Padre Giovanni Messina ricordato dai palermitani come “il pazzo di Dio” fu un sacerdote e benefattore palermitano. Nato a Palermo nel quartiere della Kalsa nel 1871 e morto nel 1949.
Padre Messina proveniva da una famiglia numerosissima (aveva ben 16 fratelli). Si ordinò sacerdote nel 1896 e per i primi tempi rimase nella chiesa di S. Matteo, in corso Vittorio Emanuele, ma ben presto scelse di dedicarsi ai rioni poveri ed umili della Kalsa e di S. Erasmo, che lui affettuosamente chiamava “L’Africa di Palermo”.
Era un uomo dall’indole semplice, estroso e volitivo, ma talvolta anche impulsivo e indelicato, non certo sottomesso alle alte cariche ecclesiastiche che spesso non mostravano benevolenza nei suoi riguardi.
Il suo obiettivo fondamentale fu sempre quello di aiutare i poveri vivendo in mezzo a loro. Così, con il solo aiuto delle elemosine e della Provvidenza (come spesso amava sottolineare), costituì la “Casa Lavoro e Preghiera” per l’infanzia abbandonata, a S. Erasmo e ristrutturò la casina estiva dei principi di Cutò.
Per assistere al meglio i tanti bambini che venivano accolti, istituì un ordine di suore, le cosiddette Operaie Francescane o Orsoline del Sacro Cuore. Alla sua morte lasciò un gran numero di scritti e lettere, non dei capolavori dal punto di vista stilistico, ma dal contenuto certamente efficace.
Nel 1982 il cardinale Pappalardo investì il Tribunale Ecclesiastico del compito di istituire il processo canonico riguardante la sua vita e le sue opere, virtù e miracoli. Un busto alla villa Giulia lo ricorda, insieme alla parole da lui pronunciate: “Se non fosse per i miei bambini, che noia la vita!”.