Se dico Vucciria, Ballarò, Capo, cosa vi viene in mente? Caos di urla, colori e odori? E se vi dicessi che tutto ciò che a noi sembra disordine in realtà segue delle precise regole e tutto quello che sentiamo e vediamo è frutto di un’attenta strategia di vendita? Venite con me! Passeggiando per i mercati vi svelerò dei piccoli segreti su ciò che ci circonda.
Prima di iniziare la nostra passeggiata voglio darvi qualche notizia sulla funzione dei mercati cittadini. I mercati storici sono da sempre situati nel cuore dei centri urbani perché sono dei luoghi privilegiati non solo per lo scambio delle merci ma anche per l’interazione della collettività e per l’integrazione culturale. La centralità della loro funzione sociale si riflette nella loro collocazione urbana. A Palermo infatti li ritroviamo incastonati nel tessuto urbano del centro storico: ad esempio all’interno del mandamento dell’Albergheria troviamo Ballarò, all’interno del mandamento la Loggia vi è la Vucciria e nel mandamento Monte di Pietà troviamo il mercato del Capo.
Nei mercati, oltre all’aspetto strettamente economico, vi sono degli aspetti simbolici legati all’interazione sociale, alla ritualità, alla teatralità e all’intrattenimento. Questi aspetti concorrono ad aumentare le vendite allettando gli acquirenti. La dimensione espressiva dell’offerta dei prodotti è tipica del commercio di piazza. I venditori devono assicurarsi l’efficacia materiale dell’azione, quindi fanno uso di accorgimenti legati ai suoni e ai colori che sono codificati, sono divenuti delle pratiche standard del buon venditore. Possiamo paragonarle alle moderne leggi del marketing.
Adesso possiamo iniziare la nostra passeggiata!
Quando entriamo in un mercato siamo travolti da sonorità, la nostra vista è colpita da mille tinte e al nostro naso arrivano odori di ogni genere, tutto attorno a noi sembra governato dal caos. In realtà nulla di ciò che vediamo e sentiamo è lasciato al caso, tutto è regolato da norme socialmente condivise. Il mercato diventa un vero e proprio teatro in cui il compito degli attori, i commercianti, è anche quello di allestire la scena.
Il commerciante “arma a putìa” (organizza lo spazio espositivo a sua disposizione) ogni giorno, in base allo spazio e alla disponibilità dei prodotti.
Fermiamoci a guardare la bancarella del fruttivendolo!
Il fruttivendolo allestisce la sua vetrina con vancuna (banconi), vanchiteddi (banchetti), scaffiati (scaffali) e ganci per appendere vegetali a grappoli (cipolle, aglio etc). Se osserviamo attentamente una bancarella di ortofrutta notiamo che l’accostamento dei colori non è casuale. Accanto ai pomodori non troveremo mai delle carote, ma troveremo sicuramente la lattuga o le melenzane. Questo si spiega facilmente: il rosso dei pomodori risalta maggiormente accanto al verde della lattuga o al nero delle melenzane, a livello visivo si ha un riconoscimento immediato del prodotto. I funghi spesso vengono circondati da pomodori e limoni perché il bianco del prodotto altrimenti non risalterebbe.
Continuando la nostra passeggiata incontriamo una pescheria.
Anche il pescivendolo adotta la stessa strategia cromatica alternando ad esempio il rosso delle triglie e dei gamberi, con il bianco dei calamari e il grigio-azzurro di altre varietà di pesce. La bancarella sembra proprio a strisce colorate! In alcuni casi si possono trovare elementi vegetali tra il pesce, ad esempio le alghe che richiamano l’idea di freschezza del prodotto, così come il ghiaccio. Altre volte si trovano dei fiori che ornano i pesci più grossi (tonno e pesce spada), vengono usati fiori dai colori molto accesi, come le rose rosse o i gerani rossi. In questo modo il commerciante fa risaltare il color rosso del pesce, indice di freschezza. All’idea di freschezza è legato l’uso dell’ombrellone rosso: il particolare riverbero della luce, del sole o artificiale, intensifica la lucentezza del pesce e ne fa apparire le carni più rosse. Eh furbetti!!! Sul fondo delle vetrine del pescivendolo troviamo sempre il pesce da taglio (tonno e pesce spada). Anche l’operazione di taglio del pesce fa parte delle regole del marketing e contribuisce alla spettacolarizzazione e all’allestimento della putìa. Il pesce spada si comincia a tagliare dalla coda, così facendo la testa che culmina nella lunga spada rimane fino in fondo a testimoniare l’originalità del prodotto e poi, ammettetelo, la spada del pesce spada è bella da vedere e scommetto che tante volte vi siete fermati a guardarla!
Se volete potete pure fermarvi e assaggiare qualche prodotto. Eh si! All’interno dei mercati vi è la licenza di assaggio! Ogni commerciante consente la degustazione di alcuni prodotti che possono essere consumati al momento: conserve sottolio, sottaceto, prodotti essiccati… Soddisfatti?
Continuiamo la nostra passeggiata e incontriamo una macelleria o, come diciamo noi palermitani, una carnezzeria!
Non si sottrae ai dettami della strategia cromatica neanche l’esposizione della carne. Le pareti bianche delle carnezzerie, oltre a conferire un senso di pulizia e igiene degli ambienti, fungono da sfondo ideale su cui far risaltare il rossore della carne appena macellata e appesa per mezzo di ganci. Anche la merce sul bancone viene adagiata su foglie di lattuga così che il verde della foglia faccia risaltare il rosso della carne.
Da qualche anno è possibile incontrare bancarelle di prodotti provenienti da svariate parti del mondo grazie all’affluenza migratoria di indiani e arabi. Grazie a questi commercianti i nostri mercati si sono arricchiti di prodotti, suoni e colori tipici delle loro culture.
La nostra passeggiata termina qui. Se volete potete continuare ad inebriare i vostri sensi con note, fragranze e sapori che sanno di oriente. Chiudete gli occhi e sarete in un suq arabo, li riaprite e vi accorgerete di quanta bellezza ci offre la nostra città.
Simona Tullio
Grazie Simona per averci regalato un “assaggio” della nostra splendida Città!