Sapete quante sono le vie di Palermo? E quante di queste sono dedicate alle donne? Pare che fino al 1800 nel centro storico, nessun toponimo fosse dedicato ad una donna, a meno che non si trattasse di una santa o un titolo della Madonna!
La storia, la politica, persino la religione sono state sempre di stampo maschiliste, relegando le donne a ruoli di comprimariato all’ombra delle figure predominanti degli uomini. Storicamente, solo le dee, le sante e alcune regine hanno avuto l’onore di essere ricordate da una targa sopra una strada, mentre masse di donne silenziose e operose che hanno contribuito a fare la storia, sono state ignorate o semplicemente dimenticate.
Qualcosa è cambiato negli ultimi decenni, ma ancora il divario è notevole.
Riuscite a ricordare il nome di dieci vie di Palermo dedicate alle donne?
A Palermo, tra strade, piazze, giardini e ville, i toponimi sono circa 4874 (secondo il censimento di Claudia Fucarino, aggiornato nel 2019 a cura di Ester Rizzo e Barbara Belotti); di queste solamente 256 sono intitolate a personaggi femminili, se escludiamo i titoli della Madonna, le sante e le figure mitologiche, rimangono circa 130 donne “reali”, cioè il 2,6% della toponomastica cittadina. Un po’ poco mi sembra. Ecco comunque un elenco di massima:
- 25 sono dedicate a Titoli della Madonna
- 33 a sante, beate e martiri
- 72 sono dedicate a figure mitologiche e personaggi della letteratura
- 35 tra regine, principesse, nobildonne e figure storiche e politiche
- 15 sono le donne artiste in varie discipline
- 14 le donne dello spettacolo
- 38 tra letterate, umaniste, insegnanti e scienziate
- 9 tra suore e benefattrici laiche che si sono distinte per la loro attività caritatevole
- 15 sono personaggi femminili non identificati probabilmente legati a tradizioni locali.
- A queste vanno aggiunte Donna Giulia D’Avalos, moglie di Marco Antonio Colonna (XVIII secolo) a cui è dedicata Villa Giulia; la Regina Carolina d’Austria moglie di Ferdinando I di Borbone alla quale è dedicata Porta Carolina di fronte villa Giulia; Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, ai quali è dedicata l’ex Giardino Garibaldi di fronte al Giardino Inglese “Parco Piersanti Mattarella”; la pittrice giapponese O’Tama Kiyohara vissuta a Palermo a partire dal 1882 e sposa di Vincenzo Ragusa, alla quale è dedicato un giardinetto nei pressi di via Praga.
Chi decide il nome da dare alle strade e luoghi pubblici in una città?
L’assegnazione di un nome da dare a strade e piazze pubbliche, per legge, è delegata alla Giunta comunale, che può avvalersi di una commissione apposita, previa autorizzazione del Prefetto. Mentre la toponomastica antica era sempre legata ad elementi che caratterizzavano la natura o la storia del luogo, come la presenza di una chiesa, di un convento o di una congregazione di lavoratori, quella attuale è più convenzionale. Per cui, nelle nuove titolazioni, non c’è più alcun nesso col luogo scelto. Il candidato deve essere deceduto da almeno dieci anni, salvo particolari eccezioni, e se non è un personaggio pubblico, si presenta un dossier che raccoglie il curriculum e gli aspetti notevoli della sua persona.
Alcune curiosità sulla toponomastica femminile a Palermo
Per i nomi dettagliati delle 256 titolazioni che Palermo ha dedicato alle donne vi rimando all’articolo in Toponomastica femminile nella sezione Palermo.
Qui invece vorrei sottolineare alcune figure femminili che pur non essendo illustri secondo i parametri del senso comune, sono donne che hanno meritato una targa sopra una via o magari un vicolo o un cortile. Alcune, lo ammetto, sono figure leggendarie, ed altre solo l’incarnazione di uno status, tuttavia proprio per questo mi piace ricordarle. Sono donne comuni, che nel silenzio del loro lavoro e della loro dedizione hanno comunque lasciato il segno e ancora oggi le menzioniamo.
Cominciamo con una zona del litorale palermitano: la Bandita. È infatti riferito ad una donna. Non ne conosciamo il nome ma il soprannome, a Sbannuta, poi italianizzato in Bandita, che probabilmente offriva servizi di diverso genere nella sua taverna. Pare fosse luogo privilegiato per il rifugio di banditi e gente di malaffare con i quali “la signora” sapeva trattare.
Sempre di donne-oste si tratta quando parliamo di Feliciuzza e Olivuzza, due strade che si riferiscono a taverne tanto importanti da essere punto di riferimento per identificare un luogo.
E poi come non pensare a quanti bambini palermitani avrà fatto nascere la sconosciuta “mammana” (levatrice) tanto da avere una via dedicata o quali doti potenti doveva avere la Lucia a cui è rimasto dedicato un cortile di Ballarò? Non lo sapremo mai, mentre è probabile che la via gioia mia, più che ad una fanciulla dalle grazie evidenti sia riferito ad una simpatica vecchietta venditrice di frutta che a detta del Piola, chiamava tutti i clienti “gioia mia!”.
E voglio concludere col ricordare le donne moderne, quelle del recente passato che hanno dato la vita come vittime della mafia, come Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone. Ida Castelluccio, moglie del poliziotto Antonio Agostino, uccisa insieme al marito, mentre era incinta. Emanuela Loi, agente della scorta del magistrato Paolo Borsellino, morta nell’attentato di Via d’Amelio il 19 luglio 1992, pochi giorni prima del suo matrimonio.
Che dire? Considerando quante strade portano nomi generici, come alcuni colori per esempio, oppure obsoleti o inadeguati, forse sarebbe il caso di rinominare molte strade titolandole a donne che si sono distinte nella storia, nella ricerca o semplicemente nella loro vita quotidiana.
Saverio Schirò
Fonti:
– Toponomastica femminile Palermo
– R. LA DUCA, Cercare Palermo, Prima serie, Palermo 1985
– M. DI LIBERTO, Nuovissimo stradario storico della città di Palermo, Palermo 1993
– Palermo femminissima, Conferenza di Mario Di Liberto al Centro Padre Arrupe per Italia Nostra ( 27.02.14) in academia.edu
Mi ha fatto piacere leggere l’ articolo, hai risposto alla curiosità circa l’ origine di alcuni toponimi, anche se ho notato una forte dissonanza nel tuo dire che ami Palermo e la sua storia nell’ipotizzare cambi di nomi ad alcune strade per intitolarle a donne contemporanee, non sta a me ricordarti la storia stratificata nell’ identificazione del nome della strada, tutto ha un suo essere così, nasce dalla vita di chi viveva allora enon può essere diverso da così. D’altronde la toponomastica è sempre in fermento tante strade nuove che intersecano il vecchio, l’ antico e tracciano nuovi percorsi che riflettono l’oggi, senza nome che aspettano di essere nominate indicate e allora affidiamo ad esse i nomi e la storia di donne e uomini di ieri e di oggi, che vissute entreranno a pieno titolo nella stratificazione della città e nella sua storia.
Bell’articolo! Grazie, mi cercherò la via Gioia Mia quando vengo giu