Il Conte Cagliostro è stato un personaggio singolare e misterioso, dotato di una intelligenza straordinaria, una delle personalità più affascinanti degli ultimi secoli.
Truffatore, mago, esoterista, ma anche alchimista, veggente e guaritore, Cagliostro percorre tutta l’Europa, affiliandosi alla massoneria e fondandone lui stesso una di rito egizio. Una vita avventurosa in cui alterna gesti caritatevoli ad azioni di dubbia morale, ed è per questo, forse, che la sua figura resta tra le più controverse e discusse ma anche meno conosciute della storia.
La nascita del Conte Cagliostro: Palermo 1743
In uno dei vicoli più chiassosi e poveri della città, nel quartiere dell’Albergheria, in quello che un tempo si chiamava via della Perciata, il 2 giugno 1743, nasce Giuseppe Balsamo, secondogenito di Felicia Bracconieri e Pietro Balsamo, mercante di stoffe.
Sei giorni dopo la nascita è battezzato nella cattedrale di Palermo con una sfilza di nomi: Giuseppe, Giovanni Battista, Vincenzo, Pietro, Antonio e Matteo. A tenerlo a battesimo è Vincenza Cagliostro moglie del prozio Giuseppe Cagliostro, uomo potente discendente dai Bracconieri di Piscopo e di Castroreale.
Il padre di Giuseppe infatti era appartenuto ad una rispettabile famiglia palermitana imparentata con i Balsamo da Messina, signori di Taormina e adepti per tradizione all’ordine dei Cavalieri di Malta, anche se al momento della nascita del piccolo Giuseppe, la famiglia è ampiamente declassata.
Morto il padre poco tempo dopo la sua nascita, la madre vedova con due bambini, decide di affidarlo ad una parente sposata ad un farmacista. Qui il piccolo Giuseppe comincia a familiarizzare con polveri e unguenti, che lo portano ad interessarsi della medicina, una passione questa, che continua a coltivare anche negli anni di scuola trascorsi al Seminario di San Rocco, dove, intrattenendosi con i frati speziali, apprende le prime nozioni di medicina e botanica. Ma la sua natura irrequieta e ribelle, lo porta all’espulsione dalla scuola, e pur di tenerlo impegnato, la madre lo avvia nella bottega di un pittore, dove aguzza la sua genialità apprendendo l’arte del copiare.
L’ambiente della strada è però congeniale con la sua natura sfrontata, e incomincia così a vivere di truffe e raggiri. Quello che gli costa l’esilio da Palermo è l’imbroglio a danno dell’orafo Vincenzo Marano che convinto dal Balsamo che con la magia avrebbe potuto dissotterrare i tesori lasciati dagli arabi, si lascia condurre in un antro buio, dove lo attendono, travestiti da demoni, alcuni delinquenti che lo picchiano e lo privano dei suoi beni.
Mandato a Messina trova la protezione e la guida del prozio Giuseppe Cagliostro che riesce a mettere ordine nella sua vita, iniziandolo al mondo esoterico.
Da Malta a Roma a Londra
Come egli stesso affermerà poi, la sua vita inizia a 23 anni, a Malta.
È il 1766, infatti, quando sbarca nell’Isola e alla sequela del Gran Maestro Manuel Pinto de Fonseca impara molto sulla contemplazione filosofica e sull’alchimia, ottenendo dopo due anni di studi, l’ammissione ufficiale all’Ordine dei Cavalieri di Malta, che gli impone l’obbligo di scegliere un nome nuovo, come “nuova” sarebbe dovuta essere la sua vita da quel momento in poi.
Ha 25 anni quando, nella chiesa di San Giovanni, Giuseppe Balsamo diventa il Conte Alessandro Cagliostro, nome scelto in onore dello zio, e gli viene conferito il triplice cavalierato: templare, maltese e rosacrociano. Passeranno però 10 anni prima che si sentirà pronto ad usare questo nome, non sentendosi degno e interamente spoglio dal male prima di allora.
Non potendo ritornare a Palermo, poiché ricercato, si stabilisce a Roma, in un quartiere povero, dove intraprende l’attività di scrivano e copista. Qui conosce Lorenza Feliciani, figlia di un fonditore di bronzo, una ragazza di quindici anni, dai lineamenti delicati, con gli occhi azzurri e i capelli biondi: bellissima e ignorante, non sa infatti né leggere né scrivere, in compenso eccelle nella scaltrezza e nella malizia. Vederla e innamorarsene è un tutt’uno, tanto che si sposano il 20 aprile 1768 nella chiesa di San Salvatore in Campo, andando a vivere, per i primi tempi, con i genitori di lei.
Da subito il rapporto tra i due è ambiguo, Lorenza continua a farsi corteggiare con il consenso del marito, anzi è lui che le insegna nuovi modi per sedurre gli uomini, traendo da tutto ciò vantaggi e guai.
Raggirati da un sedicente Marchese di Alliata e da un suo amico, a cui il Balsamo aveva concesso di corteggiare la moglie sperando di ottenere favori e protezione, è costretto ad emigrare da Roma a Loreto senza un soldo, e successivamente a girovagare per l’Europa, lasciando sempre che la moglie trovi amanti da circuire.
Comincia a questo punto a pensare di stabilirsi a Londra, ma anche qui, la coppia per mantenere il tenore di vita alto per le loro tasche, deve adoperarsi con i soliti espedienti: le commesse dei quadri, le stampe di lui e gli amanti di lei.
Francia 1772
E’ il 1772 quando la coppia decide di tornare in Francia, qui però accade qualcosa di inaspettato, Lorenza alle prese con l’ennesimo uomo, questa volta viene travolta dai sentimenti, lui è l’avvocato Duplessis, conosciuto durante il viaggio, e che li fa ospitare da una sua amica marchesa. All’inizio tutto sembra svolgersi come di consueto, Balsamo lavora con le committenze che l’amante della moglie gli favorisce, mentre la moglie “favorisce” il giovane amante, fino a che i due uomini arrivano al punto di mal sopportarsi. Il Duplessis chiede allora a Lorenza di lasciare il marito per lui, lei accetta, ma il Balsamo che non sopporta l’affronto subito, denuncia la moglie per adulterio, riuscendo a farla arrestare. Quando la donna esce, dopo quattro mesi di carcere, la coppia si riconcilia, e riprende a viaggiare, a volte anche sotto falso nome. E’ un periodo tranquillo, quello che segue, Giuseppe inizia a dare lezioni di chimica, presiede sedute di magia, e vende porzioni magiche e acque miracolose.
Inghilterra 1776
Nel 1776 fanno ritorno in Inghilterra al loro seguito una dama di compagnia per lei, e un segretario traduttore-interprete per lui, Domenico Aurelio Vitellini, a cui fa credere, per giustificare il lusso in cui vive, di essere in possesso di vari segreti, fra cui quello per fabbricare l’oro. In verità, poteva permettersi quel tenore di vita, grazie all’Ordine di Malta, che in cambio gli chiedeva di diffondere le idee rosacrociane.
Ad aumentare la sua fama, quale mago dotato di poteri straordinari, è lo sfoggio dei suoi poteri predittivi, quando riesce a prevedere l’uscita di alcuni numeri della Lotteria d’Inghilterra, neanche a dirlo la sua casa diventa un porto di mare, piena sempre di instancabili postulanti che interrogano il grande Mago. Fra questi una coppia di falsi coniugi, William Scott e Mary Fray, che lo fanno cadere vittima di un raggiro.
L’equivoca coppia pensa di potere sfruttare i poteri del Mago di Malta a loro piacimento, e dopo alcune vincite andate a segno, avidi e insaziabili di denaro, chiedono sempre di più, ma al rifiuto del Balsamo, i due si vendicano architettando un tranello: regalano a Lorenza un cofanetto contenente dei diamanti, poi denunciano i coniugi Balsamo dichiarando di essersi appropriati dei gioielli.
Nella perquisizione che la polizia effettua a casa del Balsamo, oltre al cofanetto con i diamanti, viene sequestrato anche il “libro dei segreti”. Il lungo processo, che lo vede assolto, ma che lo obbliga a pagare le spese processuali, però non soddisfa gli Scott che denunciano una seconda volta il Balsamo, che nel frattempo è entrato a far parte della massoneria, stavolta per magia e stregoneria.
Arrestato passa così un mese in carcere, e quando ne esce, lascia l’Inghilterra.
Quello che più gli costa è l’avere perso la dignità di mago, l’infamia insopportabile che lo ha sottratto all’alone di mistero che da sempre ha circondato la sua vita, che ora è stata messa alla mercé di tutti.
Per questo Balsamo ha un odio profondo verso tutti coloro che hanno contribuito a screditare la sua fama e lancia su di loro una maledizione, maledizione che porterà alla morte dei coniugi Scott e del giudice che lo aveva condannato.
Questo fatto, che lo aiuta a recuperare prestigio e autorità, per Balsamo è una grande rivalsa, che lo fa sentire finalmente un “puro”, ed è da questo momento in poi che adotterà finalmente il suo nuovo nome, Cagliostro, cambiando anche quello della moglie Lorenza in Serafina.
Russia 1780
Dopo l’Inghilterra l’Europa non ha più confini per Cagliostro, nei vari paesi in cui si ritrova da prova dei suoi poteri soprannaturali, fino al 1780 quando arriva in Russia dove rimane deluso dall’atteggiamento della zarina Caterina II che non lo vuole a corte, e dai nobili che lo snobbano.
Malgrado tutto però non gli mancano i seguaci fra cui il principe Potemkin, con cui partecipa a esperimenti di alchimia e sedute spiritiche.
Si dedica a guarire i malati, incurante se nobili o straccioni, spesso senza pretendere alcuna ricompensa, quello che vuole il Grande Cofto è la riconoscenza della gente, ma il suo operato non è condiviso dai medici che lo vedono come un intruso nell’ambito della loro scienza.
Amareggiato lascia allora la Russia per recarsi in Polonia, ma anche qui viene prima acclamato e poi deriso.
Convinto delle sue capacità, decide di ricominciare da capo e si reca in Francia, a Strasburgo, certo che, essendo la città aperta alle idee innovative poiché centro di cultura, è il posto giusto per propagandare le sue idee. Qui incontra e diventa amico del capo spirituale della città, il principe – cardinale Louis Renè Edouard de Rohan, personaggio molto singolare, a cui piace vivere nel lusso e che trova molte affinità con il Cagliostro divenendone il protettore.
A Strasburgo Cagliostro e la moglie vanno ad abitare nella casa di un massone membro di una loggia di ispirazione egiziana, l’Iside, che lo presenta subito agli altri affiliati. Fra di essi, che accorrono numerosi per ascoltarlo, il mago riscuote finalmente la fama che cercava. A loro spiega la sua dottrina, dimostra le sue conoscenze sull’alchimia, sulla medicina, sulla divinazione, dandone prova tangibile compiendo prodigi.
Guarisce moltissime persone ritenute dalla medicina senza speranza, somministrando loro le sue misteriose pozioni a base di erbe, e instaurando con i suoi pazienti un rapporto basato sulla fiducia, colloquiando con loro e interessandosi ai loro problemi, convinto com’era infatti che la maggior parte delle malattie iniziano nella nostra mente, e che se questa soffre, le conseguenze si manifestano nel corpo.
Preferisce inoltre rivolgere le sue cure ai poveri e ai diseredati, avendo per tutti una parola buona e rinunciando alla ricompensa, ed è per questo che la gente affolla la sua casa tanto da fargli decidere di cambiare abitazione per una più grande.
Oltre ad essere un grande guaritore è anche un grande indovino, è ospite nel castello di Saverne, del suo amico de Rohan, quando annuncia la morte dell’imperatrice d’Austria, Maria Teresa, che avverrà otto giorni dopo, inoltre predice gli avvenimenti politici che sconvolgeranno la Francia: la rivoluzione del 1789, la morte dei regnanti, la nascita della repubblica.
Al pari dei successi, però, aumentano anche le calunnie contro di lui, lo accusano di intrighi e complotti contro la Francia, arrivando persino ad additarlo come ebreo per via della sua conoscenza della cabala e della sua ricchezza.
A complicare tutto è un nipote del cardinale de Rohan che fa scoppiare uno scandalo che si ripercuote sulla sua famiglia e che coinvolge anche la figura del cardinale stesso, con conseguenze negative anche per Cagliostro che decide di partire e approfittando dell’assenza dell’amico, lascia Strasburgo per recarsi a Napoli dove è stato chiamato al capezzale di un altro suo caro amico, il cavaliere d’Aquino, cercando invano di strapparlo alla morte.
Trovandosi all’improvviso senza la protezione di alcuno, e non sentendosi al sicuro nel regno borbonico anche per l’avversione della regina Maria Carolina alle idee liberali, lascia intendere di recarsi a Parigi, e si trasferisce invece a Bordeaux.
Bordeaux 1783
Cagliostro arriva nella città di Bordeaux nel novembre del 1783 con l’idea di diffondere il suo rito egiziano come rito unico della Massoneria; del resto Bordeaux, Strasburgo e Lione, sono sotto l’influenza della Stretta Osservanza Templare.
Si stabilisce in una casa bella e sontuosa, affollata come sempre da tanta gente, dove non riesce a sottrarsi al suo ruolo di guaritore, malgrado il suo scopo sia quello di richiamare gli affiliati massoni.
Ancora una volta però, questo suo operato gli crea nemici fra i medici, che chiedono di proibire l’abuso dell’esercizio di questa scienza da lui praticata, ma le autorità bordolesi fanno orecchie da mercante, ormai Cagliostro è un uomo potente e per di più un massone.
In questa città, il Grande Cofto, fa amicizia con un ex affiliato della Massoneria, Martinez Pasqualis, dedito alla pratica spiritica, pratica che egli stesso sperimenta, sognando di arrivare con ogni mezzo a diventare il capo universale di tutte le logge massoniche esistenti nel mondo.
A mettere un freno alle sue attività, è, nella primavera del 1784 una malattia grave che gli procura febbri altissime, ed è durante questa febbre, che, come lui stesso racconterà, ebbe una visione soprannaturale che lo spinse a proseguire la costruzione della “vera” Massoneria.
Lione
Guarito dalla sua malattia, Cagliostro si reca a Lione per conoscere e sottomettere al suo volere un potentissimo discepolo di Pasqualis, Jean Baptiste Willermoz.
Giunge così nella città francese e, con il nome di conte di Fenice, convoca l’uomo in questione, gli confida il suo desiderio di diventare capo di tutta la Massoneria, di voler istruire massoni scelti che gli prestino giuramento di fedeltà.
Ma il Willermoz non è d’accordo perchè ciò significherebbe per lui, cedergli la rete lionese che faticosamente ha costruito, quindi rompe ogni rapporto anche se con timore, conoscendo i poteri del conte.
Cagliostro non si perde d’animo, tramite altri sostenitori illustri massonici, raccoglie i fondi per costruire un tempio,che dovrà essere il centro del Rito egiziano, e intanto continua a esercitare la medicina e a prevedere il futuro e come sempre non sbaglia una previsione.
Nei mesi seguenti si dedica a far conoscere il suo Rito e tutto ciò che di buono da esso ne viene, finchè come sempre, decide di andare via , direzione Parigi, mentre i lavori per la costruzione del tempio continuano, “La Saggezza Trionfante” verrà ultimata il 25 luglio 1786.
Arrivato a Parigi, Cagliostro non sospetta neanche lontanamente che verrà suo malgrado coinvolto in eventi di cui era assolutamente estraneo, anche perché i fatti si erano svolti nel periodo in cui egli era assente da Parigi, ma procediamo con ordine…
Tutto ha inizio quando i gioiellieri parigini Bohemer e Bassange, non riescono a vendere una favolosa collana di diamanti commissionata da Luigi XV per la contessa di Barry, e che era rimasta a loro dopo la morte del re. Nei vari tentativi di “piazzarla”, i gioiellieri si imbattono nei coniugi de La Motte che fanno credere loro di poter vendere il gioiello nientemeno che alla regina Maria Antonietta in persona!
La persona che doveva fare da esca in questo losco affare, fu immediatamente individuata nel cardinale de Rohan, di cui la contessa Jeanne de La Motte ne è la protetta, e a cui fa credere che la regina è pronta a dimenticare l’astio che prova nei suoi confronti, in cambio di qualche favore.
Ingenuo e credulone, de Rohan, che moriva dalla voglia di essere ammesso ai favori della regina di Francia, cade nel tranello tesogli.
E così i coniugi de La Motte convincono il cardinale che presto sarà ammesso a corte presso la regina, poiché ha cambiato parere nei suoi confronti, e anzi fanno di più, fanno pervenire al cardinale lettere che firmavano “Maria Antonietta di Francia”, in cui tali sentimenti vengono confermati.
Sicuri ormai di avere partita vinta, al colmo dell’audacia, gli fanno recapitare una lettera in cui la regina chiede un incontro segreto con il cardinale, incontro che dovrà avvenire a mezzanotte nel parco di Versailles vicino il boschetto di Venere.
Per l’incontro i coniugi de La Motte ingaggiano una prostituta Nicole Leguay, che starà al gioco in cambio di un titolo nobiliare, baronessa d’Oliva, e di una somma di denaro.
Emozionato per l’incontro con l’amata regina, il cardinale si reca all’appuntamento, e, complice il buio della notte, quando vede quella figura di donna, si butta ai suoi piedi, dichiarandole assoluta devozione.
Per i de La Motte non ci sono più dubbi, de Rohan è pronto a fare il loro gioco, e infatti, convinto di essere entrato nelle grazie di Sua Maestà, accetta l’incarico che le ha fatto pervenire la regina (ossia i de La Motte) di acquistare per suo conto la collana di diamanti, con pagamento rateizzato e di nascosto dal re. Il cardinale, lusingato e al settimo cielo, acquista la collana. L’accordo viene concluso, 1.600.000 franchi da pagare in quattro rate da 400.000 franchi ciascuna. Il cardinale fa mettere per iscritto le condizioni, e chiede alla contessa di sottoporle alla regina e farle firmare da lei.
Il giorno dopo la de La Motte gli riconsegna il contratto, in margine ad ogni articolo si legge il termine “approvato”e sotto la firma “Maria Antonietta di Francia”.
Appropriatisi della collana i due truffaldini ne rivendono i pezzi, ricavandone una fortuna, felici di aver spennato per bene il loro pollo.
Ma come tutti i polli che si rispettano, il cardinale, che gongolava esaltato per aver riconquistato la fiducia della sua regina, commette l’imperdonabile errore che porterà alla scoperta del’imbroglio. Fa recapitare a Maria Antonietta, tramite i gioiellieri, un biglietto in cui si felicita per la buona riuscita dell’acquisto della collana.
La regina, all’oscuro di tutto, pensa ad uno scherzo di cattivo gusto, e brucia il biglietto. Quando però non vengono pagate le rate, i gioiellieri si insospettiscono e indagano rivolgendosi ad una dama di corte della regina che conferma loro che la regina non ha mai acquistato la collana, e che il cardinale non è ricevuto a corte da molti anni.
Convinti ormai della truffa si recano da Jeanne de La Motte, la quale temporeggia sulla verità, tirando in ballo a sua difesa la garanzia della “sigla” della regina, cede solo davanti all’ovvia falsità della firma; il titolo esatto della regina era infatti Maria Antonietta d’Austria e non di Francia.
Vedendosi scoperta per discolparsi, dichiara allora che la firma falsa è stata creata da Cagliostro, chi meglio di lui ciarlatano, imbroglione, esperto in truffe?
Credeva così d’ indurre il cardinale a pagare per la vergogna di uno scandalo, la collana, ma aveva fatto male i suoi calcoli, perchè venuta a conoscenza di tutta la storia, indignata, la regina racconta tutto al re e lo convince ad istruire un processo contro i colpevoli, chiede che venga fatta luce sulla faccenda e che soprattutto il suo nome ne esca pulito davanti al popolo.
Il 15 agosto 1785 viene arrestato de Rohan, e di li a poco anche i coniugi de La Motte, la d’Oliva, e naturalmente Cagliostro,che come abbiamo detto, era giunto da non molto a Parigi e che cercava di prendere contatti con alcuni rappresentanti del clero per ottenere l’approvazione del suo rito egiziano, mentre a questo scopo, aveva già dato vita a una nuova loggia femminile, mettendo a capo sua moglie Serafina.
L’affare della collana segna l’inizio della fine per la nobiltà francese e per l’ancième règime, perché conferma nell’opinione pubblica francese l’avversione e l’odio verso la nobiltà, ma è anche l’inizio della fine del conte di Cagliostro che è accusato di voler sovvertire la Monarchia francese.
Rinchiusi nelle segrete della Bastiglia, vi rimangono fino all’apertura del processo che vede assegnare pene severe ai coniugi de La Motte e alla d’Oliva, mentre vengono assolti de Rohan e Cagliostro, l’uno costretto a ritirarsi nell’abbazia di La Chaise-Dieu, l’altro con l’obbligo di lasciare Parigi.
Ricongiuntosi alla moglie parte alla volta di Dover, ma appena giunto in Inghilterra,viene sottoposto ad una severa perquisizione ancora sospettato per il “fattaccio”. Cagliostro, allora, anziché lasciare che gli eventi vengano dimenticati, incapace lui stesso di dimenticare, comincia a scrivere sulle vicissitudini avvenute in Francia, sull’assoluto potere della corona, e sulla Bastiglia, simbolo della tirannia regale, le sue denunce contro il re e i suoi ministri, lo fanno apparire come un agitatore politico.
La corte di Francia, che non può rimanere indifferente di fronte le denunce del Cagliostro, manda delle spie a controllare l’attività del Maestro, e paga giornalisti compiacenti, fra cui Thevenau de Morande, per divulgare il passato di Giuseppe Balsamo.
Scoperte sensazionali, critiche, e tutto ciò che può fare notizia, vengono pubblicate dalla stampa inglese, questo è sufficiente per rovinare definitivamente la reputazione del mago che a poco a poco viene abbandonato da tutti, anche dai suoi amici più fedeli.
Svizzera 1787
E’ il 30 marzo 1787 quando Caglliostro lascia l’Inghilterra per non farvi più ritorno.
Si trasferisce in Svizzera, per la prima volta senza la moglie, lasciata a Londra con l’incarico di vendere la casa e sistemare gli affari di famiglia.
Dalla vicenda con il Duplessis, la coppia non si era mai separata, questa separazione però gli costerà il tradimento della moglie.
E infatti i nemici del mago che vogliono definitivamente la sua annientazione, fanno leva su Lorenza affinchè “venda” il marito.
I giornali che avevano propagandato così bene la campagna anti-Cagliostro condotta dal de Morande, cominciano allora ad avere parole di compassione per la povera signora Cagliostro che ha dovuto subire dal marito troppe cose per garantirgli sicurezza materiale e psicologica atta a condurre una vita stravagante e megalomane come la sua. Presa dalla paura di un futuro incerto, sapendo ormai che la campagna d’infamia ha già segnato il declino del marito, e pensando di essere finalmente compresa proprio da questo Morande, Lorenza si lascia andare a pesanti rivelazioni, con lui, il nemico giurato del marito.
Quando sa del tradimento della moglie, il Gran Cofto piange e si dispera, saranno gli amici che lo ospitano in quel momento a dargli conforto, suggerendogli di far sottoscrivere a Lorenza una dichiarazione davanti al notaio, in cui smentisce le dichiarazioni che le vengono attribuite. Ed è così che i due coniugi ritornano insieme,tutto sembra ricominciare, l’Italia li attende…ma si accorgono che niente è più lo stesso, c’è sempre meno gente ad appoggiarli, e sempre più nemici, approfittatori, calunniatori….Dopo Torino, dal quale Vittorio Amedeo lo caccia, il loro viaggio continua, Alessandria, Genova, Parma, Trento, in cerca di approvazioni per la sua scienza, ma la cosa che vuole più di ogni altra, è l’approvazione della chiesa al suo “rito egiziano”.
Il Conte Cagliostro di nuovo a Roma
L’aiuto a presentarsi in Vaticano gli viene dato dal vescovo di Trento, interessato di alchimia, questi infatti invia una lettera in suo favore e avendone risposta positiva Cagliostro, si stabilisce a Roma.
Esaudisce all’occasione il desiderio della moglie che stanca, provata da mesi di insicurezza e precarietà, aveva chiesto al marito di tornare a Roma, dalla sua famiglia, anche perché non si fida più di lui, ne degli ambienti e amici che frequenta. Ed è così che sostenuta dai familiari Lorenza prende sempre di più le distanze dal marito che sembra non accorgersene preso com’è dall’idea di farsi ricevere dal Vaticano per far riconoscere ufficialmente dal papa, la sua Massoneria.
Ma ormai la sua persona ha perso credito agli occhi di tutti, e l’udienza gli viene negata. Cagliostro però non si arrende e anzi, spinto dalla sua presunzione, intensifica le sue attività, facendosi propaganda distribuendo copie del suo rituale e ostentando i suoi poteri occulti, coinvolgendo la nobiltà romana.
Lo scoppio della Rivoluzione Francese, peggiora la posizione del Grande Cofto che viene accusato, quale Capo della Massoneria, di avere istigato una cospirazione contro la Monarchia Francese, fra le altre accuse , anche le predizioni a Maria Antonietta della caduta della Monarchia per mano rivoluzionaria e violenta.
Il colpo di grazia però, gli viene inflitto da Lorenza, il 26 settembre 1789,quando, consigliata dai parenti, lo accusa alle autorità ecclesiastiche di eresia, e di appartenere alla massoneria.
Il Sant’Uffizio allora, fa avere a Pio VI un rapporto particolareggiato sulle attività del Cagliostro, che consultati alcuni cardinali inquisitori, ne ordina l’arresto, suo e della moglie Lorenza.
L’arresto
La sera del 27 dicembre Alessandro Cagliostro viene arrestato e condotto alla fortezza di Castel Sant’Angelo. Qui rimane abbandonato da tutti per cinque lunghi mesi, fino al maggio del 1790, quando cominciano gli estenuanti interrogatori che lo annientano nel corpo e nello spirito fino alla fine del processo che avviene il 7 aprile 1791
La Santa Inquisizione lo accusa, oltre che di eresia, anche di praticare la negromanzia, di aver formato sette e soprattutto lo condanna a morte per la sua attività massonica.
Stanco per le torture e i maltrattamenti subiti, da quel sistema cinico e spietato qual’era l’Inquisizione, il grande mago annientato, in ginocchio e col capo coperto, chiede perdono per i suoi misfatti e pronuncia l’abiura d’eretico.
Il pontefice Pio VI per grazia speciale, gli commuta la pena in ergastolo, da scontare in un carcere di massima sicurezza. Questa concessione però gli costerà l’umiliazione davanti al popolo, a cui chiede pubblicamente perdono, mentre è costretto a percorrere un tratto di strada a piedi nudi e con indosso un saio e in mano un cero, alla mercé di un popolo crudele che lo deride e lo insulta, mentre un grande fuoco brucia i suoi scritti e le insegne massoniche.
Da Castel Sant’Angelo Cagliostro viene trasferito nelle carceri di San Leo, è il 20 aprile 1791, quando per la prima volta, dal finestrino della carrozza che lo trasporta vede la fortezza che si erge, imprendibile, su una roccia a picco su un precipizio.
I pesanti cancelli che si chiudono dietro lui, lo inghiottono per sempre. In un primo momento viene alloggiato nella cella del Tesoro, successivamente, per paura di una evasione, viene trasferito nella cella del Pozzetto, dove è calato attraverso una botola dal soffitto. Qui vi trascorre gli ultimi quattro anni della sua vita, in una cella, larga solamente tre metri per tre,soltanto una piccola finestrella che guarda verso il paese, Cagliostro affronta una durissima prigionia che lo porta prima alla follia e poi alla morte, che avviene nella notte fra il 25 e il 26 agosto 1795.
“…io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza…“
Così scriveva lui, e su di lui si è scritto tantissimo, ma vere o false che siano le vicissitudini narrate, la cosa che certamente non si può negare, è che nessuno piegò mai al suo volere uno spirito libero come quello di Alessandro Cagliostro, o, se volete, di Giuseppe Balsamo.
Maria Floriti
Buongiorno, sono Carla Abbondi, mia nonna era Assunta Balsamo. Sto ripercorrendo, insieme ai miei cugini, la storia dei miei antenati( ricerca nobili italiani,), che finora mi ha portato nella Sicilia del 1600- 1700. Il lavoro che avete svolto è molto accurato, mi chiedevo se fosse possibile ricostruire i pezzi mancanti della mia ricerca.