Nel centenario della sua nascita viene ricordato e celebrato un insigne personaggio della poesia siciliana. La sua gente però lo ricorda per le qualità umane e soprattutto come “il professore Albano” per lunghi anni trascorsi in cattedra, come maestro di scuola elementare e maestro di vita.
22 marzo 1991 Francesco Albano muore durante il sonno.
Chi era quest’uomo ricordato come memorabile maestro di scuola e di vita? Sensibile poeta dalla forte vena popolare, educatore di rare qualità, innamorato della sua terra e della sua gente?
Era nato ad Altofonte il 1 gennaio del 1916 da una famiglia di modesti proprietari terrieri e lì insegnò nelle scuole elementari tutta una vita. Tra la sua gente, che lo rispettava. Nella sua terra che amava e nelle campagne dove si ritirava a lavorare come un contadino, o dove cercava riposo e ispirazione.
Rimasto orfano di padre quando era ancora bambino, la madre insieme al fratello maggiore Natale lo sostennero negli studi. Si diplomò all’Istituto Magistrale di Palermo e ad appena vent’anni vinse il concorso per maestro di scuola elementare……
Ma sono gli anni della Seconda Guerra Mondiale e venne chiamato alle armi come soldato semplice, una esperienza che lo segnò moltissimo anche perché perse la madre mentre era ancora lontano. Tornato al suo paese natale, riprese la sua professione e, nel 1950, si sposò con Anna Di Carlo, una sua collega, da cui ebbe due figli, Gabriella e Antonio.
Francesco Albano dedicò la sua intera vita all’insegnamento e all’accrescimento culturale dei suoi compaesani. Chi lo ebbe come maestro lo ricorda per i modi semplici e diretti di rapportarsi ai suoi alunni. E spesso parlava e insegnava in dialetto, il dialetto parchitano che gli era tanto caro. Il dialetto, di cui era un grande appassionato e studioso, e secondo lui era la chiave per una comunicazione diretta ed efficace per gli studenti di una volta abituati a parlare in siciliano.
E proprio grazie alla sua passione per la lingua siciliana, e nello specifico per il dialetto parchitano, gli fu chiesto di collaborare alla stesura del Vocabolario Siciliano, che ancora oggi è arricchito di termini specifici del paese di Altofonte.
Il poeta Francesco Albano fu cultore e conoscitore delle nostre tradizioni popolari, dell’arte e della letteratura dialettale siciliana. Lasciò il suo sapere nei tre libri “U Parcu ri Normanni”, “Sicilia ri sempri”, e Poemetti satirici siciliani, uscito postumo. E poi versi inediti e collaborazioni a varie riviste nelle quali dipingeva i quadri quotidiani del vivere in paese: i mestieri, i personaggi, le usanze e le debolezze, mostrate sempre con sottile ironia e intensa partecipazione emotiva.
Per la sua sensibilità poetica fu elevato a poeta siciliano di grande spessore. Spessore umano, prima ancora che culturale, ancora vivo nel ricordo del suo sorriso, quello con cui accompagnava sempre una battuta e la semplicità paesana che lo rese così amabile.
La sua dedizione alla cultura e all’insegnamento, gli fruttarono una speciale menzione da parte del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che gli conferì il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Un piccolo riconoscimento per i lunghi anni passati tra le cattedre ed i banchi di scuola.
Samuele Schirò