La chiesa di Sant’Isidoro Agricola, meglio nota come “chiesa dei Fornai”, è una piccola ed umile costruzione posta in via Cadorna, nel cuore del quartiere dell’Albergheria a Palermo. Architettonicamente non rappresenta un prezioso scrigno d’arte, ma la sua storia merita perché sottolinea la grande devozione popolare del popolo palermitano. La chiesetta, infatti, è dedicata ad un santo legato alla condizione contadina, ma da quando nel 1704 venne ricostruita ed abbellita dall’Unione dei Fornai, l’edificio di culto venne identificato proprio con questi umili lavoranti che si alzavano ogni notte per preparare il bene primario della popolazione: il pane quotidiano.
Storia della Chiesa dei Fornai
La chiesa di Sant’Isidoro Agricola è da sempre legata alla vita delle Confraternite, antiche associazioni religiose che si occupavano di assistere i bisognosi e di promuovere la devozione popolare.
Deve le sue origini a Don Francesco Galasso, un sacerdote di Palermo, che nel 1643 fece costruire un piccolo complesso per l’assistenza dei sacerdoti malati con annessa la piccola chiesetta che volle dedicare a Sant’Isidoro Agricola, patrono degli agricoltori.
Chi era Sant’Isidoro Agricola? Un Santo per tutti
Isidoro l’Agricoltore (in spagnolo Isidro Labrador), fu un umile contadino spagnolo di Madrid (1080 – 1130) a cui furono attribuiti eventi miracolosi per cui venne canonizzato dalla Chiesa nel 1622.
Molto venerato in tutta la Spagna e in alcune regioni d’Italia, tra cui la Sicilia, la sua storia è legata alla vita quotidiana dei contadini, alle fatiche dei campi. Secondo la tradizione, Isidoro era un uomo semplice e umile, che insieme alla moglie (anch’essa santa) dedicava gran parte del suo tempo alla preghiera e al lavoro nei campi. La sua fama di santo miracoloso si diffuse rapidamente e ben presto divenne il protettore degli agricoltori e degli operai.
La Maestranza dei fornai e l’Unione dei lavoranti fornai di “Gesù e Maria”
In ogni lavoro artigianale, da sempre sono esistiti i “Mastri”, cioè coloro che erano maestri dell’arte del mestiere, ed i manovali, figure più umili che erano dei semplici aiutanti dei Mastri: secondo un rapporto di dipendenza e diversità di considerazione sociale ed economica.
Tra le due categorie, talvolta si sviluppavano piccole invidie e conflitti perché non è sempre facile assumersi la parte più dura del lavoro, che spetta ai manovali, senza un corrispettivo, così, come ci riferisce il Mongitore, tra la Congregazione della maestranza dei panettieri e l’Unione dei lavoranti fornai di Gesù e Maria, che nel XVII secolo a Palermo condividevano la chiesa di San Pietro in vincoli, vicino a Porta Sant’Agata, nacquero attriti che costrinsero i due gruppi a dividersi.
I lavoranti dei Fornai ottennero ospitalità dalla vicina chiesa di Sant’Isidoro, finché nel 1667, non ebbero in dono l’edificio e tutti i benefici ad essa connessi. Sotto il loro “governo”, la chiesa venne restaurata, subendo diverse modifiche, e riaperta nel 1704 con la nuova denominazione di chiesa di Sant’Isidoro dei Fornai.
Nel 1922, la Compagnia dei Fornai si unì con la neoformata confraternita Maria SS. Addolorata del Venerdì Santo ai fornai diventando un punto di riferimento per la comunità dell’Albergheria.
I riti devozionali della Settimana Santa e la processione del Venerdì Santo, con le sue rappresentazioni e le sue “vare” portati in processione nel quartiere, sono diventati eventi molto sentiti e partecipati, amplificati dalla devozione alla Vergine Addolorata, che è profondamente radicata nel cuore dei palermitani.
La Chiesa di Sant’Isidoro dei Fornai
Dopo la modifiche urbanistiche della fine dell’800 che hanno interessato il quartiere dell’Albergheria, la chiesa dei Fornai si ritrova sopraelevata rispetto al piano stradale al quale è connessa da una gradinata.
Dal punto di vista architettonico è piuttosto semplice: una facciata intonacata definita da paraste laterali, cornicione e frontone. L’unico ingresso è un portale frontale sormontato da una nicchia e una finestra. Due lampioni a braccio completano la decorazione esterna. Ai lati ci sono due nicchie e una porta d’accesso ai sotterranei. Addossato alla destra c’è un corpo secondario con portale, balcone e cella campanaria.
L’interno, restaurato dopo i danni dei terremoti, è a navata unica con due altari per lato, decorati con stucchi settecenteschi. L’altare maggiore, inizialmente dedicato a Sant’Isidoro Agricola, è oggi intitolato a Gesù e Maria, con un quadro raffigurante i due soggetti, opera di Guglielmo Borremans.
La cripta della Chiesa
Occupandosi della deposizione dei defunti della Congregazione, la chiesa è dotata di una cripta posta sotto la navata, alla quale si accede da una scala. Il vano è suddiviso in due ambienti collegati da un breve corridoio. In una delle sale sono ancora visibili tre colatoi, disposti sulle pareti, per la mummificazione dei defunti. Nella cripta si trovano anche i loculi, con cuscini in pietra finemente lavorati, dove venivano deposte le salme dei defunti mummificati che i parenti potevano periodicamente visitare.
Saverio Schirò
Fonti:
- Rosario La Duca, Sant’Isidoro Agricola, 24 ottobre 1984
- Voce “Chiesa di Sant’Isidoro (Palermo)” in wikipedia.org
- 1667 – Gesù e Maria dei Panettieri – S. Isidoro Agricola, in Centro Diocesano Confraternite Palermo