Palermo è una città speciale, gonfia d’arte e di tesori dove esistono palazzi stupendi con architetture uniche. Uno di questi è palazzo Bonagia di via Alloro.
Da ascrivere come una delle più significative testimonianze del barocco palermitano, la nobile residenza fu realizzata su preesistenti fabbriche quattrocentesche, a metà XVIII secolo, per volontà di Antonino Stella e Valguarnera duca di Castel di Mirto e barone della tonnara di Bonagia, che affidò il progetto del palazzo all’ingegnere del Real Patrimonio Nicolò Palma.
Una storia di degrado e incuria
Danneggiato in modo assai marginale dagli eventi bellici dell’ultima guerra che colpirono gravemente la via Alloro, una delle strade più ricercate da parte della nobiltà palermitana, il palazzo, cessata la destinazione signorile e abbandonato dai vecchi proprietari all’incuria e al degrado più assoluto, divenne una vera e propria “terra di nessuno” e fu facile preda di vandali e saccheggiatori. Interamente spogliato all’interno e derubato di tutti gli elementi asportabili, l’edificio fu ridotto in una vuota carcassa, uno spettacolo pietoso. A peggiorare le cose ci pensò il terremoto del 1968; lo stato di dissesto, infatti, si aggravò ulteriormente affrettandone l’inesorabile declino.
Passato in proprietà dell’Ospedale civico, attuale proprietario dell’immobile, quando aveva già perduto l’immagine del grande palazzo signorile, ebbe a registrare altri danneggiamenti, ruberie, crolli e vandalismi di ogni genere, tanto che in più occasioni rischiò di finire i suoi giorni sotto i colpi del piccone demolitore: per intervento della Sovrintendenza ai Beni Culturali questo fu limitato solo alle parti più instabili.
Ma ancora gravi vicissitudini dovevano abbattersi sul palazzo. Nel 1981, infatti, a causa di un forte vento di scirocco, la facciata rimasta senza ancoraggi finì col crollare del tutto seppellendo fra le sue rovine “don Luigino”, l’anziano custode che utilizzava come abitazione e magazzino per la vendita di materiale edile alcuni locali dell’edificio. Ma neanche la drammaticità di questo evento è riuscita a cambiare le cose.
Il Palazzo Bonagia com’era
Dalle linee rigorose, l’edificio si sviluppava attorno alla magnifica corte rettangolare esaltata dal famoso scalone d’onore in marmo rosso di Castellammare, inquadrato da una serliana con colonne e decorazioni a stucco, mirabile capolavoro dell’architetto trapanese Andrea Giganti, uno tra gli esempi architettonici più espressivi dell’epoca, l’elemento che più caratterizzava la nobile dimora. Il magnifico scalone conduceva al piano nobile arrestandosi alle soglie della vasta anticamera che un tempo costituiva la sala d’attesa di ogni importante casa da signore settecentesca. La “nobile scala” inoltre, risultava essere l’elemento unificatore cui si snodavano tutti gli ambienti del palazzo.
Gli eleganti interni presentavano grande ricchezza decorativa, adorni di decorazioni pittoriche e delicate finiture a stucco, opere che concorrevano a creare una cornice di prestigio per la nobile famiglia di origini trapanesi degli Stella che la costruirono con tanta cura e tanta appagata vanità.
I soffitti presentavano raffinate decorazioni databili alla seconda metà del XVIII secolo, dei quali se ne osservavano ancora tracce fino al 1980; mentre i pavimenti erano costituiti in massima parte da maioliche del settecento siciliano. Tutte le sale erano sontuosamente arredate di mobili, quadri, tappeti, specchiere, divani e argenterie, tangibile segno di opulenza e prestigio.
L’ampia ed elegante facciata principale a due elevazioni su via Alloro, ritmicamente ripartita da alte lesene decorative, presentava i tipici caratteri del tardo Settecento con due portali d’ingresso e una serie di balconi in compassata sequenza al piano nobile, sorretti da massicce mensole in pietra. Il secondo ordine era caratterizzato da grandi aperture inquadrate, come quelle del primo piano, da cornici in pietra modanate di forte gusto barocco. La facciata si concludeva con una cornice marcapiano.
Il prospetto laterale destro si affacciava su vicolo del Caccamo e confinava con la non più esistente chiesa di Santa Barbara degli stagnari. Il prospetto sinistro dava sul cortile delle Canne, poi inglobato nel palazzo dei duchi di Pandolfina di casa Monroy.
Il palazzo Bonagia oggi
La storia più recente di palazzo Bonagia si rifà all’infausta gestione delle opere (interminabili) di restauro, finanziate dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali, che da circa un trentennio vanno avanti quasi ininterrottamente. I molteplici problemi che in più occasioni hanno condizionato il proseguimento dei lavori, hanno reso assai complesso anche lo sviluppo dell’iter tecnico ed amministrativo.
Attualmente fermi per l’abbandono dall’inizio della pandemia di Covid 19, dell’ultima impresa che aveva ripreso i lavori, gli imponenti interventi di recupero e di consolidamento dell’antica dimora già in fase avanzata, sono finalizzati al ripristino di tutti gli elementi formali e strutturali estesi a tutte le componenti dell’edificio sia esterni che interni, con particolare riguardo alla “nobile scala” del Giganti. Purtroppo, però, bisogna sottolineare che l’ultimo ennesimo stop dei lavori ha compromesso in maniera irreversibile parte degli interventi precedentemente eseguiti.
Inoltre è interessante ricordare che, fino a poco tempo fa, alle spalle dell’edificio, vi era una grande gru che suscitava non poche preoccupazioni agli abitanti dei palazzi vicini. Dopo ripetuti appelli da parte di quest’ultimi è stata finalmente tolta: un suo eventuale cedimento avrebbe potuto causare gravi conseguenze.
Da notare che già nel mese di aprile del 2019, a causa di una forte sciroccata che si è abbattuta sulla città, una lamiera di copertura del cantiere è crollata per strada e, solo per puro caso, l’incidente non ha provocato danni.
Intanto, in attesa che sia riassegnato l’appalto, “l’odissea” continua e un altro pezzo del nostro patrimonio architettonico, nell’indifferenza di tutti, viene ancora mortificato e negato alla pubblica fruizione: molti appelli lanciati in suo favore da varie associazioni culturali sono rimasti inascoltati.
Nel frattempo, nelle more di questo congelante silenzio da parte dei cosiddetti “organi preposti”, ci si chiede con legittima curiosità, ma il destino di un edificio di tale valore storico-artistico come palazzo Bonagia, riesce ancora a scuotere gli animi di chi ama questa città?
Restiamo in attesa che qualcosa accada.
Nicola Stanzione
Foto di copertina by Sebastian Fischer via Flickr.com licenza CC BY-SA 2.0