Le fontanelle di Palermo tra ricordi, nostalgia e acque miracolose

Piccoli monumenti tanto amati dai palermitani e adesso passati nel dimenticatoio

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Quante sono le fontanelle di Palermo? Metaforicamente sembrano come i “Diavoli della Zisa”, quei diavoletti dipinti in una sala del Palazzo normanno che secondo la tradizione non si riesce a contarli. In effetti le Fontanelle di Palermo erano molte di più nel dopoguerra e sono diminuite nel corso degli anni fino quasi a sparire nell’immaginario dei cittadini. Eppure quanto sono state preziose e quanto apprezzate fino a quando hanno continuato a funzionare!

Per valorizzarle ne ripercorriamo la storia dalle loro origini fino al nuovissimo progetto che vuole ripristinarne l’uso e arricchire la città di altri esemplari.

Palermo “Città d’acqua”

Sembra strano definire Palermo come “Città d’acqua quando è ancora viva nella memoria di molti palermitani la cronica carenza della distribuzione idrica patita soprattutto negli anni ‘70 del secolo scorso. Tuttavia, sin da tempi remotissimi la città è cresciuta grazie alla facilità di approvvigionamento del prezioso liquido con i fiumi che la circondavano, Papireto, Kemonia e Oreto. E non solo: sorgenti naturali e pozzi sotterranei da sempre hanno approvvigionato i quartieri della città, tanto che nel 1672, il viaggiatore francese Albert Jouvin poteva scrivere che: “Le fontane sono così grandiose tanto che a Palermo non c’è piazza, né palazzo, nemmeno monastero, che non abbia grotte e fontane…”

Ovviamente si riferiva alle artistiche fontane monumentali che ancora abbelliscono la nostra città. 

Ma qui, a noi interessa parlare delle umili fontanelle dislocate nei quartieri e nelle borgate di Palermo, quelle che per tanto tempo hanno aiutato la popolazione a dissetarsi e ad avere a disposizione acqua potabile, specialmente quando l’acqua corrente non raggiungeva tutte le case. 

Chi si ricorda della fontanella di Valdesi che nel caldo estivo ci dissetava dopo il bagno nella spiaggia di Mondello? E della fontana di villa Bonanno? E dei turni delle domeniche mattina per lavare l’auto nelle fontanelle di periferia? O ancora, l’ingorgo che puntualmente si verificava alla Cala per via delle auto accostate in seconda e terza fila per approvvigionarsi dell’acqua ritenuta miracolosa di una di queste fontanelle?  

Storia delle fontanelle di Palermo

Per quanto possa sembrare strano, le fontanelle a Palermo così come ancora possiamo incontrarle in città hanno poco più di un secolo: il 1896 è la data da tenere a mente.

Per l’uso nelle case, come abbiamo raccontato nell’articolo sulle Torri d’Acqua, fino al 1885 l’acqua delle sorgenti veniva raccolta dentro vasche chiamate “ricettacoli magistrali” e arrivava nelle case, trasportata attraverso tubi in argilla “doccionati”,  tramite l’ingegnoso metodo delle torri piezometriche, anche note come torri d’acqua o “castella dividicula“.

La svolta per la distribuzione pubblica attraverso le fontanelle situate in città fu la costruzione dell’acquedotto di Scillato, voluto dal sindaco Giulio Benso, Duca della Verdura, e terminato nel 1896.
Prima esistevano numerose sorgenti e pozzi in città che fornivano acqua potabile ai cittadini attraverso fontane, come semplici rubinetti accostati alle pareti o più elaborati impianti monumentali: la fontana del Garraffello e quella del Garraffo ne sono un esempio. Tuttavia non sempre erano acque controllabili, tant’è che pare abbiano veicolato i batteri che hanno causato epidemie di colera alla fine dell’800 a Palermo.
Con l’abbondante approvvigionamento di acque salubri, che dalle Madonie raggiungevano i serbatoi di San Ciro, il Municipio di Palermo avviò il rifacimento del sistema di distribuzione delle fontane, eliminando quelle già in uso.

In tema di progettazione, ecco che nacque l’idea di collocare le fontanelle pubbliche anche come abbellimento per la città, così come era già avvenuto proprio in quegli anni a Parigi e in alcune importanti città italiane.

Le prime fontanelle pubbliche a Parigi, Milano e Roma

Le prime fontanelle pubbliche, realizzate con stampi in ghisa, vennero collocate a Parigi alla fine della guerra franco-prussiana (1870-1871) per fornire acqua potabile alla popolazione, dopo i danni che i bombardamenti avevano arrecato all’acquedotto. 

Negli stessi anni, sul modello di quelle francesi, furono collocate fontanelle pubbliche in altre città: quelle di Milano sono conosciute come “Vedovelle” per via del filo d’acqua continuo che sgorga dal rubinetto che nella fantasia popolare ricorderebbe le lacrime delle vedove. A Roma, invece, che sono le più numerose in assoluto, sono chiamate “Nasoni” per il cannello che ricorda un lungo naso.

Le prime Fontanelle di Palermo sono del 1886

fontanelle di Palermo modello Palermo
Fontanella di Palermo restaurata

Completata la rete idrica pubblica, a partire dal 1886 al 1919 furono collocate le prime fontanelle di Palermo. Una seconda tornata fu piazzata nel periodo fascista, raggiungendo l’elevato numero di 500 pezzi nel dopoguerra.

Poste su una base sollevata, erano tutte uguali: un corpo in ghisa cavo, decorato nel frontale dallo scudo municipale con l’aquila, e poi cartigli, nastri e festoni ed un cordoncino nei bordi; il rubinetto dei primi modelli era forma di getto, ed era fuso nella struttura; alla base, la data di fabbricazione in numeri romani.
Questo modello, unico nel suo genere, fu chiamato per l’appunto fontanella “tipo Palermo” e realizzato con il medesimo stampo dalle fonderie locali: l’Oretea dei Florio, la Di Maggio e la Fonderia Michele Guadagnolo.

Un modello più raffinato fu collocato in posti strategici ed eleganti della città: la più antica è custodita nell’area dell’impianto di potabilizzazione del Gabriele, ma ce ne sono anche all’interno del Giardino inglese e di villa Bonanno.

Queste fontane, anch’esse in ghisa, sono a doppia vasca. La struttura a forma quadrangolare, decorata con quattro pannelli ed con un cappello di chiusura. Nei pannelli sono riprodotti l’Aquila municipale e festoni, frutta, cornucopie e spighe. Le vasche laterali sono appoggiate su mensole a cartigli floreali. Alla base di ciascuna è incisa la data di fabbricazione.

Dal declino ad una nuova rinascita delle fontanelle di Palermo

fontanelle di Palermo in via volturno
Fontana di via Volturno di fronte la sede dell’AMAP

Durante la crisi idrica, a causa dell’uso abusivo di coloro che si allacciavano alle fontanelle, agli atti vandalici e alle ruberie di alcuni “cittadini” poco civili, questi piccoli monumenti sono lentamente caduti nel dimenticatoio. Se ne contavano almeno 300 fino agli anni ‘80 del secolo scorso, mentre oggi ne esistono soltanto 150 e non tutte sempre efficienti ed in buone condizioni. 

Tuttavia, da alcuni anni è stato avviato un progetto dell’AMAP di Palermo in collaborazione con il Comune per valorizzare le fontanelle superstiti e collocarne altre nei punti di maggiore frequentazione turistica. La prima è già in funzione in via Volturno, proprio di fronte alla sede principale dell’AMAP. Altre dovrebbero essere collocate via via.

Sono progettate come i modelli a due vasche, del tutto simili a quelle antiche, ma con un sistema di erogazione che prevede un rubinetto azionato da un pedale per evitare allacciamenti abusivi. Senz’altro una bella iniziativa che aspettiamo di vedere completata in tempi ragionevoli.

Saverio Schirò

Mappa delle fontanelle di Palermo

Visualizza a schermo intero

Fonti:

  • Le Fontanelle di Palermo in AMAP. SpA (con mappa delle fontanelle esistenti e analisi delle acque)
  • Peppino Ragonese, Brevi ragguagli sulle fontane in ghisa della Palermo di fine ‘800 in La memoria dei nostri beni comuni: fontanelle pubbliche ed accesso all’acqua potabile, Palermo, 2019
  • Marco Rosario Nobile, Fontane e acquedotti nella Sicilia tra XV e XVII secolo
  • Maria Di Piazza, Palermo, Città d’Acqua, Aspetti Storici e Naturalistici dell’Acquedotto, AMAP S.p.A., Palermo 2008

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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