15 “Lasciare libero lo Scarrozzo”: La storia – “Comiso”

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Qualcuno potrà pensare che vogliamo parlare di uno spettacolo che abbiamo fatto proprio nella ridente cittadina del Ragusano e invece non è così.

Infatti, per coloro che serbano una buona memoria storica, negli anni ’80 Comiso è stata scenario di una grande bagarre per il collocamento nella base NATO dei famigerati “Cruise”, missili a testata nucleare, con movimenti pacifisti in campo e vari personaggi della cultura schierati contro tale iniziativa come Sciascia ad esempio.

E noi che ci sentivamo dei “ragazzi impegnati” cosa potevamo fare se non schierarci a modo nostro con una canzone parodiata sul tema? Proprio così era il periodo che andavano di moda le canzoni parodiate.

La nostra prima canzone è stata quella dedicata al tema della spazzatura a Palermo (la canzone della “munnizza”) che vedeva l’ingresso in scena di Giuseppe che interpretava il campione mondiale del lancio del sacchetto di spazzatura dal balcone (usanza barbara tipica di molti palermitani) per poi cantare l’inno nazionale dello sport che era appunto la canzone inneggiante alla munnizza, poi ci sarebbero state le parodie sulla politica (la già citata “Futti Italia”), sugli ospedali, sulla pensione, sul mare, ma in quel momento ci piaceva parlare della base missilistica di Comiso.

-Ad essere onesti non era bellissima! Lo so Giuseppe ma nel 1984 avevamo circa vent’anni, non potevamo certo fare un capolavoro…

-Invece mi ricordo che pensavamo lo fosse. Vero Giorgio e credevamo di avere fatto un grosso passo avanti, infatti l’allora amico tuo, Presidente dei Giovani Comunisti, ci invitò al loro congresso regionale che facevano a Gioiosa Marea (ME) a Capo Calavà e per noi era toccare il cielo con un dito. Era un posto prestigioso, una bella location, e potevamo sfoggiare l’unica canzone “impegnata” che avevamo.

Arriviamo sul posto in compagnia di un nostro amico più grande di noi, Rosario, che aveva una bella macchina (in quel periodo io avevo una Renault 4, Giorgio una 500 e Giuseppe… non ricordo, ma non erano macchine per percorrere quelle distanze).  Purtroppo siamo arrivati sul posto con larghissimo anticipo e vedendo il mare il nostro amico disse: “Ora prende che io vado a Capo Calavà e non mi faccio il bagno?!”

Ma nessuno di noi aveva il costume e lui, con fare di chi già lavorava e poteva permetterselo, fece di tutto per comprare un costume nuovo. L’ultimo che era rimasto era bianco e il poveraccio non si chiese perché era rimasto solo un costume bianco!!!

Ma la sua risolutezza l’aveva convinto che bianco o nero o blu il bagno si doveva fare…e lo fece, guardando noi tre straccioni in riva al mare e cercando di farci invidia e devo dire che ci riusciva benissimo, fino a quando si rese conto che il costume bianco appena è bagnato ha un difetto… in pratica sembra che non ci sia.

La spiaggia era piena di bagnanti, perciò dovette restare in acqua fino a quando l’ultimo bagnante non fosse andato via…. ovviamente noi a riva a sfotterlo dopo averlo invidiato dicendogli: “Ora prende e mi prendo una polmonite a forza di restare a mollo…”.

In realtà avremmo fatto meglio a non infierire, ignari di quello che ci aspettava.

Che non era un giorno propizio lo si era capito quando Giuseppe era andato in bagno e per sbadataggine o per inesorabile destino ne era uscito tutto bagnato…lui dice che era stata l’acqua di un lavandino difettoso a schizzare… ad ogni modo eravamo tutti e tre a soffiare sui pantaloni e con fogli a mo’ di ventaglio cercavamo di farli asciugare per evitare la prima figuraccia.

Ancora non era nulla, finalmente il congresso era finito e potevamo parlare col Presidente citato. Appena ci vide dalla sua espressione capimmo che qualcosa non andava…e non erano di certo i pantaloni bagnati di Giuseppe, ma ben peggio.

Infatti ci fu detto che quella sera era lì per esibirsi niente po’ po’ di meno che… Ciotti!

Giorgio, dall’ignorante che era, disse: “Bello almeno ci fa la telecronaca sportiva!”

E credo che dopo di ciò sarebbe stato meglio salutare e andare via!

Infatti il Presidente ci guardò e con aria schifatissima disse che Ciotti non era Sandro ma Roberto Ciotti, noto musicista Jazz, che veniva da Roma a suonare quella sera…quindi in parole povere: “che siete venuti a fare?” Leggevamo nei suoi occhi… si era proprio scordato di noi!

Ma non si perse d’animo e disse di esibirci comunque prima come una sorta di apertura per l’artista conosciuto, ci disse di cantare la canzone che gli avevamo decantato, la più bella…Comiso… del resto era l’unica canzone “impegnata” che avevamo.

Bene, ci danno un piccolo angolino sul palco invaso da una strumentazione stellare e dopo una brevissima presentazione iniziamo a suonare…solo che non ci avevano detto un piccolo particolare: poiché l’orchestra di Ciotti era arrivata in ritardo, mentre noi cantavamo ne avrebbe approfittato per accordare gli strumenti… un dettaglio minimo, mi ricordo ad esempio della batteria, accordava talmente bene che, ovviamente, nessuno sentiva e soprattutto nessuno era interessato a noi che cantavamo.

Finisce la serata dopo un concerto di musica Jazz e col presidente che ci saluta da lontano, torniamo a casa con l’auto dell’amico Rosario: almeno lui si era fatto un bel bagno e aveva comprato un costume nuovo…il colore del costume non era importante, perché in “bianco” eravamo andati noi! Devo dire che, onestamente, avrebbe potuto infierire, ma anzi ci disse che la canzone era stata bellissima e che per lui quelli che non l’avevano ascoltata si erano persi una cosa importante, noi sorridevamo e da quel momento Comiso era sempre più lontana.

Concludiamo la serata con un urlo: “W la domenica sportiva viva Ciotti…Sandro!”

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Enzo Buffa
Enzo Buffa
Palermitano DOC! Da 37 anni attore di teatro e cabaret con il gruppo "Lasciare libero lo scarrozzo"... ma questo è solo il lato artistico

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