Mille nomi per un luogo unico, collocato nel cuore di Palermo e dei palermitani. Parliamo dello stadio “Renzo Barbera”, nella zona nord del capoluogo siciliano. Tanti nomi, sì: perché in meno di un secolo di vita, il feudo dei tifosi rosanero – ma pure dei tanti appassionati di grandi concerti – ha cambiato denominazione almeno una mezza dozzina di volte.
Un’anomalia tutta palermitana che però ha attirato l’attenzione di tanti, anche non siciliani, per la sua storia quasi leggendaria. Una passione, quella per lo stadio di casa, cresciuta ancor di più negli ultimi mesi vista l’impossibilità di assistere fisicamente a una partita di calcio dei rosanero. Attualmente, il Palermo milita nel girone C di serie C, un campionato sempre molto agguerrito che ospita squadre importanti.
Se il calcio dal vivo, per ora resta off limits, tanto vale buttarsi sulla storia. E di storie, il “Barbera”, ne può raccontare tante: a partire dalla sua fondazione datata 24 gennaio 1932. Lo stadio palermitano, firmato dall’architetto Giovanbattista Santangelo, fu in realtà completato solo nel 1948. Durante l’epoca fascista, il nome scelto dal regime fu molto autarchico: “Littorio”. Ancora durante il periodo di Mussolini ci fu il primo cambio di denominazione: nel 1937 divenne il “Michele Marrone”, ex calciatore del Palermo e bersagliere.
Liberata l’Italia, il terzo cambio: lo stadio venne dedicato “Ai caduti di tutte le guerre”. Durò poco, nei mesi successivi la quarta denominazione: stavolta a “Dino Pirandello”, un calciatore palermitano deceduto dopo un Lazio – Napoli.
Anche questo nome durò poco, ma la quinta variazione fu però più generica e infatti resistette per svariati decenni. Lo “Stadio Comunale di Palermo” riuscì a valicare il millennio, iscrivendo il proprio nome anche nella storia della musica. Tra fine anni Settanta e le porte del Duemila, l’impianto siciliano ospitò infatti una serie di grandi concerti che videro: Frank Zappa, Duran Duran e Frank Sinatra, oltre agli italiani Claudio Baglioni e Vasco Rossi.
L’ultimo cambio arrivò una ventina d’anni fa, nel 2002, con la scelta di ricordare per sempre Renzo Barbera: storico presidente del club rosanero a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Una denominazione che resiste ancora.
Anche se in realtà c’è un altro nome, mai reso ufficiale, con cui i palermitani chiamano il “loro” stadio fin dall’inaugurazione: “La Favorita”. Perché? Semplice, capace di contenere fino a 36.365 spettatori, l’impianto fu realizzato all’interno della “Reale Tenuta La Favorita”, un grande parco verde con diversi edifici realizzato dal Re Ferdinando I di Borbone nel 1799.