Per Capire Palermo non basta percorrerne le strade allegre e chiassose o intrufolarsi nei suoi vicoli bui e stretti. O alzare lo sguardo per ammirare le sue bellezze architettoniche. O ascoltare gli odori e i profumi del cibo, presenti in ogni momento del giorno e della notte. Si, perché a Palermo il cibo non si guarda, non si gusta, non si odora e non si tocca, solamente. A Palermo, dovete sapere, il cibo si ascolta!
La milza, mentre sfrigola fritta nella sugna, grida. Il pesce, disteso sul proprio letto di legno e ghiaccio, borbotta qualcosa di incomprensibile. La frutta ride. E le arance… le arance più forte di tutti! I dolci… oh, i dolci cantano! Filastrocche di ricotta e canditi, nenie di cannella, serenate di cioccolato e stornelli di mandorle. Alcuni sussurrano. Altri cantano così forte che ti devi tappare le orecchie per non rimanere assordato.
Ma non divaghiamo. Torniamo all’inizio del nostro discorso.
Per Capire Palermo bisogna diventare parte di un puzzle complicatissimo, di cui non si può comprendere il disegno fino a quando tutti i pezzi non sono stati messi al loro posto. Un puzzle di cui, in realtà, nonostante gli sforzi, non è possibile trovare tutte le tessere. Un puzzle infinito e senza soluzione. Anche quando pensi di avere intuito qualcosa di una parte del disegno, alla fine scopri che ti mancano sempre una o due tessere che ti impediscono di cogliere pienamente il significato di quel frammento. E comunque, se ti concentri troppo su una parte del disegno, anche se riesci ad avvicinarti così tanto da essere sicuro di avere quasi tutti i pezzi per completarla, ti sarai allontanato troppo dalla visione generale dello schema e quindi non ti sarà possibile riuscire a comprendere la complessità del suo insieme.
Guardando distrattamente il puzzle da lontano ti sembrerà tutto confuso e astratto. Il disegno non ha sfumature. Ha contorni netti. Chiaroscuri fortissimi. Contrasti. Colori accesi e neri profondi. Si, ci sono delle zone scure o grigie. E se ti concentri solo su quelle probabilmente ti sembrerà di vederle saltare fuori dal disegno, cercando di inondare ed inglobare le zone vicine. Ma, se riesci a metterti alla giusta distanza, puoi intuire che esse sono solo una parte del puzzle e che, nonostante tutto, Palermo non può farne a meno, perché altrimenti il disegno sarebbe piatto e banale.
Non puoi Capire Palermo. O, meglio, non puoi comprenderla del tutto.
Puoi decidere di entrarne a far parte, come una tessera di un puzzle infinito ed intricato. Oppure puoi starne fuori e concentrarti su questa o quell’altra forma, perdendoti nella confusione delle linee e dei colori del disegno.
Ma non puoi Capire Palermo. O, meglio, non puoi comprenderla del tutto.
Giuseppe Mazzola