Tutti quanti hanno eseguito nel corso della loro vita un elettrocardiogramma (ECG). Ovviamente saperlo leggere e interpretare è compito del cardiologo che ha studiato a lungo e sa riconoscere un tracciato normale da uno patologico. Però capirne i principi e sapere distinguere le diverse onde può risultare interessante e, perché no, anche divertente.
Quindi se volete divertirvi prendete un vostro elettrocardiogramma ed insieme passo passo vedremo di capirne qualche cosa.
L’elettrocardiogramma registra l’attività elettrica del cuore
La prima cosa che dobbiamo sapere è che l’ECG registra l’attività elettrica del cuore. Infatti la contrazione del cuore umano è dovuto alla capacità delle sue fibre muscolari di accorciarsi come risultato dell’attività elettrica delle singole cellule. Ovviamente questa contrazione è regolare e sincronizzata in modo che produce una “spremitura” che spinge il sangue in circolo. L’ECG registra appunto questa attività elettrica, da dove nasce e come si propaga all’interno del cuore, quindi ci fornisce moltissime informazioni sul suo funzionamento. Naturalmente ognuno ha un cuore differente da ogni altro ma il comportamento elettrico è molto simile per cui, con piccole differenze, ogni tracciato normale presenta le stesse caratteristiche.
Queste caratteristiche si traducono sul tracciato in una serie di onde positive e negative a seconda se si sviluppano al di sopra o al di sotto della linea centrale (isoelettrica). Per convenzione queste onde sono state chiamate dalla prima all’ultima a partire dalla lettera “P”. Avremo dunque che la prima onda si chiamerà “P”, la seconda “Q”, la terza “R” e così via, fino alla “T”: altre onde, sono presenti difficilmente e dunque le ignoriamo.
Il cuore è diviso in due parti e quattro camere
Se ricordate l’anatomia, il cuore è diviso in due porzioni superiori che si chiamano atri e due inferiori ventricoli. L’attività elettrica degli atri, è evidenziata nel tracciato dalla onda “P” , l’attività elettrica dei ventricoli genera il complesso di onde “QRS”, che viene considerata un tutt’uno. Ogni “QRS” del tracciato genera quello che percepiamo come battito cardiaco. L’onda “T” mostra il ritorno delle cellule allo stato di riposo. Quindi in ogni ECG saranno presenti tanti complessi “PQRST” quanti sono i battiti cardiaci.
Prendete in mano il vostro elettrocardiogramma:
Per prima cosa verificate che ci siano 12 tracce (o in una stessa pagina o su un’unica striscia). 12 sono i punti di vista da cui viene visto il cuore (si chiamano derivazioni), per questo il grafico cambia forma da una derivazione all’altra. Le prime 6 si chiamano periferiche perché sono generate dalle pinze che si mettono nei polsi e nelle caviglie. Le altre 6 si chiamano precordiali e sono generate dalle sei pompette o elettrodi posti sul torace del paziente.
Soffermiamoci solo sulla prima traccia che si chiama D1.
Grosso modo il tracciato delle onde dovrà essere simile a quello mostrato nella figura precedente: una onda P positiva un breve tratto isoelettrico e poi il QRS con picco positivo e dopo un altro tratto isoelettrico, una onda T lunga e positiva. Se è così, è normale.
Vediamo adesso di capire il ritmo dall’elettrocardiogramma:
Il tracciato ECG viene compilato su carta millimetrata, che scorre nell’elettrocardiografo ad una velocità di 25 mm al secondo, quindi cinque quadrati da 5 mm rappresentano 1 secondo. È quindi facile immaginare come si possa immediatamente ricavare il ritmo e la frequenza cardiaca. Basta guardare i picchi QRS e verificare che la distanza da uno all’altro sia pressappoco sempre uguale per stabilire se il ritmo è regolare. Per la frequenza, prendiamo in considerazione la distanza tra due QRS: se si trovano circa tra 4 e 6 quadrati, vuol dire che la frequenza è regolare, cioè tra 50 e 75 battiti al minuto (più sono vicini, più alta è la frequenza). Ovviamente pochi millimetri di differenza sono accettabili.
Oltre questo non è compito nostro capire di più, perché è chiaro che variazioni che a noi possono sembrare eclatanti possono essere considerati normali dal cardiologo e viceversa piccolissimi segni possono dare informazioni preziosissime.
Dunque fine del divertimento e lasciamo fare a chi ne capisce per davvero e se il vostro tracciato vi sembra strano ma siete a casa vuol dire che proprio gravi non siete!
Saverio Schirò