Il clima che si vive nella pubblica amministrazione è davvero teso.
Dopo le uscite di Renzi sull’obbligo di licenziare chi timbra il cartellino e va via si respira aria di coprifuoco. “Bisogna timbrare il cartellino se devo andare a fumarmi una sigaretta?” scherzano alcuni dipendenti.
Il guaio è che non c’è niente da scherzare. Dopo le minacce ed i ricatti a chi non vigila, passibile di essere licenziato diventerebbe il dirigente che non applica la norma punitiva, tutti si muovono con cautela nell’ipotesi che qualcuno, munito di fotocamera immortali una presunta irregolarità che metta in pericolo il posto di lavoro.
Fare il proprio dovere è un imperativo e va punito chi, con qualunque stratagemma elude le norme comportamentali dei luoghi di lavoro. Tuttavia, mentre una truffa viene punita con pochi anni di galera (per lo più ai domiciliari), chi ruba, spaccia o commette omicidi, paga con pene più o meno severe, licenziare oggi un padre di famiglia, magari a 50 anni equivale a condannarlo alla pena di morte!
Questa non è una legge equa, è una ingiustizia bella e buona. Anche perché si sa come andrà a finire: qualche povero diavolo pagherà (ed già successo) e poi mancati controlli, compiacenze colpevoli, coperture e favoreggiamenti vari porteranno tutto come prima. Cioè ciascuno farà i fatti propri in barba alle leggi e i decreti che già esistevano prima di questa sparata dell’ultima ora.
Qualcuno sa quale pena è stata comminata agli vigili di Palermo beccati a eseguire timbrature false del cartellino? Notare che i filmati erano stati ripresi quasi due anni prima! Nel gennaio del 2013. A ottobre 2015 la bomba e poi più nulla. E i dipendenti comunali di Caltanissetta (per lo più vigili anche loro, bell’esempio!! Proprio chi dovrebbe vigilare sulla cittadinanza!): dai 15 giorni a massimo un mese di sospensione.
Vuoi stroncare l’assenteismo? D’accordo, dai una sospensione di sei mesi senza stipendio, un anno alla recidiva e poi… Ma soprattutto insegniamo uno stile di legalità attraverso l’esempio di chi ci governa e guidiamo l’educazione invece di reprimerla in maniera dittatoriale, perché caro Renzi, una cosa è riformare l’Italia e un’altra e confidare su chi deve applicare le riforme.
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