Villa Giulia nasce, nel periodo che va dal 1775 al 1778, fuori dalle mura della città, dove anticamente vi era l’aristocratico giardino della famiglia Chiaramonte, conti di Modica, quasi in riva al mare, sulla pianura di Sant’Erasmo. Ampliata intorno al 1866, divenne il primo parco pubblico di Palermo.
Realizzata su progetto dell’architetto palermitano Nicolò Palma e per volere del pretore e governatore della città, Antonio La Grua, marchese di Regalmici e principe di Carini, prende il nome da quello della moglie del vicerè spagnolo Marcantonio Colonna, la viceregina Donna Giulia d’Avalos Guevara.
Johann Wolfgang Goethe lo definì un giorno “il più meraviglioso angolo della terra” ed è qui che – durante le sue visite a Palermo – si fermava per leggere Omero.
Concepita secondo un rigoroso e classico disegno geometrico, la villa ha una pianta quadrata ed è tutta recintata da una cancellata in ferro, posta su di un muretto.
La villa è fornita di due entrate: una lato mare, di fronte al Foro Italico, che è quella principale e non più attiva, e una da Via Lincoln, chiamata “Porta Carolina” o “Porta Reale” a pochi passi dall’Orto Botanico, che oggi resta l’unico accesso alla Villa.
L’ingresso principale, oggi rovinato e in disuso, si affacciava sulla “Passeggiata a mare” ovvero sul “Foro Italico” ed è composto da un portico, sostenuto da quattro colonne di marmo di ordine dorico con ai lati due leoni posti sopra piedistalli.
Sull’architrave, tre scudi con gli stemmi di Palermo, della famiglia La Grua e della famiglia Colonna.
La villa è divisa da due strade che intersecandosi formano una piazza dove al centro è posta una fontana circolare, opera di Ignazio Marabitti, con uno scoglio artificiale su cui è collocato un piccolo “Atlante” in marmo che ha sul capo un dodecaedro con 12 orologi solari (oggi gli orologi originali non esistono più), opera del matematico palermitano, Lorenzo Federici.
Nel corso dell’Ottocento, numerosi interventi hanno mutato l’aspetto della Villa: sono stati costruiti teatrini della musica, quattro esedre (incavi semicircolari, sovrastati da una semi-cupola), progettate da Giuseppe Damiani Almeyda.
Sono stati costruiti ponti, collinette, laghetti artificiali e collocate statue e busti di, De Spuches, Pacini, Petrella, Leopardi, Donizetti, Bellini, Novelli, ad opera del Marabitti e da sottolineare per una visita più accurata: uno dei sette “Geni di Palermo“.
Un’opera d’arte è una fontana con una magnifica scultura che rappresenta il genio di Palermo del Marabitti, attorno alla quale sono disposti una serpe, un cane e una cornucopia: simboli della Prudenza, della Fedeltà e dell’Abbondanza della città.
Un tempo “Villa Giulia” era la villa più frequentata dai bambini, si affittavano piccole biciclette, si vendevano gelati e si poteva godere dell’affascinante vista di un vecchio “Leone” soprannominato “Ciccio” la cui dimora era una piccola e triste gabbia che si trovava dal lato opposto all’ingresso di via Lincoln.
Il ricordo del vecchio “Ciccio” resta nei cuori di tutti i palermitani che lo abbiamo conosciuto, quasi sempre dormiente e a parer mio triste e depresso per la solitudine.
Al confine laterale della “Villa Giulia” l’Orto Botanico di Palermo a cui consigliamo vivamente una visita.
Villa Giulia si trova in Via Lincoln, Palermo.
Dopo glass e romanella vi furono un’altra coppia di leoni di cui il maschio aveva la coda amputata ed infine quello che voi chiamate ciccio in verita’ si chiamava kiko e venne portato a villa giulia dentro il cofano di una ”128” ,kiko in seguito fu affidato allo zoo fattoria di terrasini dove credo sia morto alla fine degli anni 90,credo che il vero ciccio sia stato il famoso leone che nel 1958 provoco’ involontariamente la morte di un demente che entro’ dentro la sua gabbia per scommessa, tale leone dopo poco tempo mori’ per lo stress subito.
Ancora prima di “Ciccio” c’erano “Glass” e “Romanella”, se non ricordo male regalati dallo zoo o di Roma.
Qualcuno me ne può dare conferma?