Le origini della focaccia sono molto antiche; già fenici, cartaginesi e greci utilizzando farine di orzo, di segale e di miglio ne cuocevano al fuoco; e dal latino focus deriva l’etimologia di focaccia; nell’antica Roma le focacce venivano offerte agli dei ed in epoca rinascimentale consumate insieme al vino nei banchetti di nozze.
Come il pane, ma più ricca per via dei grassi, olio o strutto, utilizzato per l’impasto o per il condimento, in Italia è da sempre particolarmente diffusa.
In Sicilia la tradizione della focaccia risulta ricollegabile al mito greco di Demetra e Core, alle quali in primavera si faceva dono votivo.
Il mito racconta della giovane dea Core (Proserpina o Persefone) rapita, mentre raccoglie gigli bianchi e viole nei pressi del lago di Pergusa (Enna) da Plutone, di lei invaghitosi, e condotta nel profondo Tartaro. La madre Demetra (o Cerere) cerca la figlia ovunque e non trovandola, dà la colpa a tutta la terra e ancor di più alla Sicilia; distrugge i campi di grano e la rende arida; finchè Giove non le concederà di poter ritrovare la dea ogni anno in primavera. È proprio durante le Tesmoforie, feste di primavera in onore di Demetra e Core, che gli abitanti della terra greca di Sicilia offrissero alle dee particolari focacce di sesamo e miele (mylloi).
Il rito era talmente sentito che monete, statuine in argilla, vasi dipinti dell’epoca riportassero l’iconografia delle dee Demetra e Core nell’atto di tenere in mano una focaccia, invece delle consuete immagini simboliche della spighe e del maialino.
Ritorno del divino, morte e risurrezione sono gli ambiti concettuali lambiti da questa tradizione, mentre alla base dell’offerta delle focacce alla dea Demetra sta il procurarsi benevolenza e protezione dei raccolti dalla carestia.
Lo stesso Cicerone scriveva che la Sicilia appartenesse alla dea del pane Demetra e che quando al tempio di Enna fu sottratta dal governatore Verre l’immagine della dea, una grande carestia avesse imperversato sulla Sicilia.
Si tramanda che una statua a Demetra (scolpita da Giuseppe Orlando) fosse stata eretta nel 1756 a Catania per scongiurare la terra dal proseguire di una temibile carestia, finchè ”come una volta facesse piovere dal marmo ricchezza alla città” Anna Marfia
Fonte: Pani e dolci di sicilia di Antonino Uccello
RICETTA
Ingredienti
per l’impasto
- 350 gr di farina tipo 0
- 1/2 cucchiaino di sale
- 2 cucchiaini di zucchero
- 1 cucchiaio di olio di oliva
- 7 gr di lievito secco per pizza
- 210 ml di acqua tiepida
per la copertura
- 2 cucchiai di olio di oliva
- sale grosso
- rosmarino
- Preparazione
Lavorare insieme farina, sale, lievito unito con due cucchiaini di zucchero. Unire a filo l’acqua tiepida e l’olio fino a ottenere un composto elastico. Coprire e lasciare lievitare per circa un’ora al caldo. Passata l’ora, riprendere l’impasto e rilavorarlo brevemente. Quindi stenderlo in una teglia unta di olio. Coprire e lasciare lievitare per 20 minuti. Formare con un dito delle profonde fossette e far lievitare un’ultima volta per 10 minuti. Irrorare la focaccia con l’olio e cospargetela con il sale grosso, quindi infornate a 200° per 25 minuti.