“Nulla è come sembra”
Che significa?
Sostanzialmente spesso i luoghi comuni danno contezza di qualcosa che ci appare in modo diverso e in questa puntata, appunto, parliamo di questi modi di vedere la realtà in maniera alterata.
Raccontiamo alcuni aneddoti carini che ci sembra bello unire fra loro proprio perché le cose non sono mai come sembrano.
Il primo è avvenuto una decina di anni fa, durante una collaborazione con il Teatro Zappalà con la grande Famiglia di Nino e Maria con il caro Franco. Dopo il debutto di una commedia teatrale abbiamo avuto il piacere di invitare ad un nostro spettacolo di cabaret, che facevamo se non ricordo male in un locale che si chiamava villa Lampedusa, la compagnia composta da nostri cari amici come Marco Feo o il mago Magic Mario e anche dei cari musicisti come Rita Collura, Antonio Zarcone, Luciana Turina ed altri.
La serata fu molto carina e Giorgio recitava nella presentazione del poeta il solito personaggio che mostrava la sua ignoranza in tutto ciò che era legato alla cultura e per cui alla mia domanda di parlare di Omero confuse il nome del famoso cantore Greco autore dell’Odissea e dell’Iliade con l’omero che raccontava essersi rotto. Ed aveva il braccio ingessato che mostrava in maniera palese creando maggiore ilarità. Alla fine della serata mi ricordo che Nino Zappalà complimentandosi con Giorgio per come aveva interpretato quella parte gli disse: “Però adesso il gesso di scena lo puoi anche togliere”. Il problema era che quello non era il gesso di scena, ma il gesso vero perché Giorgio si era veramente rotto l’omero, nonostante erano ben due anni che facesse questo pezzo adesso sembrava più veritiero e dovette tenere con il gesso oltre la guarigione perché effettivamente rendeva di più…
–Però a me dava fastidio. Giorgio ringrazia che non abbiamo mai fatto un pezzo sul femore perché quello sarebbe credo più fastidioso…
Altro posto incredibile a Palermo era un locale gestito da un nostro caro amico, Giovanni Sangallo, questo posto si chiamava “il cimitero”, una sorte di pub ubicato vicino ad un vecchio cimitero e la cosa carina era che, nonostante il nome, il locale non fosse per nulla tetro, era frequentato appunto da tanti cabarettisti e si sprecavano le battute a doppio senso. Mi ricordo che potevi ordinare “una bara di patatine” in pratica un piatto a forma di bara che riempivano di patate e sicuramente non uscivi mai triste perché potevi essere coinvolto nelle gag improvvisate dai gestori e dagli avventori.
Come si può vedere i luoghi comuni della nostra città ci hanno fatto crescere in modo diverso rispetto al resto del mondo perché Palermo “così è se vi pare” … oppure no, come direbbe un Pirandello per nulla stupito. Palermo è uno nessuno e centomila, Palermo è tutto e nulla.
Anche a noi spesso capitava di dover preparare qualcosa e poi doverci rendere conto che ci trovavamo davanti a cose completamente diverse da quanto programmato.
Mi ricordo ad esempio che i nostri cari Raffaele Sabato e Giorgio Li Bassi in un certo periodo avevano ideato una trasmissione carina che andava in onda su CTS, nota emittente televisiva di Palermo. La trasmissione di chiamava “Ardicola” che sarebbe l’erba ortica detto in palermitano.
Ovviamente invitati da Raffaele e Giorgio, pensiamo di preparare qualcosa di comico, qualcosa che ricordasse il teatro popolare, qualcosa che desse il senso della risata immediata.
Ci danno appuntamento al porticciolo dell’Acqua Santa a Palermo e ci dicono che avremmo interagito solo con Giorgio Li Bassi. Io avevo casualmente una canna da pesca nel cofano dell’auto e quel giorno Giuseppe non era disponibile per girare. Quindi era tutto diverso da quanto programmato: il pezzo non era più in tre ma in due, solo con Giorgio, e la location particolare ci fa venire un’idea strana
Siamo due pescatori e questo sembra semplice da immaginare, ma non peschiamo pesci, bensì sogni e questo sconvolge tutto, tutto diventa magico, poetico. Giorgio Li Bassi, il comico irresistibile, con l’amore smisurato per il poeta palermitano Beppe Schiera inizia a improvvisare qualcosa di inatteso, di poetico e per nulla comico diventando uno dei pezzi che ci piace rivedere per il modo in cui è nato.
Questo è l’imprevedibile, questa è la bellezza di poter interfacciarsi con artisti di generazioni diverse. Questo è stato il cabaret palermitano. E proprio stamattina parlando con Angelo Butera, regista palermitano che non ha bisogno di presentazioni, dicevamo che la grandezza del cabaret e del teatro popolare a Palermo è nata da queste contaminazioni, da questa voglia di scambiare idee. Credo che le due città dove è avvenuto questo siano state Palermo e Milano e sicuramente oggi le nuove generazioni dovranno faticare maggiormente perché il mondo social crea meno occasioni di relazioni dal vivo che invece hanno permesso a noi di poter capire l’anima di Palermo nascosta nei personaggi del popolo.
Con Raffaele e Giorgio abbiamo fatto spettacoli in posti dove ancora trovavi l’anima di Palermo e si portava in scena per poterla ammirare e poterne sentire il profumo ormai sempre meno distinguibile.
–Però oggi hanno mezzi di diffusione più potenti che danno maggiore visibilità. Si Giuseppe però si bruciano i fenomeni in modo più veloce e tutto purtroppo diventa vecchio dopo appena una stagione