprire questo pezzo poco conosciuto della storia di Palermo.
La storia della Porta della Calcina

La Porta della Calcina o Porta di mare, come doveva essere normalmente nominata, è una storica porta di Palermo, costruita nel XVI secolo e abbandonata nel 1684. È documentata per la prima volta nel 1590 dallo storico Tommaso Fazello, ma non era ancora esistente nel 1560, dunque possiamo collocare la sua costruzione tra il 1560 e il 1590.
Il suo nome popolare deriva dal fatto che nei pressi di essa, probabilmente si vendeva la calce proveniente dalle cave dei monti palermitani, utilizzata per le attività edilizie. La porta aveva una funzione utilitaristica e non decorativa, come del resto anche altre porte della Cala. Consisteva in un semplice fornice con arco a tutto sesto, alto 16 palmi e largo 13 ( poco più di 4 metri per 3). Sotto il suo vano passavano le merci che sbarcavano dalla Cala e si dirigevano verso il centro della città.
L’ultima notizia del suo utilizzo risale al 4 maggio del 1684, quando attraverso la porta uscì la statua in bronzo raffigurante Carlo II a cavallo, realizzata nella fonderia del Real Patrimonio, per essere trasferita a Messina (statua non più esistente dal 1884 quando venne distrutta durante i moti popolari).
Da quel momento le vicende di Porta della Calcina sono quelle riferite dal Villabianca nel XVIII secolo. A quell’epoca il varco era stato già murato e ne rimaneva visibile solo la parte esterna del prospetto. L’interno era stato ceduto ad un medico che ne aveva ricavato la propria abitazione aggregando altri corpi di fabbrica adiacenti.
Passata di mano in mano, il complesso andò via via degradando, fino a quando della Porta non rimase più niente, inglobata nelle costruzioni e così irriconoscibile che il La Duca può riferire nel 1973 che “della porta della Calcina, così come delle altre quattro della Cala, non rimane oggi alcun resto”.
E invece…
La scoperta e il restauro della Porta della Calcina

La Porta della Calcina rimase nascosta per secoli, inglobata nelle strutture murarie dei palazzi che si ergevano lungo la Cala, fu ritrovata casualmente nel 1994, durante i lavori di ristrutturazione della clinica Triolo-Zancla. I calcinacci che erano caduti avevano riportato alla luce lo scheletro di quello che era rimasto della porta: al suo interno due finestre ed una persiana con balcone a petto e in basso due porte malconce. Come immortalato dalla fotografia dei ragazzi del Liceo Cannizzaro.
Nel 2020 la porta fu finalmente riportata alla luce e restaurata grazie all’intervento dell’amministrazione della clinica, condiviso con la Soprintendenza ai Beni culturali e con l’ufficio Città storica del Comune. Oggi la porta è visibile da via Francesco Crispi e rappresenta una preziosa testimonianza del passato di Palermo.
Saverio Schirò
Fonti:
- R. La Duca, La città Perduta, Cronache palermitane di ieri e di oggi, III serie, Edizioni Ristampe siciliane, Palermo 1977
- Porta della Calcina, Wikipedia.org
- M. Pintagro, Palermo, restaurata la Porta della Calcina alla Cala, in repubblica.it
- Foto della Porta prima del restauro da liceocannizzaro.edu