Fattura, malocchio e jettatura nella Palermo di ieri… e di oggi

Magia e superstizione che si intrecciano nella tradizione popolare

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Avete mai notato nei lapini dei venditori ambulanti a Palermo frasi del tipo “La tua invidia è la mia fortuna”? Oppure perché si dice “tocco ferro” in presenza di premonizioni catastrofiche? O ti sei mai chiesto perché è considerato uno scongiuro toccarsi i genitali? Ebbene queste sono alcune della pratiche che provengono dalla tradizione popolare a difesa di chi ci vuole fare del male usando stratagemmi magici e misteriosi come la fattura, il malocchio e la jettatura

Fattura, jettatura e malocchio non sono la stessa cosa

La jettatura (jiccari u picchiu) si riferisce ad un male arrecato senza volerlo, da una persona che porta male “costituzionalmente”: suo malgrado nuoce a chi ha la sventura di incontrarlo o averci a che fare. Tutti ricordiamo lo jettatore nel quadro dipinto da Pirandello in una delle sue famose Novelle: vestito di nero, sguardo torvo, naso adunco, magro e dinoccolato, nessuno ha voglia di averlo vicino e tanto meno di incontrarlo per strada.

La fattura è un rituale magico che servirebbe ad arrecare danno ad una persona, fino a procurarne la morte, a volte; o ad indurre una persona ad innamorarsi di un’altra (fattura d’amore). In entrambi i casi è necessario un testimone: capelli, unghie o immagini della vittima sulla quale si vuole lanciare il maleficio. 

Il malocchio, invece, proviene dall’occhio cattivo di qualcuno: una persona che per invidia vuole arrecare un danno alla vittima di turno. Il malocchio e la fattura potrebbero provenire da chiunque, persona conoscente o meno, che per ragioni personali lancia questi malefici verso gli inconsapevoli malcapitati.

A questo mondo occulto molti ancora oggi ci credono e vi ricorrono e la stessa chiesa cattolica mette in guardia ricordando che sono pratiche che si rifanno al demonio, per cui sono considerate “peccato” e dunque da evitare assolutamente.
I più, non ci credono e sorridono al leggere gli scongiuri e i rimedi che i siciliani di un tempo mettevano in atto contro il malocchio e la jettatura. Tuttavia, senza saperlo, sono ancora molti ad esserne influenzati e infatti tanti detti, comportamenti e abitudini sono entrati a far parte del nostro costume.
Andiamo a scoprirne le origini secondo le ricerche fornite da Giuseppe Pitrè.

Come si faceva il malocchio o si lanciava la fattura

Sono molti i modi conosciuti sin dall’antichità. Alcuni fai da te, semplici maledizioni lanciate a nemici o a qualcuno che aveva “fatto un torto”. I più cattivi si rivolgevano alle magare per esercitare i malefici sulle povere inconsapevoli vittime. Pratiche occulte, incantesimi, stregonerie sono note sin dagli albori delle civiltà. Non è qui il caso di approfondire l’argomento, ne citiamo solo uno, tanto curioso quanto crudele. Era un potente maleficio che doveva condurre alla morte l’avversario, vedi tu che cattiveria! “Lovu di la magarìa” veniva chiamato: un uovo di gallina veniva infilzato da decine di spilli che dovevano recare altrettante sofferenze al malcapitato; un chiodo per procurargli la morte che sarebbe avvenuta nel momento in cui l’uovo si sarebbe disfatto. Il macabro oggetto doveva essere posto sopra il tetto del nemico senza dimenticare un nastro rosso legato al chiodo affinché il maleficio non si fosse rivoltato contro se stessi.
In relazione a questa pratica è probabilmente derivato l’uso di lanciare sul tetto della vittima del sale o un gatto morto.

Cosa fare in caso si sospettasse di essere vittima di un malocchio?

Qui la superstizione popolare è ricca di pratiche volte a neutralizzare l’influsso negativo. Alcune sono molto antiche: a Palermo, nelle prigioni del Palazzo dei Normanni, fu ritrovato un foglio con dei disegni che doveva essere un “Breve”, cioè una sorta di misterioso talismano che i superstiziosi portavano addosso per scongiurare diversi mali. La tradizione popolare conosce tantissimi rimedi e tutti prevedono la recita di formule di scongiuro. Per neutralizzare l’influenza malefica di qualche invidioso, per esempio, si poteva prendere con la mano destra un vaso con un po’ di urina, a mezzanotte disporsi davanti alla porta di casa, alla finestra o sul balcone, con la mano sinistra mettere tre pizzichi di sale nel vaso e recitare tre volte questo scongiuro:

Fora malocchiu! Dintra bon’occhiu! Fora lu picchiu, dintra lu stinnicchiu. Nesci malocchiu di la casa mia, vattinni a lu profunnu di lu mari e ’nta la me casa cchiu nun ci turnari.

Si batteva per terra il piede sinistro e si lanciava l’urina per strada. Alcuni sostengono che poi bisognava sputare tre volte per terra.

Quando in una famiglia le sciagure si susseguivano una dopo l’altra, allora si pensava che poteva essere colpa di un qualche jettatore: se ci scappava il morto, il rimedio consisteva nell’aspettare la mezzanotte e buttare via un paio di scarpe vecchie: il perché non è molto chiaro.

Amuleti e talismani contro il malocchio e la jettatura

amuleto portafortunaTutti li conosciamo, tanto che non è raro trovarne appesi dietro le porte delle case, così come tutti siamo soliti fare gesti scaramantici di cui non conosciamo l’origine e la ragione.
Proviene dal messinese il detto “Ferru, capiddi e friscu”: tre metodiche per allontanare le sventure. Vediamo di che si tratta.
Chi non conosce la presunta potenza del ferro come antidoto contro le sventure? “Toccare ferro” cioè un oggetto metallico sembra possa scongiurare disastri. Se non disponibile, si può ovviare toccandosi i genitali (attenzione: vale solo per gli uomini!). Donne e uomini, invece, possono strapparsi tre capelli dal capo (o tre peli dal pube), meglio bruciarli se possibile; oppure fischiare attraverso una chiave col buco, ovviamente di quelle antiche.

Passando agli amuleti, ce ne sono tantissimi: cornetti, spicchi d’aglio, santine benedette, nastri colorati da portare al polso, chiavi antiche, punte di zabbara (aghi delle agave), cavallucci marini, denti di maiale o cinghiale…. e chi più ne ha più ne metta.
Avete mai notato che molti cavalli hanno intrecciato alla criniera un nastro rosso? Ebbene questo serve per proteggerli dalle sventure, perché anche gli animali potrebbero essere soggetti di malefici e così anche gli oggetti: le scritte sui camioncini e sui lapini dei venditori sono dei veri e propri scongiuri!
A Palermo, grande potere e rispetto viene portato alla Santuzza, per cui non è raro trovare  davanti alcune case o sui davanzali delle finestre una pietra raccolta da monte Pellegrino, “a Petra di santa Rusalia” per proteggere la casa da paventate sventure.

ferro di cavalloUn discorso a parte va fatto per il ferro di cavallo, amuleto conosciutissimo da tenere dietro la porta di casa. Deve essere un ferro caduto dalla zampa del cavallo e deve avere una estremità rotta per portare prosperità alla casa, tuttavia non tutti sanno che deve appartenere alle zampe anteriori del cavallo e non alle posteriori, come recita il detto: Ferru davanti, la casa va avanti. Ferru d’arreri la casa va n’arreri!
Eh, bisogna stare attenti!

La superstizione dei marinai

I marinai, si sa, sono sempre stati piuttosto superstiziosi e tantissimi sono gli aneddoti ed i racconti che essi sono soliti tramadarsi. Questo è proprio curioso: in antichità se la pesca andava male o una bonaccia prolungata bloccava a riva i pescherecci, ecco pronto il rimedio contro queste sventure. A portare la jettatura chissà per quale oscura ragione dovevano essere “i cornuti”, cioè i mariti traditi dalle mogli e identificati col nomignolo del celebre cornuto dell’Iliade: Menelao, il marito di Elena. 
Ecco come bisognava fare. Si doveva prendere una fune della barca, ma non una qualsiasi, esattamente quella per legare la vela minore (il terzaruolo) e si facevano tanti nodi quanti “menelao” si conoscevano: per ogni nome, ecco le sonore risate dell’equipaggio e lo sfottò sul malcapitato. Poi, con un bastone, si battevano i nodi e infine si lanciava la fune in mare. I poveri “cornuti” sentendo il dolore per i nodi sulle corna e i colpi in testa avrebbero pregato Dio affinché il vento si alzasse per muovere le imbarcazioni ferme dalla bonaccia. Forse proviene da qui il famoso detto palermitanoCurnutu e bastunatu? Francamente non ne sono sicuro, ma potrebbe.

Conclusione

Dobbiamo credere a questo mondo dell’occulto e del misterioso? Direi di no, anche se la credenza e la superstizione ci rendono cauti e un po’ preoccupati: “non si sa mai!” riecheggia una vocina dentro di noi.
L’evoluzione tecnologica, la scienza e l’avanzamento dell’istruzione, fortunatamente hanno messo un freno a queste credenze popolari, ma la psicologia umana talvolta è capricciosa e la superstizione difficile da estromettere dalla nostra cultura e così molti presunti maghi e guaritori ancora ne traggono benefici economici.
Tuttavia, che ci crediamo o no, non bisogna essere severi verso chi disperato ancora vi ricorre per trovare soluzioni a mali invincibili: quando si è in presenza di malattie difficili da curare e i rimedi della medicina sembrano fallire, ecco che ci si aggrappa a qualsiasi speranza pur di trovare una soluzione ed i mali cominciano ad essere immaginati come provenienti dal mondo oscuro dell’ignoto.

Saverio Schirò

Fonti:

G.Pitrè, La famiglia, la casa, la vita del popolo siciliano, Palermo 1870-1913

La fattura (magia) in Wikipedia.org https://it.wikipedia.org/wiki/Fattura_(magia)

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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