Correva l’anno 1990, allorché ebbi la fortuna, o fu il destino, che il mio pensiero finalmente si trasformasse in un opera. Si perché un progetto è sempre innanzitutto un pensiero. Infatti in quell’anno veniva donata per l’appunto alla collettività, da parte di una famiglia allora residente in una ridente collinetta sita ad Altofonte in Provincia di Palermo, un antica cisterna d’acqua irrigua datata 1894 e denominata in dialetto siciliano “gebbia”, come “ex voto” purtroppo per la tragica e prematura scomparsa della loro cara figlia Annalisa, al fine di poter soddisfare il loro desiderio dietro mio consiglio, nel realizzare un originale Chiesetta di campagna che doveva sorgere di conseguenza su tale inusuale manufatto.
Questo luogo ameno è costituito da una zona residenziale sita in collina, posta nella Conca D’oro di Palermo, tra i Comuni medievali di Monreale ed Altofonte, mentre a valle di essa scorre un fiume denominato “Oreto” che sfocia a Palermo.
E’ proprio In questo luogo caratteristico, che nacque “la Cappella Rurale Maria SS. Assunta”, immersa tra il profumo degli agrumi, i dolci fichi, gli uliveti argentati e gli austeri sugheri, affacciandosi per intero sullo specchio del mare azzurro di Palermo. Ad oggi vi si celebrano puntualmente le SS. Messe Domenicali e le varie festività religiose con gran fervore dei fedeli.
Detta cisterna, di pregevole fattura, posta al centro della collina, è di forma tronco piramidale, con mura solidissime costituite in pietra locale a secco. Ciò che impreziosisce di più tale mia prima opera, che fu commissionata quando ero ancora un aitante studente in Architettura di soli 23 anni alle prese con la propria travagliata capacita di suscitare il “genius loci”, ossia di incarnare e trasmettere ai fruitori diretti ed indiretti lo “spirito del luogo abitato e frequentato dall’uomo”, era, oltre l’originalità intrinseca del posto, anche la particolarità e la singolarità di tale chiesa. Infatti essa non è una normale costruzione, ma una pregevole antica cisterna d’acqua di dimensione quadrata, di intenso valore artigianale costruita con pietra locale grigia, ove su di essa fu ubicata una sopraelevazione con mattoncini rossi in cotto, in armoniosa bicromia, con copertura in legno a capriata, con soprastanti coppi siciliani e finestre ad archi con rilevi, tali da illuminare ampiamente la chiesa che nasceva nel piano sottostante e quindi all’interno della siffatta “gebbia”. Infatti l’altare ed il pulpito, anch’essi in pietra scolpita, vennero collocati al piano terra, mentre al primo piano, essendoci un notevole dislivello naturale tra i due piani, fu costruito un ingresso indipendente che consentisse l’accesso diretto dei fedeli anche da questo livello per assistere direttamente alle celebrazioni liturgiche dall’alto verso il basso, come nel loggione di un teatro, essendo che al centro è stato lasciato un ampio foro aperto grande quanto tutta la cisterna sottostante per consentire la fruizione della stessa al piano superiore da parte degli astanti, per cui esso viene usato attualmente anche come oratorio per i concerti natalizi con musiche gospel e spirituals.
La zona antistante la chiesa è stata, di conseguenza, spianata realizzando una piazza in ciottoli che sono stati raccolti nelle spiagge del Mare di Palermo dai ragazzini della zona tutti intenti insieme finalmente, nella costruzione di una fiaba.
Fabrizio Vella
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