“La creazione”
“La creazione” è stata la nostra opera prima (chiedendo scusa ai Pooh per la citazione).
In ogni occasione in parrocchia facevamo finta di avere tante cose da proporre, alla fine dicevamo “E se facessimo la Creazione?” sapendo che tutti avrebbero detto sì, perfino il nostro parroco Don Enzo Monaco (il padrino di cresima di Giuseppe). L’abbiamo presentata addirittura in uno di quegli incontri interparrocchiali annuali, in cui ogni gruppo della singola Parrocchia portava in scena un piccolo saggio preparato per mesi. Incredibilmente la nostra era stata indicata come l’opera migliore dal giudice di quell’anno, il compianto Don Lillo Tubolino, che è stato tra i nostri primi estimatori. Per dirla fino in fondo, in quella occasione abbiamo chiesto aiuto a degli amici del gruppo per interpretare qualche personaggio.
Noi eravamo tre ma se considerate Adamo (che ho sempre fatto io) Eva (che ha sempre fatto Giorgio) Caino e l’Albero (che ha sempre fatto Giuseppe), restavano da interpretare (per evitare una sciarada di cambi che facevamo noi 3): il serpente, Abele, il cervo e il giornalista. Gli amici ci hanno proprio “aiutato” in modo esemplare: infatti il serpente (Francesco Toscano di cui parleremo) a sorpresa? lo fece imitando senza motivo un canguro parlando con la stessa voce in falsetto di Eva, ovviamente creando scompiglio; il cervo (Diego Corso) che non aveva trovato le corna adatte si era messo un colapasta in testa dicendo che si era fatto le corna a caschetto facendo ridere tutti e Abele (Vittorio Vaglica) che, dopo una morte durata minuti fino a sentire in sala qualcuno che diceva “ma quando muore questo?”, finalmente morto rideva da terra.
Purtroppo, come accade spesso, le certezze cominciano a scricchiolare e anche la Creazione presentava una certa stanchezza. In qualche spettacolo il pubblico non rideva più nei punti dove ci aspettavamo e improvvisamente non è più un capolavoro indiscusso.
-Sarà l’ora di dargli una pausa. Dice il saggio Giuseppe
-per poi riproporla con tutto il suo vigore dice il sempre speranzoso Giorgio
Ma dalle ceneri di qualcosa inizia un periodo di fecondità: la scrittura di altri pezzi come la 500, il poeta Fiorello di Paola, il bambino, le galline, il gelato, l’impresario, ecc.
Mi ricordo la morte quasi definitiva della “Creazione”. Dicesi morte di un pezzo quando lo riprendi dopo tempo e ti aspetti che possa trasmetterti, e soprattutto trasmettere al pubblico, tutto il suo vigore, suscitando la ricercata “risata” … e invece tutto questo, non solo non avviene, ma leggi nelle facce degli spettatori domande del tipo: “ma da dove l’hanno presa questa non bellissima scenetta?”.
- Ma da dove è venuta fuori sta cacata? Giorgio hai ragione, non trovavo le parole!
Questo avvenne a distanza di tempo, circa nell’88, dopo aver fatto delle serate al “Dag”, famoso Pub della Palermo di quell’epoca.
A proposito del Dag, in una serata, alla fine dello spettacolo, ci avvisano che Al Pacino e John Savage (che stavano girando il Padrino parte III a Palermo) avevano visto il nostro spettacolo e ci volevano al loro tavolo per offrirci da bere. Ovviamente ci sembrava uno scherzo e siamo andati verso il tavolo ridendo e invece erano davvero loro. Ci siamo seduti e ci hanno detto che si erano pure divertiti, purtroppo non abbiamo foto perché il cellulare non c’era…
Ma andiamo ai fatti: alla richiesta del locale citato di un repertorio diverso abbiamo rispolverato la “Creazione”.
Epilogo: 1^ tempo, la Creazione = gelo totale
2^ tempo, lo stesso spettacolo della settimana prima = grande successo, anzi il proprietario ci disse: “Vi rivoglio di nuovo la prossima settimana…ma fate solo lo spettacolo che avete già fatto, lasciate a casa serpenti, alberi ecc.”
-L’avevo detto io! Ma quando mai Giorgio! Tu eri quello che diceva di riprenderla
-Veramente ero io quello che dicevo di buttarla! Onestamente devo ancora trovare un pezzo che ti piaccia profondamente Giuseppe.
Ma “la Creazione”, l’opera che ci aveva fatto sognare con le mille risate, con gli altri due che cercavano di farmi ridere ad ogni imprevisto (tipo Giuseppe che invece di mele comprava banane, Giorgio che invece di darmi un bicchiere d’acqua, per farmi scendere il pomo d’Adamo, me la lancia addosso bagnandomi tutto), con il pubblico che rideva, con i complimenti, erano solo illusioni? O forse è solo che il vento si porta via i ricordi ed è meglio lasciarli lì a consolarci nei momenti bui.
Come dice la nota canzone di Ron/Dalla “Una città per cantare” (cover del brano The Road di Danny O’Keefe) “raccontare dei successi e dei fischi non parlarne mai”, invece a noi, in queste storie, piace raccontare di più le cose buffe e non fare una sorta di stucchevole autocelebrazione di un gruppo. Tuttavia fa piacere incontrare gente ai nostri spettacoli che ci dice “vi seguo dai tempi del Dag o del Carpe Diem o dell’Orso Bruno ecc.” (altri locali dei quali parleremo) “Vi vedevo sempre a Grand Hotel Cabaret” e raccontare di quei tempi attraverso la nostra piccola esperienza ci fa sentire più vicini, soprattutto in questo periodo di lunga assenza dai palcoscenici.
Onestamente non siamo mai stati, in quasi 40 anni, così tanto tempo senza fare uno spettacolo.
Come è finita la Creazione? In qualche parrocchia l’hanno recitata alcuni giovani e devo dire che, con grande stupore, si sono divertiti nel farlo e il pubblico ha molto gradito.
Forse era troppo avanti per i nostri tempi o forse eravamo noi che non ci credevamo più…magari un giorno la rifaremo
-In un’altra vita o senza di me! Dice l’incorreggibile Giuseppe e forse ha ragione…
Mi ricordo quel lontano ’88, ogni parrocchia portava in scena un pezzo di teatro, eravamo 7 parrocchie in gara presso l’istituto San Giuseppe in Corso Tukory, ed era organizzato dal mio allora parroco Don Lillo Tubolino, che mi chiese di rappresentare un sketch insieme ad un mio amico Piero Formisani, il pezzo era “non giudicare”, invece si giudicava, mettendo sempre la premessa,” non per giudicare”, noi eravamo dietro di voi, mi ricordo le risate di tutti noi con la vostra “creazione minuto per minuto”.