Benché sposato tre volte e (secondo un cronista assai pettegolo, Ugo Falcando) assiduo ai “piaceri amorosi”, re Ruggero II alla sua morte lasciò un solo figlio, già associato al trono, Guglielmo I, passato alla posterità come “il Malo”, nonché una figlia, presumibilmente postuma, che diventerà la “Gran Costanza”.
Riferendo i numerosi lutti che colpirono il grande re, il suo amico e cronista, il vescovo Romualdo Salernitano, commenta: “dopo che Dio omnipotente ebbe innalzato ed esaltato re Ruggero con molti felici successi […] lo flagellò…”
Dopo aver perso la prima moglie per malattia, vide morire nell’arco di un decennio quattro dei cinque figli e la figlia. Risposatosi dopo una lunga vedovanza, gli morirono, in due anni, sia la moglie che due neonati. E dopo il terzo matrimonio fu lui a spegnersi senza aver visto la figlia che nascerà qualche mese dopo (la sua ultima fatica (?) come si chiede uno storico disinvolto in un recente saggio!)
Chi erano queste sfortunate consorti, rimaste praticamente sconosciute?
Elvira di Castiglia: un felice matrimonio di stato?
Fu probabilmente un’unione felice quella tra il ventiduenne conte di Sicilia e la diciassettenne figlia del grande re di Castiglia, Alfonso VI, il Valoroso. Una giovane principessa di un lignaggio singolare.
Il padre fu un sovrano fuori dagli schemi, un eroe della Riconquista spagnola, ardito e spregiudicato, che, combattendo o alleandosi a turno con gli emiri, riuscì a riprendere Toledo ai musulmani, garantendo agli ebrei e agli islamici il mantenimento dei loro usi e delle loro religioni. Non gli fu certamente facile governare un regno multietnico e multiculturale, tanto più che la Chiesa, per il tramite di vescovi e monaci, cercava di ristabilire il predominio del rito latino. Un esempio per i nostri re normanni?
Alfonso, sposatosi già ben cinque volte, non aveva ancora un solo figlio maschio, quando una principessa andalusa, giovane vedova di un emiro di Siviglia morto in battaglia, cercò rifugio a Toledo. Il re l’accolse ben volentieri e dopo poco tempo, Zaida diventò la sua amante e gli diede un figlio, Sancio, che fu ben presto legittimato e proclamato infante. Alla morte della sposa legittima, la regina consorte Berta, Alfonso sposò la sua concubina saracena, che ricevette il battesimo e prese il nome di Isabella. Nel frattempo erano nate due bambine: Elvira e Sancia. Ahimè! il destino si doveva accanire su questa famiglia: nell’arco di due o tre anni, morì l’infante, in battaglia, poi la regina Isabella-Zaida – forse di parto – e l’anziano re Alfonso, probabilmente prostrato dal dolore. L’erede al trono era la sorellastra maggiore di Elvira, Urracca, che regnò – da re – su Castiglia e Léon.
Non sappiamo chi prese l’iniziativa di proporre questo matrimonio di Elvira, infante reale potenzialmente erede di Castiglia e Léon, con il giovane conte di Sicilia. Ruggero, prima di diventare re, circa tredici anni dopo, avrebbe dovuto conquistare la Puglia e tutta la Calabria! Nel momento dell’accordo questo matrimonio poteva essere considerato come una “mésalliance” per l’infante spagnola.
La coppia fu benedetta dall’arrivo di cinque o sei figli, nati in rapida successione, la cui cura impegnò probabilmente la giovane sposa e madre, mentre il marito conquistava il suo regno. I cronisti non dicono nulla di Elvira, se non che era molto religiosa. Sappiamo solo che fece costruire nella cattedrale di Palermo una cappella dedicata a Maria Maddalena, dove sarebbe stata sepolta, assieme ai figli.
Elvira, cresciuta a Toledo, ritrovò a Palermo un po’ dell’ambiente culturale di alto livello della sua città? Quale fu il suo contributo nel creare alla corte di Palermo quel clima multiculturale che incanta il nostro immaginario? Morì cinque anni prima dell’inaugurazione della cappella Palatina, ma vide certamente i lavori dei costruttori: ebbe una qualche influenza sulle scelte fatte nella costruzione e la decorazione di questa meraviglia? Quanto ci piacerebbe saperne di più su questa regina! Al momento della sua morte, nel febbraio del 1135, il re si chiuse nel suo appartamento per molti giorni, rifiutando di ricevere chiunque, forse colpito della stessa malattia della regina o in preda a una profonda depressione, il che viene interpretato come il segno di un vero amore!
La lunga vedovanza di Ruggero II
Ruggero rinunciò a risposarsi per ben quattordici anni. Come venne soddisfatto durante questo lungo periodo il suo gusto per “i piaceri amorosi”? Non abbiamo notizie di una qualsiasi amante o concubina e nemmeno di qualche figlio “bastardo”. Il re disponeva veramente, sul modello orientale, di quell’harem tante volte proposto in racconti più o meno fantasiosi ? O il Normanno esercitava il diritto del signore sulle operaie del suo tiraz, come raccontato in certi romanzi? Possiamo lasciare vagare la nostra fantasia…
Rimasto con un solo erede, Ruggero II sposa Sibilla
Morti, in combattimento o di malattia, gli amati figli che aveva già preparato alla sua successione, “rimase unico figlio Guglielmo, che il padre riteneva degno appena appena…” come riferisce quel temibile malelingue di Ugo Falcando. Da parte sua, Romualdo Salernitano precisa: “temendo di perderlo (il figlio Guglielmo) per la precarietà della condizione umana, decise di sposare Sibilla, sorella del duca di Borgogna…”, ma non sappiamo niente delle trattative per concludere questo matrimonio prestigioso. Dopo due anni appena, la sfortunata consorte morì di parto, assieme al neonato, e venne sepolta nell’abbazia di Cava dei Tirreni, vicino Salerno. Il suo sepolcro è ancora visibile e una certa leggenda racconta che il fantasma dell’infelice regina vaghi di notte nella cripta.
Il terzo matrimonio di re Ruggero II
In men che non si dica, l’anziano re impalmò una giovinetta del Nord della Francia, Beatrice, dei conti di Rethel, una famiglia diventata celebre durante le crociate: il re di Gerusalemme Baldovino II era, infatti, zio di Beatrice. Vale la pena citare il “lecchino” di turno, Pietro da Eboli: “Nata da nobili genitori, Beatrice […] avrebbe partorito lo splendore del giorno…” Lo stesso Pietro è l’autore di una celebre miniatura con Beatrice che allatta la sua bimba mentre il padre giace in un sepolcro.
La figlia di Ruggero viene ritenuta postuma dagli studiosi odierni, senza dare credito alla precisazione di Romualdo: “In terze nozze sposò Beatrice […] dalla quale ebbe una figlia, che chiamò Costanza.” Il soggetto del verbo “chiamò” è senza equivoco “re Ruggero”! Romualdo è un cronista molto informato, vicino alla famiglia reale. Medico di formazione e arcivescovo di Salerno, era anche un diplomatico di fiducia, spesso incaricato di trattative delicate, di cui dà resoconti dettagliati. A volte il calendario del suo Chronicon, purtroppo, non corrisponde con i calcoli degli studiosi odierni, che si debbono districare con conteggi complicati, partendo da calendari differenti, indizioni, anni a partire dall’incoronazione ecc. In ogni modo è sicuro che Costanza non conobbe il padre, ma crebbe certamente nel suo culto!
Liliane Juillerat