Lo scandaloso caso di Villa Deliella

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Alla fine del novembre 1959 un frenetico via vai di mezzi e operai stava per svolgere uno degli scempi architettonici più gravi della nostra storia, la demolizione di Villa Deliella.

Questo splendido edificio liberty, costruito a piazza Croci su progetto dell’architetto Ernesto Basile, era destinato a diventare il simbolo di un periodo nero per la nostra città, il decennio meglio noto come il “Sacco di Palermo”.

Ecco gli eventi che portarono a questo scandaloso finale, destinato ad avere un’eco che si protrae fino ai giorni nostri.

Il quadro storico

A partire dal secondo dopoguerra, Palermo, come tutte le altre grandi città italiane, si vide costretta a far fronte ad un improvviso incremento demografico. Le campagne e i centri rurali, ancora fortemente segnati dalla guerra, non avevano più nulla da offrire ai propri abitanti, che si videro così costretti a emigrare in massa in cerca di una nuova vita.
Mentre alcuni preferirono lasciare la Sicilia, stabilendosi al nord Italia, in Svizzera, Germania, Stati Uniti e Argentina, altri semplicemente si trasferirono nella grande città più vicina.
Fu così che la popolazione di Palermo crebbe al ritmo di 100,000 nuovi abitanti ogni 10 anni, fino quasi a raddoppiare rispetto all’ultimo censimento svolto prima della guerra.

Naturalmente questa forte ondata migratoria verso le grandi città, costrinse le istituzioni a far fronte alle nuove esigenze demografiche, progettando nuovi spazi abitativi nelle aree rurali circostanti ed inglobando nel tessuto urbano i piccoli borghi fino ad allora limitrofi e indipendenti.

Dunque fu a tal proposito che il comune di Palermo iniziò a lavorare alla stesura di un nuovo piano regolatore, che permettesse di gestire una massiccia espansione della città. A tale progetto, iniziato nel 1956, lavorarono illustri architetti ed accademici, realizzando quello che all’inizio doveva essere un piano di costruzione illuminato e rispettoso del verde e dei beni architettonici esistenti.

Tuttavia un tale faraonico progetto era un affare multimiliardario nel quale i “soliti noti” non tardarono ad intromettersi, cambiando ben presto il progetto iniziale in favore di rapporti clientelari indiscriminati, volti a lucrare anche sulle bellezze storiche. La Palermo “nuova”, fino a quel momento era infatti caratterizzata dalla presenza di numerosi villini e giardini privati, che improvvisamente divennero appetibilissime zone edificabili poco distanti dal centro.

E fu così che il Sacco di Palermo ebbe inizio.

Il caso di Villa Deliella

villa Deliella
Villa Deliella – Progetto di Ernesto Basile

La bellissima Villa Deliella, era un edificio di proprietà del barone Franco Lanza di Scalea, costruito per i principi Deliella su progetto di Ernesto Basile. La realizzazione dell’edificio, ad opera di Salvatore Rutelli, fu completata nel 1909, divenendo una delle ville liberty più pregiate della zona. Oltre al suo valore architettonico, l’immobile era arricchito dagli arredi dello Studio Ducrot, da maioliche raffinate, elaborate ringhiere in ferro battuto ed altri eleganti elementi di pregio.

Al momento della stesura dell’ormai famoso piano regolatore che doveva gestire l’espansione di Palermo, Villa Deliella era stata giustamente vincolata dall’assessorato ai beni culturali della Regione Siciliana, in quando opera del Basile; così inizialmente fu previsto un suo utilizzo come giardino pubblico, che avrebbe quindi richiesto un esproprio o un’acquisizione pubblica del bene, al fine di preservarlo.

Ma ecco il colpo di genio (del male).

Nel 1959 il comune di Palermo, nella figura del sindaco Salvo Lima e dell’assessore ai lavori pubblici Vito Ciancimino, riuscì a far revocare il vincolo imposto dalla Regione grazie a un cavillo. La tutela storico-architettonica poteva essere applicata a edifici di oltre 50 anni; la costruzione di Villa Deliella era avvenuta esattamente 50 anni prima, dunque quel vincolo non sarebbe stato valido fino all’1 gennaio 1960. In più la sua destinazione d’uso fu cambiata da giardino pubblico a giardino privato (passaggio preventivo all’approvazione di una nuova area edificabile).

La mattina del 28 novembre 1959 il consiglio comunale approvò frettolosamente la demolizione dell’edificio. Quello stesso pomeriggio arrivarono gli operai armati di piccone.

Pezzo dopo pezzo la splendida villa fu rasa al suolo in un paio di giorni, in fretta e furia, prima che l’opinione pubblica potesse mobilitarsi in qualche modo, d’altronde bastava bloccare i lavori e lasciar trascorrere il mese di dicembre, per fare in modo che il vincolo venisse re-instaurato.

Purtroppo gli interessati avevano fatto bene i loro calcoli.

Di Villa Deliella non rimase più nulla. Maioliche e arredi furono dispersi tra trafugatori e vendite al Mercato delle Pulci, e già nei primi giorni di dicembre le stesse ruspe che avevano demolito l’edificio, stavano già sgombrando e spianando l’area, in vista di una nuova costruzione.

Per ironia della sorte però, i nuovi permessi di costruzione non arrivarono mai (o quantomeno non furono mai messi in atto), quindi a oltre 60 anni dall’orrendo misfatto, quello spazio vuoto rimane ancora lì, come una cicatrice che la storia ci ha lasciato.

Il vasto spiazzo che un tempo era Villa Deliella, è stato usato come parcheggio e autolavaggio. Di recente sono stati proposti molti interventi per un suo utilizzo nobile, come ad esempio la costruzione di un museo del Liberty o addirittura la ricostruzione della villa secondo i progetti originali.
Finché queste proposte non verranno attuate, tutti i palermitani che passeranno da piazza Croci (ufficialmente piazza Crispi), dovranno fare i conti con un passato scomodo, molto difficile da dimenticare.

Fonti: N. Vicari – Il delitto di Villa Deliella – Per 26 – Gennaio/Aprile 2010
R. Pirajno – Le ruspe a villa Deliella e il Liberty finì nel ‘sacco’ – Repubblica.it
D. Monteleone – Villa Deliella, un vuoto lungo sessant’anni – Eco Internazionale
Wikipedia.org – Sacco di Palermo

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Samuele Schirò
Samuele Schirò
Direttore responsabile e redattore di Palermoviva. Amo Palermo per la sua storia e cultura millenaria.

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