Il cinema è sicuramente qualcosa che affascina tutti.
Pensate che il grandissimo Massimo Troisi, dopo aver fatto meravigliosamente bene il cabaret con il trio della Smorfia, si è dedicato anima e corpo al cinema, abbandonando il cabaret. Aldo Giovanni e Giacomo, dopo anni di cabaret, fulminati dal cinema hanno fatto le due cose, ma sicuramente dedicando più tempo ed energia al cinema. Potrei stare ore a citare esempi, come Verdone, Ficarra e Picone, Cochi e Renato, ecc.
Noi, a dire il vero, abbiamo sempre avuto un rapporto con il cinema simile a quello avuto con la TV (per chi volesse può andare a dare un’occhiata alla puntata N.18): sostanzialmente ciò che si svolge senza pubblico non ci entusiasma.
Abbiamo fatto in tutto credo un paio di provini, senza provare la scena prima e soprattutto senza crederci fino in fondo. Questo non significa che non abbiamo preso parte a dei film, sostanzialmente alcuni amici ci hanno chiamato per fare delle piccole parti nei loro film e avevano già in mente la parte ed il personaggio che avremmo dovuto interpretare.
Andiamo per ordine, piccole particine in film locali le avevamo fatte, ma il primo film nazionale è stato “Il 7 e l’8” di Ficarra e Picone. Ricordo che Salvo e Valentino ci chiamarono per dirci che avrebbero girato un film e che pensavano tre parti adatte a noi. Ci chiesero di non dire nulla, soprattutto perché può capitare che giri delle parti e poi nel montaggio non si riescono ad inserire, ti mettono nei titoli di coda ma non compari nel film. Ovviamente la nostra discrezione fu totale…tutta l’estate girando le piazze alla fine degli spettacoli, dapprima con discrezione, successivamente sempre meno, dicevamo qualcosa di un progetto importante, di una sorpresa, di un piccolo cammeo in un film di nostri amici, una piccola particina nel prossimo film di Ficarra e Picone, fino ad arrivare a dire che quasi quasi Salvo e Valentino facevano una piccola parte nel nostro film. È sempre così, le cose ti scappano di mano.
Finalmente si arriva sul set. Riepiloghiamo: io e Giuseppe interpretavamo due avventori che litigavano per un incidente a causa del fatto che Salvo rubava i cartelli stradali e questo si ripeteva in due scene. Facevamo battute carine come: “Lei è un cornuto” e io che rispondevo: “Misuri le parole” e lui che ribatteva: “Le ho misurate ed è risultato cornuto preciso” e seguiva una lite con battute del tipo “Cornuto con la q”. Giorgio invece faceva l’operaio che montava i cartelli stradali ed era in buoni rapporti con il personaggio di Salvo, che era quello che li rubava, con la battuta in cui Giorgio diceva: “Lo vede questo cartello? Nemmeno il tempo di montarlo che lo smontano” e Salvo che gli diceva: “E lei lo stringa meno forte!” e Giorgio che per tutta risposta gli dava la stretta finale. C’era anche il dialogo tra Salvo, Valentino, Eleonora Abbagnato e Giorgio sul fatto che “L’ha soltanto accompagnata”.
Uno potrebbe pensare che per girare queste piccole scene basterebbero un paio d’ore per farle bene… invece le scene hanno richiesto due giornate da dodici ore di presenza sul set. Sicuramente è stato carino mangiare insieme a Salvo e Valentino, chiacchierare con gli altri, abbiamo avuto un giusto compenso ma noi, abituati al mondo del cabaret dove il tempo è sicuramente gestibile, ci siamo subito resi conto che non è sicuramente possibile fare cinema come il cabaret. Lavorando bisogna avere tantissimi giorni di ferie… per cui.
Tra l’altro la cosa che abbiamo sempre creduto è che se il pubblico ti vede come comico non è bellissimo che ti veda fare una scena che lo disorienti in un film. Per capire meglio: quelli della nostra generazione siamo cresciuti con il mito di Gesù di Nazaret di Zeffirelli, interpretato egregiamente da Robert Powell. Il giorno che lo stesso attore interpretò il film su D’Annunzio con qualche scena osé tutti gridammo allo scandalo. Ecco la nostra idea, per cui i pochi film che abbiamo girato ci siamo guardati bene nel fare scene che non avessero un fondo comico.
Come nel film, sempre di Ficarra e Picone, “Andiamo a quel paese” dove Giuseppe interpreta un fruttivendolo, Giorgio un traslocatore ed io il vicino di casa a cui Salvo era molto legato, poiché era attaccato al contatore della luce. Anche qui per recitare in pochi secondi di film siamo arrivati addirittura la sera prima a Noto, abbiamo girato dodici ore in una Siracusa rovente (44 gradi), con la conferma che il cinema, tolto il piacere di girare con degli amici, non era la nostra strada maestra.
Qualche altro film lo abbiamo fatto ad esempio con Giovanni Cangialosi, mi ricordo la scena in cui io facevo il maître di un ristorante o quando io e Giuseppe in una scena di un film western restammo quasi nudi.
Ultimamente si è presentata l’opportunità di recitare la parte di un boss nel film del mio amico Angelo Faraci e, come al solito, vi era da una parte il piacere di farla e dall’altra la regola del non disorientare il pubblico. Con la libertà che mi è stata concessa da Angelo la questione è stata risolta: ho fatto delle battute facendo diventare la scena comica.
–A me piacerebbe fare un giorno un film drammatico dove la gente piange tutto il tempo. Giuseppe purtroppo con la faccia e la mimica che ti ritrovi pure se interpretassi “Anche i ricchi piangono” dopo un po’ riderebbero tutti, pure i tristi. –Io invece sono un vero attore faccio piangere e ridere. Grazie a Dio fai più ridere, altrimenti sarebbe un problema per un trio comico.