Costanza Chiaramonte, la regina usa e getta

La storia di questo personaggio è a dir poco singolare. Prima incoronata regina di Napoli, fu poi incredibilmente spogliata del suo titolo con un clamoroso colpo di scena. Ecco tutta la vicenda.

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Uno degli episodi più curiosi della storia siciliana riguarda Costanza Chiaramonte, giovane esponente della famosa e potentissima famiglia siciliana che alla fine del ‘300 fu protagonista, suo malgrado, di un’incredibile vicenda.
Quest’ultima fu infatti prima incoronata regina, in quanto sposa del re di Napoli, poi ripudiata pubblicamente dal marito e spogliata del suo titolo con un umiliante colpo di scena. Infine fu concessa in matrimonio dallo stesso sovrano, ad uno dei suoi vassalli.

Il motivo? Ovviamente il denaro e gli interessi politici.
Ecco la storia di Costanza, la regina usa e getta.

Un matrimonio di convenienza

Chiaramonte
Stemma dei Chiaramonte

La storia di Costanza Chiaramonte è a dir poco singolare. Nacque intorno al 1377 in quella che probabilmente era la famiglia più ricca e influente del Regno di Sicilia, proprietaria di feudi e castelli in ogni angolo dell’isola e seria contendente al trono, grazie ad una forte alleanza con un nutrito gruppo di baroni siciliani che mirava ad ostacolare il controllo degli aragonesi sulle proprie terre.

Nel 1389 arrivò una notizia che scosse non poco la nobile casata siciliana. La madre del giovane re di Napoli, Ladislao, aveva chiesto la mano della bellissima dodicenne Costanza per suo figlio, affinché diventasse regina del regno partenopeo.

Ovviamente il bell’aspetto della ragazzina non era rilevante ai fini della richiesta, visto che la corte di stirpe angioina era solo interessata alla faraonica dote stanziata dai Chiaramonte, stimata in ben 12.000 onze d’oro, l’ideale per rimpinguare le ormai impoverite casse regali.

Al padre di Costanza, Manfredi III, poco importava di perdere una così grossa somma, era un buon prezzo da pagare per mettere una corona sulla testa di sua figlia e allo stesso tempo guadagnare un potente alleato nella sua lunga lotta contro gli aragonesi.

Stipulati gli accordi tra famiglie e ambasciatori, il corteo nuziale partì da Palermo su sei galee, arrivando solennemente a Gaeta il 9 settembre 1389, dove il re e la madre li aspettavano.
Il 21 settembre furono firmati tutti i contratti matrimoniali, ma le celebrazioni ufficiali dovettero attendere circa un anno, per permettere l’instaurazione di un nuovo papa, visto che il suo appoggio all’unione matrimoniale era di fondamentale importanza (dal punto di vista politico e militare, mica religioso!).

Con la nomina e il supporto del nuovo pontefice, Bonifacio IX, il matrimonio fu finalmente celebrato il 15 Agosto 1390.

Costanza sul trono era un toccasana per gli interessi di entrambe le famiglie, che in più occasioni si aiutarono a vicenda nelle rispettive lotte interne, ma la cosa non era destinata a durare.

Uno storico voltafaccia

Costanza Chiaramonte

L’immensa fortuna dei Chiaramonte era il perfetto collante di quello che più che un matrimonio sembrava un accordo commerciale. Le cose però stavano per cambiare molto rapidamente. Nel novembre 1391 Manfredi III morì, lasciando il controllo di tutti i possedimenti al figlio Andrea, il quale si impegnò a portare avanti le battaglie di suo padre.

Nel marzo 1392 sbarcò a Palermo il re Martino d’Aragona e quasi tutti i baroni corsero a rendergli omaggio e giurare fedeltà, disattendendo gli accordi presi con Manfredi III prima della sua morte, quando avevano giurato di opporsi agli iberici anche a costo di sfoderare le armi.
Pur perdendo l’appoggio degli alleati, Andrea Chiaramonte volle continuare a combattere, rifugiandosi nel suo palazzo e inviando il proprio esercito personale a fronteggiare le potenti armate del sovrano. Ma la sua resistenza durò poco e, costretto alla resa, il primo giugno 1392 Andrea fu giustiziato nell’odierna Piazza Marina, estinguendo così la potente casata e privandola improvvisamente di tutti i suoi possedimenti.
In poco più di 6 mesi le sorti di Costanza Chiaramonte erano rovinosamente crollate.

La prima domenica di luglio, i sovrani si recarono nella cattedrale di Gaeta per assistere alla messa. Nel bel mezzo della funzione il vescovo all’improvviso tirò fuori un documento e lesse pubblicamente un clamoroso atto di ripudio nei confronti di Costanza, infliggendole anche l’ulteriore umiliazione di toglierle dal dito l’anello nuziale per riconsegnarlo a re Ladislao.

Si trattava di un colpo di scena epocale. Ma cosa era successo in realtà?

Non avendo alcun interesse a mantenere una moglie caduta in disgrazia, Ladislao si era mosso segretamente, in accordo con il papa, per annullare il proprio matrimonio e andare a caccia di un’altra ricca dote.
Il pretesto si era trovato nella minore età degli sposi al momento delle nozze.

L’affronto finale

Costanza Chiaramonte non aveva più i mezzi economici o gli appoggi politici per opporsi al volere del suo ormai ex marito e fu costretta dunque a restare in Campania come dama di corte, finché il re non decise di concederla in sposa ad uno dei suoi vassalli, Andrea Di Capua conte d’Altavilla, così come si regala un oggetto usato.

Al termine del matrimonio, celebrato nel 1395, Costanza pronunciò pubblicamente le taglienti parole che l’hanno resa famosa.

“Puoi stimarti un cavaliere davvero fortunato, poiché puoi vantarti di avere la moglie di un re come concubina”.

Del resto della vita di Costanza Chiaramonte si sa ben poco, chiudendo nell’anonimato una vita che per soli 3 anni l’ha incoronata regina.

Fonti: S. Fodale – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 30 – 1984 – su Treccani
S. Correnti – Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità della Sicilia – 1998 – Newton Compton Editori
Wikipedia.org – Costanza Chiaramonte

Foto: Depositphotos

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Samuele Schirò
Samuele Schirò
Direttore responsabile e redattore di Palermoviva. Amo Palermo per la sua storia e cultura millenaria.

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