A Palermo, nel museo di arte islamica situato all’interno del palazzo della Zisa, si trova la cosiddetta lapide quadrilingue, un reperto di enorme importanza che ci racconta moltissime cose sulla Sicilia del XII secolo, al tempo di re Ruggero II.
La piccola stele in marmo bianco con intarsi policromi, forse parte di una pietra sepolcrale, fu fatta realizzare da un certo chierico di nome Grisanto per la tomba della madre Anna, morta nel 1148. La sua particolarità consiste nel fatto che le iscrizioni sulla lapide, riportano la stessa epigrafe (seppur con qualche variazione) in diverse lingue ed alfabeti. Il latino, il greco, l’arabo e l’ebraico, sebbene quest’ultima sia solo una trascrizione in caratteri ebraici dell’iscrizione in arabo.
Tale reperto costituisce un patrimonio di enorme valore storico, tanto da essere stato ospitato in alcuni dei più importanti musei al mondo.
Scopriamo insieme la sua storia.
La lapide quadrilingue di Palermo, un patrimonio unico al mondo
È incredibile come questo piccolo pezzo di marmo possa racchiudere così tanta storia, ma anche così tanti interrogativi.
Ma partiamo da ciò che sappiamo, ovvero da quanto è scritto sulla lapide.
Quello che l’epigrafe ci dice, è che il 20 agosto 1148, morì Anna, madre del chierico Grisanto. Questa fu sepolta temporaneamente nella Cattedrale di Palermo, per poi essere traslata l’anno successivo in una cappella della chiesa di San Michele de’ Indulciis (oggi parte del complesso di Casa Professa), fatta costruire proprio da Grisanto per accogliere le spoglie della madre.
Le lingue utilizzate per le iscrizioni, sono quelle comunemente utilizzate non tanto dalle etnie presenti a Palermo, bensì dalle comunità religiose presenti in quel momento, la cristiano-latina, la cristiano-bizantina, la musulmana e l’ebraica.
La volontà di unire nel cordoglio e nel ricordo di Anna, più di una comunità, probabilmente è stata anche rispettata durante il rito funebre, che sempre secondo la lapide è stato celebrato sia in greco che in latino, pratica certamente non comune neanche all’epoca.
Va anche detto che la lapide quadrilingue non era un pezzo unico, bensì parte di un complesso di cinque lapidi (di cui due sono andate perdute), che ci forniscono altri indizi sulla storia della famiglia di Grisanto. Una di queste è infatti dedicata a Drogo, padre del Chierico, morto qualche anno dopo la moglie e sepolto anch’egli nella cappella che il figlio aveva fatto costruire nella chiesa di San Michele. Quest’ultima è scritta in latino, greco e arabo, dunque abbandonando l’uso di quell’ebraico “maccheronico” che invece caratterizza la pietra di Anna.
I misteri irrisolti della lapide

Queste sono grossomodo le informazioni che possiamo trarre dagli epitaffi, restano tuttavia parecchi interrogativi e misteri da risolvere.
Ad esempio, perché queste lapidi recano iscrizioni in più lingue contrariamente ad altre coeve?
E perché ad un semplice chierico sarebbe stato concesso l’onore di seppellire la madre prima in cattedrale (onore che spettava solo ai reali) e poi di traslare i suoi resti in una cappella costruita appositamente per lei?
Nessuno conosce le risposte a queste domande, ma molti hanno tentato di azzardare delle ipotesi.
Da ciò che sappiamo, il nome Drogo era tipicamente usato dai normanni di origine francese, mentre, come evidenziato da alcuni storici, i nomi di Anna e Grisanto potrebbero essere di estrazione bizantina. Questo fa supporre che il chierico fosse nato dall’unione di due diverse comunità cristiane, e per questo si sentisse un rappresentante di entrambe.
Allora è possibile che Grisanto non fosse un comune uomo di chiesa, ma che ricoprisse una carica importante alla corte di Ruggero (il cui nome è ampiamente citato e decantato negli epitaffi). Il re di Sicilia, per quanto consentisse la libera professione di diversi credi religiosi, avrebbe sognato di fondare una nuova chiesa siciliana, che accogliesse sotto un’unica comunità sia i latini, che i bizantini, nonché i convertiti dall’islam e dall’ebraismo.
Per questo alcuni studiosi azzardano l’ipotesi che Grisanto, in quanto parte di entrambi i gruppi cristiani, fosse stato insignito di un ruolo vitale nel sogno di Ruggero, ovvero quello di gettare le basi della nuova comunità unificata. Proprio per questo motivo sia il rito funebre che le lapidi dei suoi genitori, sarebbero stati realizzati in modo da congiungere le diverse chiese nella nuova realtà siciliana voluta da Ruggero e che forse lo stesso Grisanto presiedeva.
Questi interrogativi hanno impegnato per anni gli storici in cerca di risposte. Purtroppo le ipotesi formulate sono probabilmente destinate a rimanere tali ancora a lungo, forse per sempre.
Il testo della lapide quadrilingue
Avanzate tutte le possibili ipotesi, nel tentativo di dipanare questo antico mistero, andiamo a vedere cosa dicono le epigrafi iscritte nella lapide quadrilingue di Palermo.
1- Testo latino: «Nel 13° [giorno prima delle] calende di settembre [20 agosto] morì Anna, madre di Grisanto, e fu sepolta nella grande chiesa di S. Maria nell’anno 1148, indizione XI, e nel 13° [giorno prima delle] calende di giugno [20 maggio] ella fu portata in questa cappella che il figlio edificò per il Signore e per lei nell’anno 1149, indizione XII.»
2- Testo Greco: Anna si addormentò nella beata pace il 20 del mese di agosto dell’anno 6656 [1148 d.C.] e fu sepolta nella grande chiesa cattolica. E il 20 maggio 6657 [1149 d.C.], il figlio Grisanto [
Grizantos] la sollevò, la ricevette come eredità con preghiere greche e latine, e la tolse da lì. La depose nel luogo in cui […] egli edificò questa cappella sopra di lei. Pregate per lei.»
3. Testo Arabo: «Anna, madre del chierico Grisanto [Akrızant], chierico della sovrana presenza, il regalissimo, l’alto, l’altissimo, il glorioso, lo splendido, il santissimo, il magnifico, il fortificato da Dio, colui che è reso potente dal Suo potere, colui che è sostenuto dalla Sua forza, colui che regna su Italia, Lombardia, Calabria, Sicilia e Africa, difensore del Papa di Roma, protettore della comunità cristiana – possa Dio conservare il suo regno! – morì la sera di venerdì venti agosto dell’anno cinquecento quarantatré [1148 d.C.] e fu sepolta nella grande cattedrale. Indi il
figlio la portò con preghiere di intercessione a questa chiesa di S. Michele nella prima ora della sera di venerdì venti maggio dell’anno cinquecento quarantaquattro [1149 d.C.]. Ed edificò sopra di lei questa cappella di S. Anna in onore del nome della madre [di Nostra Signora Maria madre del Messia.
Possa Dio avere misericordia di chi legge] e prega per la sua misericordia. Amen. Amen. Amen.»
Testo Giudeo-Arabo: «Anna, madre del chierico Grisanto [Akrisant], chierico del glorioso re, signore d’Italia, Lombardia, Calabria, Sicilia ed Africa, morì la sera di venerdì del giorno venti del mese di agosto dell’anno quattromila novecento e otto [1148 d.C.], e fu sepolta nella grande cattedrale. Indi suo figlio la portò con preghiere [?] a questa chiesa di S. Michele nella prima ora di venerdì venti maggio dell’anno quattromila novecento e nove [1149 d.C.]. Ed egli edificò questa
cappella sopra la sua tomba. E diede alla cappella il nome di S. Anna in memoria del nome della madre di Nostra Signora Maria, madre del Messia.
Possa Dio avere misericordia di chi legge [questa iscrizione] e prega per la misericordia di [Anna]. Amen. Amen.»
Un’ulteriore epigrafe in latino, oggi dispersa, recitava inoltre:
«Voi che passate, fermatevi un attimo ad osservare il luogo del mio riposo.
Anna fu madre della madre di Dio; Anna [fu madre] di Grisanto.
Questa fu una peccatrice, quella una santa. Qui il nome della santa è onorato; qui è sepolta la peccatrice.
Il chierico Grisanto edificò questa opera per amore della madre, e in onore della madre della madre di Dio.
Chiunque cerchi in qualsiasi modo di violare questo monumento non è degno di avere un luogo di riposo per sé.»
Fonti: J. Johns – Lapidi sepolcrali in memoria di Anna e Drogo, genitori di Grisando – da Academia.edu
in M. Andaloro – Nobiles Officinae: perle, filigrane e trame di seta dal Palazzo Reale di Palermo – Catania – Giuseppe Maimone Editore – 2006
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Bellissimo articolo
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