Davanti alla Cattedrale di Palermo, più o meno dove adesso si trova la statua di Santa Rosalia, un tempo vi era la grande fontana del Duomo, anche nota come “Fontana dei Tre Vecchioni”, un monumento di origine antichissima che per secoli ha dominato il Piano della Cattedrale.
Qual è la storia di questa fontana? E che fine ha fatto?
La Fontana dei Tre Vecchioni, tra storia e leggenda.
Le origini
La storia circa le origini di questa fontanaè più antica della cattedrale stessa. Secondo quanto narra la leggenda, infatti, i fondi per la costruzione dell’imponente edificio simbolo di Palermo, furono frutto di una fortunata trovatura.
Si dice che durante i lavori di costruzione del monastero di Santo Spirito, nel 1172, scavando nel terreno fu ritrovata un’antica fontana, ricolma di monete d’oro. Tale tesoro fu interpretato come un dono di Dio e pertanto fu utilizzato per finanziare la costruzione della più grande chiesa della città.
A memoria del miracoloso ritrovamento, la fontana contenente il denaro fu estratta dal terreno e ricollocata proprio nel piano della cattedrale, con un vivace getto d’acqua proveniente dall’alto a raffigurare la grazia divina che era piovuta dal cielo.
Che questa storia sia vera oppure no, sappiamo per certo che già in epoca tardo-medievale la fontana si trovava al suo posto, come riferiscono numerose fonti dell’epoca.
L’aspetto originale della fontana, o almeno nella versione più antica che conosciamo, era caratterizzato dalla presenza di tre statue antropomorfe, tre uomini anziani che sorreggevano una cesta di frutta e fiori, sopra una conca con su inciso il motto biblico “Vanitas vanitatum et omnia vanitas” (ovvero “vanità delle vanità, tutto è vanità”, secondo alcuni un riferimento alla decisione di utilizzare il tesoro ritrovato per costruire la cattedrale e non per l’acquisto di beni terreni).
All’interno di questa vasca si trovava una colonna ornata da stemmi civici palermitani, sulla quale era adagiata una conca più piccola, dalla quale scaturiva lo zampillo d’acqua.
Sulla simbologia dei tre uomini anziani troviamo riscontro in un’epigramma del gesuita Don Cesare Acquaviva, che identifica le tre statue come i tre promontori della Sicilia, Lilibeo, Pachino e Peloro, nell’atto di sostenere Palermo come città regina dell’Isola.
“Io Lilibeo effondo le acque da questa conca / Io Pachino effondo le acque da questa fontana / Io Peloro effondo dall’alto le acque / affinché tu Felice Palermo sia la città / principale della Trinacria / diamo scettro e corona splendidi al tuo capo / ed ecco esultanti ti diamo doni di fiori / e di messi: prendi questi splendidi doni / che vengono dalla terra sicula”.
Ecco spiegato perché la fontana del Duomo era popolarmente chiamata Fontana dei Tre Vecchioni.
I restauri seicenteschi
Fontana dei Tre Vecchioni – Riproduzione di Paolo Basile riportata su Palermo Felicissima di Nino Basile
Nella seconda metà del ‘600, viste condizioni non ottimali del monumento che si mostrava annerito e rovinato in più punti, si decise di procedere con un’opera di restauro non conservativo, che prevedeva la completa sostituzione di alcuni elementi in favore di nuovi componenti appositamente realizzati, su disegno ed indicazione dell’architetto del Senato Paolo Amato.
Il nuovo progetto prevedeva la sostituzione della cesta di frutta con una vasca a tre conche, sulla quale era posta una statua dell’Immacolata alta circa un metro. Questa stava in piedi su un’aquila a due teste con le ali spiegate, nell’atto di schiacciare un’idra o dragone identificato come il serpente del peccato originale. Dalle fauci del mostro sgorgava l’acqua che alimentava la fontana.
La vasca originale recante il motto in latino, così come le statue dei “vecchioni”, furono ripuliti e mantenuti al loro posto, mentre la più grande vasca inferiore fu completamente rifatta in marmo grigio (probabilmente di Billiemi) e ricoperta con mattoni smaltati di Valenza.
Il 4 maggio 1685 la nuova Fontana dei Tre Vecchioni fu inaugurata solennemente.
Gli anni successivi
La fontana, nella sua nuova veste, rimase al centro del piano della Cattedrale per circa 50 anni. Poi si decise che quel posto d’onore dovesse essere occupato dalla patrona di Palermo, Santa Rosalia, rappresentata dallo scultore Vincenzo Vitagliano nella statua ancora oggi presente in quel luogo.
In questa occasione si decise di spostare la fontana su un lato della stessa piazza, facendone costruire una “gemella” da collocare simmetricamente sul lato opposto. In questa occasione la statua dell’Immacolata fu spostata in cima al frontone del portico e sulle fontane venne collocato un putto a cavallo del dragone.
Della seconda fontana si sono perse le tracce, visto che già nei dipinti del 1770 non viene più rappresentata, mentre l’originale venne tragicamente smantellata nel 1773, dato che per ragioni non ben precisate era divenuta decadente e priva di parecchi elementi.
La statua dell’Immacolata, rimossa dal frontone, venne ricollocata sopra il portale quattrocentesco situato dietro l’abside, su piazza Sett’Angeli.
Questo fu danneggiato nei bombardamenti americani e britannici del 1943 e dopo il restauro, avvenuto alla fine degli anni ‘50, anche l’ultimo pezzo della fontana andò perduto.
Fonti e immagini: E. Continella – La “Fontana dei Tre Vecchioni” nel Piano della Cattedrale di Palermo
N. Basile – Palermo Felicissima: divagazioni d’arte e di storia, serie 2 – 1932
A. Mongitore – Diario della città di Palermo dal sec. XVI al XIX