Il nome di Alberto Amedeo a Palermo è famoso per via dell’omonima strada che migliaia di cittadini percorrono ogni giorno. Pochi però sanno chi fosse veramente questo personaggio e quale siano gli eventi che lo hanno fatto passare alla storia.
Durante i moti rivoluzionari del 1848 le continue rappresaglie da parte dei rivoltosi siciliani costrinsero le truppe borboniche a ritirarsi, abbandonando l’isola. Di conseguenza il 13 aprile dello stesso anno il Parlamento siciliano dichiarò decaduto il regno di Ferdinando II in Sicilia e si rese dunque indipendente da Napoli.
A tal proposito il governo provvisorio del neonato Regno di Sicilia iniziò ad intessere una fitta rete di relazioni internazionali volta a far riconoscere la propria indipendenza da tutti gli altri stati italiani. Furono nominati tre commissari, Emerico Amari, Casimiro Pisani e Giuseppe La Farina, con il compito di recarsi prima a Roma dal papa Pio IX, poi a Firenze dal granduca di Toscana Leopoldo II ed infine a Torino dal re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia. Il loro obiettivo era quello di ottenere il loro appoggio e la loro protezione contro gli eventuali tentativi borbonici di riprendersi il trono.
A proposito di trono, nel frattempo il parlamento siciliano doveva prendere importanti decisioni. Chiarito che si sarebbe mantenuta la monarchia come forma di governo (come d’altronde in uso nella maggior parte degli stati europei), era necessario scegliere il nuovo Re di Sicilia. Escludendo il figlio del re Borbone per ovvie ragioni di discontinuità ed il figlio del Granduca di Toscana, all’epoca ancora un bambino, la scelta ricadde quasi obbligatoriamente sul figlio di Carlo Alberto, Ferdinando di Savoia, duca di Genova, fratello minore dell’erede al trono Vittorio Emanuele.
C’era solo un problema: il suo nome. Ferdinando era il nome del sovrano che i siciliani avevano scacciato con tanta veemenza, incoronarlo con questo appellativo sarebbe stato motivo di imbarazzo e confusione. Per questo fu scelto di nominarlo re chiamandolo con il suo secondo nome: Alberto Amedeo di Savoia, re di Sicilia.
Perfetto, ora non restava che comunicarglielo. Già, perché in tutto questo il giovane reale, impegnato in Veneto nella guerra contro gli austriaci, non era a conoscenza della volontà del parlamento siciliano di nominarlo sovrano (almeno ufficialmente). Ufficiosamente invece gli emissari siciliani avevano implicitamente sondato il terreno con Carlo Alberto, il quale si era mostrato favorevole a far ascendere suo figlio al trono.
Quando qualche giorno più tardi fu ufficializzata la notizia, fu inviato un corriere urgente a Torino per chiedere al giovane principe di recarsi immediatamente a Palermo per giurare fedeltà allo statuto siciliano ed essere incoronato re. Tuttavia, nonostante il parere favorevole del ministro degli esteri piemontese e l’iniziale approvazione del re, Alberto Amedeo sorprese tutti con un clamoroso rifiuto!
Quali erano le ragioni di questa scelta inaspettata? Ufficialmente il principe disse di non volere abbandonare le sue truppe nel cuore di una guerra alla quale stava partecipando attivamente. In realtà c’erano ragioni politiche ben più pressanti. Re Ferdinando di Borbone aveva messo totalmente da parte ogni forma di diplomazia e aveva fatto recapitare una esauriente lettera di protesta alla corte di Torino. Si diceva che in caso di accettazione del trono di Sicilia, non solo Napoli avrebbe mosso guerra diretta all’isola, ma avrebbe anche compromesso ogni rapporto tra i Savoia e i Borbone. Di fronte alla possibilità di trovarsi in guerra, oltre che con l’Austria, anche con Napoli, Alberto Amedeo decise di rinunciare, lasciando che i siciliani risolvessero da soli i loro problemi per non compromettere ulteriormente la salute già abbastanza precaria del Regno di Sardegna.
Incassato malvolentieri il “Gran Rifiuto”, fu messo a capo del Governo Siciliano il leader del partito moderato, Ruggero Settimo, principe di Fitalia. Non si fece in tempo a sondare il terreno tra le altre corti europee in cerca di un possibile sovrano, perché nel settembre 1848 Ferdinando di Borbone raccolse tutte le forze militari del suo regno per riconquistare la Sicilia. Dopo una sanguinosa guerra in cui il re dimostrò di essere disposto a tutto per riottenere il potere (si guadagnò anche l’appellativo di “Re Bomba” per aver quasi distrutto Messina a suon di bombe), la resistenza siciliana crollò ed il governo dei Borbone fu restaurato, almeno per altri 12 anni.
Chissà come sarebbe andata oggi se Alberto Amedeo avesse accettato la nomina a Re di Sicilia, forse non avremmo mai sentito parlare di Garibaldi.
Fonti: L. Isnardi – Vita di S.A.R. il Principe Ferdinando di Savoia, duca di Genova
Wikipedia – Ferdinando di Savoia-Genova
Wikipedia – Regno delle due Sicilie
Foto: Museo Torino