Tra le migliaia di storie che riguardano la nostra Sicilia, una non molto conosciuta riguarda il soggiorno di re Riccardo Cuor di Leone a Messina, dove avrebbe dovuto fare una breve sosta prima di ripartire (riposato) alla volta della Terra Santa dove lo attendeva la Terza Crociata.
In realtà la permanenza del sovrano inglese sull’isola si protrasse per ben 6 mesi, un intero inverno pieno di eventi inattesi. Secondo una nota leggenda, durante il suo soggiorno il re avrebbe regalato la mitica spada Excalibur all’allora re di Sicilia Tancredi.
Scopriamo insieme questa interessante storia.
Riccardo Cuor di Leone in Sicilia

Nel settembre 1190, il re Riccardo I d’Inghilterra (detto Cuor di Leone) fece tappa a Messina con il suo esercito, prima di ripartire verso Gerusalemme per quella che sarebbe passata alla storia come la Crociata dei Re.
Oltre che essere già prevista per riposare e fare provviste in vista della destinazione finale, la sosta in Sicilia fu anche obbligata dalle pessime condizioni del mare, che avrebbe reso la traversata lunga e difficoltosa, rappresentando un rischio per l’integrità fisica e morale delle truppe.
Inoltre re Riccardo aveva un importante affare in sospeso che lo attendeva sull’isola. Sua sorella Giovanna, ex regina consorte di Sicilia in quanto moglie di Guglielmo II, era rimasta vedova da quasi un anno e, non avendo avuto figli, aveva diritto alla restituzione della sua dote.
Tuttavia il nuovo re di Sicilia, Tancredi, non solo non le aveva dato ciò che le era dovuto, ma l’aveva anche fatta rinchiudere nel Castello della Zisa, dove la teneva prigioniera.
Re Riccardo mise subito in chiaro la situazione, dando allo stesso tempo una prova di forza.
Appena sbarcati a Messina, i soldati inglesi fecero quello che di solito fa un esercito accampato in una città straniera, iniziarono a creare disordini, secondo alcune fonti non perdendo l’occasione di stuprare le donne e saccheggiare le case dei civili.
Questo comportamento causò la rivolta dei messinesi, soprattutto da parte di uno dei gruppi più influenti, i cosiddetti Grifoni, frangia di origine bizantina che controllava il potere politico ed economico della città e che vedeva nelle truppe d’Oltremanica gli eredi di quei Normanni con cui da sempre non correva buon sangue. Quel giorno molti inglesi furono catturati ed uccisi dalla folla.
In tutta risposta Riccardo non perse l’occasione per mobilitare le sue truppe, sedando la sommossa e prendendo il possesso della città. Contestualmente fece costruire sulla Rocca Guelfonia un grande castello in legno a cui fu dato l’emblematico nome di “Matagrifone” (l’ammazza greci), per rafforzare la difesa in caso di attacchi, ma soprattutto per mostrare il suo potere con un simbolo che fosse ben evidente e visibile anche da lontano.
Tancredi a questo punto fu costretto a fare il suo dovere, radunando il suo esercito e iniziando la sua marcia verso Messina.
L’incontro con Tancredi e la leggenda di Excalibur
Nonostante re Tancredi avesse radunato un nutrito esercito, l’idea di muovere guerra contro il potente sovrano inglese si dimostrò pessima sin dal principio, sia per la potenza delle truppe avversarie, sia per la difficoltà e il controsenso di assaltare una città tutto sommato propria. Per queste e per molte altre ragioni si decise pertanto di ricorrere alla diplomazia.
I re di Inghilterra e di Sicilia si incontrarono per trattare.
Oltre alla liberazione di Giovanna d’Inghilterra, Tancredi acconsentì al pagamento di 40000 once d’oro, la cui metà rappresentava il risarcimento della dote contesa, mentre l’altra metà fu elargita in cambio della preziosa alleanza degli inglesi.
L’accordo prevedeva l’appoggio di Riccardo nella guerra di successione al trono di Sicilia tra Tancredi, ultimo erede maschio ma illegittimo dei re normanni, e il tedesco Enrico VI di Svevia che avendo sposato la regina designata Costanza d’Altavilla, adesso ambiva all’acquisizione del regno siciliano.

L’accordo fu suggellato anche da una promessa di matrimonio, tra una delle figlie di Tancredi e Arturo, il nipote di re Riccardo.
Secondo una versione leggendaria di questa storia, alla fine del suo movimentato soggiorno in Sicilia, Riccardo Cuor di Leone fece un regalo a Tancredi in segno di amicizia. Si trattava di Excalibur, la mitica spada nella roccia.
Naturalmente la favola di re Artù era nota come tale già a quei tempi, pertanto Tancredi non credette all’autenticità di quella reliquia, tuttavia la tenne per il suo valore diplomatico, nonché per rammentare l’alto costo che quell’accordo aveva avuto per le casse reali.
Qualche tempo dopo il re di Sicilia avrebbe rivalutato il valore di quel dono. Da quando se ne era separato, a re Riccardo non ne andava bene una. La sua flotta era stata distrutta da una tempesta e le navi che trasportavano l’oro, la sorella Giovanna e la sua promessa sposa, caddero in mano al governatore di Cipro, in più la crociata si rivelò particolarmente insidiosa e suo fratello Giovanni Senzaterra complottò per usurpare il trono d’Inghilterra. Infine, durante il viaggio di ritorno verso casa, Riccardo fu catturato dagli austriaci e liberato solo dietro un oneroso riscatto.
Dall’altra parte Tancredi invece ottenne insperate fortune, resistendo a lungo alle insidie del potentissimo esercito imperiale di Enrico VI e dei suoi alleati, vincendo battaglie che lo vedevano fortemente sfavorito, in un’occasione anche grazie ad una misteriosa pestilenza che decimò improvvisamente le truppe nemiche.
Forse la spada aveva davvero un potere sovrannaturale.
Fonti: Wikipedia.org – Riccardo I d’Inghilterra
Wikipedia.org – Tancredi di Sicilia
Gazzetta del Sud – Riccardo Cuor di Leone a Messina
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