Noi, come avete letto nelle prime puntate, siamo sempre stati ragazzi di “Chiesa” o come dice il nostro amico Gino Carista: “Tifosi della Chiesa”.
Ci siamo conosciuti in parrocchia e siamo stati coinvolti, oltre che in opere di cabaret, anche nei cosiddetti recital: alle origini come attori ma anche con compiti musicali (strumentali e canori), come in quello su San Francesco. Fino ad arrivare ad esperienze dei nostri giorni come il coinvolgimento in uno spettacolo la sera prima dell’arrivo di Papa Benedetto XVI a piazza Politeama insieme a Massimo Minutella e ad Ivan Fiore, oppure nel musical preparato in occasione della visita di Papa Francesco a Palermo per i 25 anni dalla morte del Beato Pino Puglisi.
Su quest’ultimo evento vogliamo raccontare una cosa che ha i contorni dello straordinario: infatti avevamo conosciuto in vita il caro Padre Puglisi che essendo in ottimi rapporti con il nostro Parroco, Monsignor Enzo Monaco, spesso frequentava la nostra Parrocchia di San Tarcisio. Padre Giuseppe Calderone, mi comunica che insieme a Michele Paulicelli (autore e attore del famoso musical “Forza Venite Gente”), stavano preparando un musical sulla vita del nostro caro Beato dal titolo “L’amore salverà il mondo”. Mi sono molto rallegrato, era un Musical che vedeva la partecipazione di attori importanti come Paride Benassai, cantanti da tutta Italia (da Palermo il nostro caro amico Rino Martinez) e con regia e coreografia del grande Enzo Paolo Turchi. Ed ecco il “miracolo”: per un problema Padre Giuseppe aveva bisogno di tre personaggi che facessero parti comiche da collante per la storia e chiedeva a noi la disponibilità dandoci 30 minuti di tempo per la risposta. Dopo 15 minuti la nostra adesione è stata confermata e devo dire che abbiamo recitato con una profonda commozione e dedizione rappresentando lo spettacolo per alcune date al Teatro di Verdura e al teatro Savio per tante scolaresche per diffondere il messaggio del nostro caro 3P, cosa sospesa per il Covid, ma che sicuramente riprenderemo. La cosa straordinaria si è verificata in una scena particolare, cioè la morte di Don Pino, rappresentata in modo diverso attraverso una coreografia di Enzo Paolo dove io interpretavo una sorta di burattinaio, ha fatto commuovere tanta gente, fin dalle prove; mi ricordo infatti di Carmen Russo che, appena vista, si è trovata letteralmente a piangere. Dobbiamo veramente ringraziare il Signore che ci ha dato l’opportunità di partecipare a questo bel progetto seguito da vescovi, sacerdoti e tantissimi giovani che hanno colto lo spirito del nostro amico che ci protegge dal Cielo, dato che è compatrono di Palermo.
Ci siamo inoltre occupati di regie e di adattamenti di musical per i giovani della Parrocchia di San Tarcisio e della Sacra Famiglia, ma la nostra indole di cabarettisti spesso viene fuori anche in questi contesti, e mi sorviene un episodio avvenuto nel 1986.
Nel recital “Gesù e il pazzo”, adattamento di un’opera di Dario Fo realizzato insieme a Cosimo Bisconti e con le musiche di Valerio Romeo, ero stato coinvolto solo io del gruppo e dovevo fare due parti molto drammatiche: quella di Bush (Padre) che dopo aver stretto la mano a Gorbaciov tramava la terza guerra mondiale e quella di un Cardinale che insieme ad un Papa e ad un chierichetto ricevevano un condannato al tempo dell’Inquisizione e a questo poveraccio dovevano dire semplicemente “Ritratti”; a quel punto lui doveva fare un cenno col capo e subito dopo entravano due boia incappucciati che lo portavano via a seguito della nostra frase: “A morte!”. Cosa c’è di più drammatico!?
Ebbene, dopo mesi di prove, ecco la prima in un teatro di Messina. Arriviamo in tanti col pullman e gli strumenti musicali (io suonavo anche la chitarra), mi ricordo molto bene tutto anche perché in quell’occasione mi sono “fidanzato” con la mia attuale moglie, come dimenticare!
Tantissimo pubblico, molti religiosi, religiose e famiglie, ed ecco la fatidica scena: io vestito da vescovo, Giuseppe Bruneo vestito da Papa e Nino Guiglia vestito da chierichetto che, vi dico, era tutto un programma (si tratta di alcuni amici della parrocchia che ancora frequento). All’esclamazione di Giuseppe: “Ritratti?” rispondo io con naturalezza: “Quadri, Cornici” che a freddo non farebbe ridere nessuno…ma in quel contesto e con la tensione accumulata comporta una risata contagiosa, con il chierichetto che dà un colpo di turibolo al Papa e il condannato che scoppia a ridere coinvolgendo i boia; alla fine usciamo di scena trasformando la parte più drammatica del recital in una farsa cabarettistica.
Ovviamente Cosimo, l’organizzatore/regista dei recital, non è stato contento dell’accaduto… ma a Messina quel fuori programma se lo ricordano ancora.
Purtroppo nelle altre repliche, nonostante io non dicessi più nulla, tutti in scena ci ripensavano e si accennava una risata che mai ha reso l’effetto drammatico della scena.
Ecco perché quando mi chiedono se voglio recitare in qualcosa di drammatico ho sempre remore
-Credo che se mi facessero fare il monologo dell’Amleto guardando il teschio una battuta mi verrebbe fuori! Ecco, caro Giorgio, perché nessuno te lo ha mai chiesto!
–Io invece potrei fare anche scene drammatiche senza mai cedere alla risata, perché io sono un attore completo che passa dal riso alla lacrima senza problemi. Sì, Giuseppe, soprattutto quando reciti le poesie del poeta Fiorello Di Paola dove non è mai successo che ti fossi fermato per interminabili minuti a ridere senza riuscire a continuare…
La verità è che l’unico personaggio drammatico che potremmo interpretare senza alcun problema è Godot nella tragicommedia “Aspettando Godot” di Samuel Beckett per il fatto che tutti lo aspettano… ma non arriva mai!