Oggi è difficile immaginarlo, ma la prima volta che a Palermo si accendevano i lampioni era il 1745! Fino ad allora, nelle notti senza luna, la città rimaneva al buio! Un buio fitto e denso di pericoli tanto che uscire dopo il tramonto del sole, era addirittura proibito dalle leggi del tempo. Seguiamo il percorso dell’illuminazione pubblica a Palermo dai primi lampioni alla luce elettrica.
Prima dei lampioni: una città al buio
Nel mondo antico la vita si svolgeva dall’alba al tramonto per il semplice motivo che era la luce del sole che accompagnava tutte le attività quotidiane. La sera, tutti a casa con candele e lampade ad olio.
La consuetudine era regolata per legge, per cui senza una particolare licenza, nessuno poteva circolare per le strade dopo il tramonto del sole: le campane di sant’Antonio Abate e quella della torre di San Nicolò all’Albergheria, al tramonto scandivano i cinquantadue rintocchi della “Castiddana”, che avvisavano gli artigiani di chiudere le botteghe e gli operai di rientrare nelle proprie abitazioni. Le porte della città venivano chiuse e nessuno doveva circolare per le strade.
Ovviamente queste leggi venivano trasgredite più o meno ufficialmente: prostitute e gente di malaffare approfittava del buio per compiere le proprie malefatte, ma sappiamo che anche le persone “perbene”, nobiltà compresa, approfittava delle notti buie della marina per godere della libertà sessuale che si viveva a Palermo nel ‘700.
Insomma, non era proprio una bella situazione a guardarla con gli occhi di oggi: se per qualche necessità si doveva uscire dopo il tramonto, occorreva una lanterna e se si incontravano malintenzionati…
Il problema era sentito dappertutto ed infatti esistevano ordinanze e regolamenti emanate a Londra e a Parigi sin dal XV secolo, che invitavano i cittadini ad appendere lanterne davanti alle loro abitazioni in certe particolari notti e col tempo, ogni notte pena una multa in caso di inosservanza.
Quando si cominciarono ad accendere i lampioni a Palermo
Probabilmente davanti ai loro palazzi, molti nobili avevano già cominciato ad appendere delle lanterne per la loro sicurezza. Ma dovevano essere casi sporadici. Quando il Senato il 4 aprile del 1745 inaugurò i primi lampioni pubblici posizionati lungo il Cassaro, ecco che l’iniziativa piacque ai palermitani e da quel momento, chi poteva permetterselo, installò a proprie spese un lampione davanti al portone. Il Senato continuò a migliorare il servizio facendo collocare altri numerosi lampioni lungo le strade principali. Così, nel giro di pochi anni gran parte del centro cittadino venne illuminato.
Circa 100 anni dopo, Palermo notturna era illuminata da 1500 lampioni pubblici che venivano accesi per 270 notti, quelle non illuminate dal chiarore lunare.
Le lampade erano alimentate ad olio, schermate da un cilindro di vetro per evitare il tremolio della fiamma e dovevano essere accese a mano dal cosiddetto “lampionaio”, un nuovo mestiere rimasto attivo fino agli inizi del 1900!
Queste persone usavano spesso lunghi bastoni e scale per raggiungere gli alti lampioni, provvedere alla loro manutenzione, aggiungere l’olio necessario, accendere lo stoppino e poi, ogni mattina all’alba, spegnerli ad uno ad uno.
Migliorato il sistema di combustione delle lampade ad olio, lo sviluppo dell’illuminazione stradale inaugurò una nuova epoca che modificò radicalmente l’ambiente urbano e la possibilità del suo utilizzo: con la luce, le notti cittadine diventarono rapidamente più sicure, vivibili, alimentando la vita sociale.
Dalle lampade ad olio a quelle a gas
Il passaggio dalle lampade ad olio a quelle a gas fu graduale ed inizialmente osteggiato. Intanto perché l’idea di un gas infiammabile che veniva da lontano faceva paura, un po’ come oggi, e poi perché non era un combustibile facile da gestire.
Tuttavia fu una rivoluzione tecnologica inarrestabile che coinvolse tutto il mondo. Risalgono alla fine del ‘700 i primi tentativi di costruire lampade alimentate a gas, ma il primo brevetto fu registrato agli inizi del 1800 ad opera di un inventore tedesco.
Dal 1807 Londra ebbe i primi lampioni alimentati a gas e da quel momento il sistema si diffuse nel resto dell’Europa.
Palermo fu in qualche modo pioniera in Italia allineandosi a poche altre grandi città come Milano, Napoli e Torino nel passaggio alle lampade a gas.
Dai primi progetti del 1838 e dopo le prime lampade collocate nel foro Borbonico nel luglio del 1843, si dovette aspettare il 1861 per vedere concretizzato l’appalto con la ditta dei fratelli Favier per l’illuminazione dell’intera città con impianti alimentati a gas.
Il gas di città veniva prodotto, a partire dal carbone, in una officina sorta nell’area di via Tiro a Segno e serviva l’illuminazione pubblica e circa 7.500 utenti che usavano il gas per l’illuminazione privata e per la cottura dei cibi. Nel 1898 l’impresa Favier fu ceduta alla Società italiana per il Gas, fino al 1906 quando il Comune di Palermo acquistò la Società creando uno dei primi esempi di azienda municipalizzata in Italia.
Dal gas all’illuminazione elettrica
L’invenzione della lampadina ad incandescenza, nel 1878 ad opera di Thomas Edison, cambiò la storia dell’illuminazione nel mondo e modificò abitudini consolidate. Con l’avvento dell’energia elettrica fu possibile frequentare anche in orari notturni strade e luoghi aperti. Vennero riqualificati quartieri interi e si impose un servizio pubblico in grado di raggiungere capillarmente ogni zona della città anche nelle ore serali.
L’illuminazione con gas artificiale, accanto all’illuminazione elettrica, rimase tuttavia in uso fino all’inizio del ’900 ed oltre: in parte per quella magia nostalgica che questo tipo di lampioni conferiva a luoghi storici e pittoreschi, e in parte per via dei contratti vincolanti per anni che le Società fornitrici del gas avevano stipulato con i Municipi.
In Italia furono Milano e Torino ad inaugurare nel 1848 i primi impianti elettrici per la pubblica illuminazione. Palermo accese i primi lampioni elettrici il 12 gennaio 1888 in piazza Pretoria e nella piazza della Stazione Centrale inaugurata due anni prima.
Dodici anni dopo, il 2 gennaio del 1900 la rete elettrica pubblica fu ampliata con l’illuminazione di via Maqueda. Ma in entrambe le occasioni, la delusione delle persone fu manifesta come riportato dal Giornale di Sicilia del giorno dopo: la luce appariva fioca ed inconsistente quasi da rimpiangere la già scadente luce a gas.
Ma era un processo in divenire che doveva migliorare nel tempo. Nel 1928 il Municipio di Palermo stipulava il contratto di appalto della pubblica illuminazione con la Società Elettrotecnica Palermitana e da quel momento inesorabilmente sparirono e per sempre i vecchi lampioni che avevano illuminato le notti degli ultimi due secoli.
Saverio Schirò
Fonti:
- La Duca, Come dalla lanterna si passò al lampione, Giornale di Sicilia 22 aprile 1977
- E. Rossi, Storie di vita: luce ed ombra nel quotidiano, in Storia e Futuro, Rivista di Storia e Storiografia Contemporanea online 2014
- Storia dell’AMG, Azienda Municipalizzata del Gas a Palermo in amgenergia.it
- Voci “Illuminazione a gas” e “Storia della illuminazione” in wikipedia.org
Credo che quell’omino dei lampioni fosse il mio bisnonno. Come si usava a Palermo ogni famiglia aveva un soprannome. La famiglia dei LAMPIONAI.
Mio nonno, classe 1889, mi raccontava che il mio avo faceva il giardiniere e il lampionaio. Aveva piantato le palme tuttora presenti a Villa Bonanno.
Molto interessante, grazie per questa rivelazione.