Villa Sofia Whitaker (meglio nota semplicemente come Villa Sofia), è molto conosciuta a Palermo per via dell’ospedale che vi fu impiantato nella seconda metà del ‘900 e che tutt’ora rappresenta uno dei luoghi di cura più importanti della città.
La Storia
Benjamin Ingham, giovane e spregiudicato imprenditore inglese, giunse in Sicilia dal natio Yorkshire nel 1806. Agli inizi della sua esperienza imprenditoriale in Sicilia l’intraprendente uomo d’affari si inserì nel commercio vitivinicolo a Marsala, in concorrenza con il connazionale John Woodhouse, e successivamente decise di ampliare i suoi interessi anche nel campo dell’olio, dell’ortofrutta e delle stoffe pregiate, al tempo molto richiesti in Inghilterra.
Dalla madre patria chiamò come suoi collaboratori i nipoti, prima William e poi Joseph Whitaker; quest’ultimo si dimostro ben presto uomo sagace e dal fiuto straordinario per gli affari.
Fu lui il capostipite di quella dinastia di illuminati imprenditori che diedero un eccezionale contributo al rinnovamento dell’economia e allo sviluppo industriale della Sicilia, investendovi i loro cospicui capitali, ma anche favorendo le arti e la cultura, in particolare nella città di Palermo. Una “Palermo felice”, allora moderna, dal respiro ampio che viveva un momento di grande floridezza economica e vedeva nascere il cosiddetto stile Liberty un nuovo movimento nel campo delle arti decorative ed architettoniche con elementi floreali, detta anche Art Nouveau.
I Whitaker, furono tra i protagonisti principali della crescita sociale, culturale e urbana della città di Palermo, e hanno lasciato segni tangibili della loro filantropica attività. A questa mecenatesca famiglia, infatti, si deve la realizzazione di numerose opere pubbliche, purtroppo non tutte arrivate ai nostri giorni.Nel 1850 Joseph Whitaker senior acquista dai marchesi di Mazzarino un lotto di terreno con un fabbricato nella Piana dei Colli, confinante con la tenuta Real Favorita, con la proprietà dei Bordonaro e col parco del principe di Castelnuovo, che chiamò “Villa Sofia” ; un romantico omaggio all’amata moglie Eliza Sofia Sanderson.
Ereditata dopo la morte della madre, avvenuta nel 1885, dal figlio Robert Whitaker, la villa fu, successivamente, oggetto di una importante opera di ristrutturazione da parte dell’architetto inglese Beaumont Gardner, cognato del committente, che curò in modo particolare, coadiuvato dal botanico-architetto tedesco Emilio Kunzmann, il “monumentale” parco che circondava la villa.
In esso furono impiantate specie botaniche rare e, inoltre, vennero aggiunti dei graziosi ed eleganti padiglioni con varie funzioni: due con funzione di portineria, uno con funzione di officina e la cosiddetta “cavallerizza”, la scuderia, destinata ad ospitare le eleganti carrozze del ricco proprietario.
Successivamente, agli inizi del 900, vi fu realizzato un gazebo in ferro battuto con elegante pavimentazione in maioliche ed una fontana ispirata alla celebre fontana del palazzo della Zisa, attribuita all’architetto Francesco Naselli Flores.
Il lussureggiante giardino, piantato a boschetti e palmizi e con delle ampie aiuole irregolari in prossimità della villa, era costituito da una zona con uno spazioso viale curvilineo e da un’area allungata con due viali ortogonali.
Su quello che iniziava da via Resuttana era situato l’ingresso principale della villa con un bellissimo cancello in ferro battuto, disegnato, nel 1894, da Ernesto Basile, il maggiore architetto siciliano del tempo e vero maestro dell’Art Nouveau, il quale ideò anche la deliziosa “depandance”, concepita come casa del portiere: per un periodo utilizzata come sartoria dell’ospedale, è stata restaurata negli anni scorsi.
Robert Whitaker era un grande appassionato di caccia e nel parco di villa Sofia non mancava certo selvaggina per il diletto del padrone di casa.
Egli fu, inoltre, un noto collezionista di piante esotiche, tropicali e subtropicali, e fece impiantare delle serre, calde e fredde, per la coltivazione delle orchidee, altra sua passione, che condivideva con la moglie Clara Maude figlia di un noto commerciante inglese.
Nel parco esisteva anche un laghetto artificiale con varie specie di pesci d’acqua dolce.
Dalla madre patria chiamò come suoi collaboratori i nipoti, prima William e poi Joseph Whitaker; quest’ultimo si dimostro ben presto uomo sagace e dal fiuto straordinario per gli affari.
Fu lui il capostipite di quella dinastia di illuminati imprenditori che diedero un eccezionale contributo al rinnovamento dell’economia e allo sviluppo industriale della Sicilia, investendovi i loro cospicui capitali, ma anche favorendo le arti e la cultura, in particolare nella città di Palermo. Una “Palermo felice”, allora moderna, dal respiro ampio che viveva un momento di grande floridezza economica e vedeva nascere il cosiddetto stile Liberty un nuovo movimento nel campo delle arti decorative ed architettoniche con elementi floreali, detta anche Art Nouveau.
I Whitaker, furono tra i protagonisti principali della crescita sociale, culturale e urbana della città di Palermo, e hanno lasciato segni tangibili della loro filantropica attività. A questa mecenatesca famiglia, infatti, si deve la realizzazione di numerose opere pubbliche, purtroppo non tutte arrivate ai nostri giorni.Nel 1850 Joseph Whitaker senior acquista dai marchesi di Mazzarino un lotto di terreno con un fabbricato nella Piana dei Colli, confinante con la tenuta Real Favorita, con la proprietà dei Bordonaro e col parco del principe di Castelnuovo, che chiamò “Villa Sofia” ; un romantico omaggio all’amata moglie Eliza Sofia Sanderson.
Ereditata dopo la morte della madre, avvenuta nel 1885, dal figlio Robert Whitaker, la villa fu, successivamente, oggetto di una importante opera di ristrutturazione da parte dell’architetto inglese Beaumont Gardner, cognato del committente, che curò in modo particolare, coadiuvato dal botanico-architetto tedesco Emilio Kunzmann, il “monumentale” parco che circondava la villa.
In esso furono impiantate specie botaniche rare e, inoltre, vennero aggiunti dei graziosi ed eleganti padiglioni con varie funzioni: due con funzione di portineria, uno con funzione di officina e la cosiddetta “cavallerizza”, la scuderia, destinata ad ospitare le eleganti carrozze del ricco proprietario.
Successivamente, agli inizi del 900, vi fu realizzato un gazebo in ferro battuto con elegante pavimentazione in maioliche ed una fontana ispirata alla celebre fontana del palazzo della Zisa, attribuita all’architetto Francesco Naselli Flores.
Il lussureggiante giardino, piantato a boschetti e palmizi e con delle ampie aiuole irregolari in prossimità della villa, era costituito da una zona con uno spazioso viale curvilineo e da un’area allungata con due viali ortogonali.
Su quello che iniziava da via Resuttana era situato l’ingresso principale della villa con un bellissimo cancello in ferro battuto, disegnato, nel 1894, da Ernesto Basile, il maggiore architetto siciliano del tempo e vero maestro dell’Art Nouveau, il quale ideò anche la deliziosa “depandance”, concepita come casa del portiere: per un periodo utilizzata come sartoria dell’ospedale, è stata restaurata negli anni scorsi.
Robert Whitaker era un grande appassionato di caccia e nel parco di villa Sofia non mancava certo selvaggina per il diletto del padrone di casa.
Egli fu, inoltre, un noto collezionista di piante esotiche, tropicali e subtropicali, e fece impiantare delle serre, calde e fredde, per la coltivazione delle orchidee, altra sua passione, che condivideva con la moglie Clara Maude figlia di un noto commerciante inglese.
Nel parco esisteva anche un laghetto artificiale con varie specie di pesci d’acqua dolce.
La Villa
L’interno della bella villa, un tempo frequentatissima dai più bei nomi della città, dove poco è rimasto integro del primitivo fasto dopo la trasformazione in presidio ospedaliero, era originariamente di particolare eleganza e raffinatezza.
Gli spazi interni presentavano elementi di straordinaria bellezza e di grande valore artistico: bei saloni, magnifici soffitti a cassettoni delicatamente dipinti (opere di Salvatore Gregorietti), preziose decorazioni parietali e un elegante camino rivestito con ceramiche finissime decorate a mano, secondo le migliori tradizioni dell’artigianato locale. Poco è rimasto dei magnifici arredi di un tempo, tra cui le raffinate scaffalature lignee di fattura inglese, che contenevano la ricca collezione libraria di casa Whitaker.
Un’elegantissima scala in legno intagliato conduce al primo piano che si apre in un
grande terrazzo a forma di “L” con un porticato in stile ionico. Un’altra scala in marmo con una elaborata ringhiera in ferro battuto disegnata dal Basile conduce alle stanze del secondo piano: questa riceve luce da una grande finestra verticale con vetrata policroma su cui è disegnata la figura di Robert Whitaker in abiti rinascimentali.
L’esterno, molto elegante e di sobria volumetria, ancora in buono stato di conservazione è caratterizzato dalla presenza di una svettante torre medievaleggiante, elemento di spicco della costruzione, inserita durante la ristrutturazione del Gardner: il primo ordine dell’edificio è scandito da raffinate paraste di stile classico dove si aprono leggere bifore in stile neorinascimentali.
Rimasta fortunatamente indenne dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, e dalle ruspe della speculazione edilizia di cianciminiana memoria, la bella dimora ha dovuto soccombere al degrado subendo un lungo periodo di abbandono.
Nel corso degli anni anche il magnifico parco ha subito, pesanti trasformazioni che ne hanno alterato l’originaria fisionomia. Parte del grande parco è occupato da un condominio e altre parti sono occupate da moderne strutture ospedaliere. Quasi mai armonicamente inserite nel contesto della struttura originaria. Finito il periodo florido dei Whitaker, nel 1953, l’intero complesso fu venduto, dagli eredi, alla Croce Rossa Italiana che vi realizzò uno dei centri ospedalieri più importanti della Sicilia: cosa che, paradossalmente, ha permesso che questo edificio potesse arrivare ai nostri giorni.
Questa è la storia, direi piuttosto travagliata, di una dimora che rappresenta un bella pagina del nostro passato, uno degli edifici simbolo della Belle Epoque palermitana. Nei magnifici saloni della bella residenza furono accolti illustri personalità, teste coronate, esponenti dell’alta società palermitana e della piu grande aristocrazia siciliana dell’epoca. Tempi che furono!
Gli spazi interni presentavano elementi di straordinaria bellezza e di grande valore artistico: bei saloni, magnifici soffitti a cassettoni delicatamente dipinti (opere di Salvatore Gregorietti), preziose decorazioni parietali e un elegante camino rivestito con ceramiche finissime decorate a mano, secondo le migliori tradizioni dell’artigianato locale. Poco è rimasto dei magnifici arredi di un tempo, tra cui le raffinate scaffalature lignee di fattura inglese, che contenevano la ricca collezione libraria di casa Whitaker.
Un’elegantissima scala in legno intagliato conduce al primo piano che si apre in un
grande terrazzo a forma di “L” con un porticato in stile ionico. Un’altra scala in marmo con una elaborata ringhiera in ferro battuto disegnata dal Basile conduce alle stanze del secondo piano: questa riceve luce da una grande finestra verticale con vetrata policroma su cui è disegnata la figura di Robert Whitaker in abiti rinascimentali.
L’esterno, molto elegante e di sobria volumetria, ancora in buono stato di conservazione è caratterizzato dalla presenza di una svettante torre medievaleggiante, elemento di spicco della costruzione, inserita durante la ristrutturazione del Gardner: il primo ordine dell’edificio è scandito da raffinate paraste di stile classico dove si aprono leggere bifore in stile neorinascimentali.
Rimasta fortunatamente indenne dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, e dalle ruspe della speculazione edilizia di cianciminiana memoria, la bella dimora ha dovuto soccombere al degrado subendo un lungo periodo di abbandono.
Nel corso degli anni anche il magnifico parco ha subito, pesanti trasformazioni che ne hanno alterato l’originaria fisionomia. Parte del grande parco è occupato da un condominio e altre parti sono occupate da moderne strutture ospedaliere. Quasi mai armonicamente inserite nel contesto della struttura originaria. Finito il periodo florido dei Whitaker, nel 1953, l’intero complesso fu venduto, dagli eredi, alla Croce Rossa Italiana che vi realizzò uno dei centri ospedalieri più importanti della Sicilia: cosa che, paradossalmente, ha permesso che questo edificio potesse arrivare ai nostri giorni.
Questa è la storia, direi piuttosto travagliata, di una dimora che rappresenta un bella pagina del nostro passato, uno degli edifici simbolo della Belle Epoque palermitana. Nei magnifici saloni della bella residenza furono accolti illustri personalità, teste coronate, esponenti dell’alta società palermitana e della piu grande aristocrazia siciliana dell’epoca. Tempi che furono!
Nicola Stanzione
Ottimo e dettagliato servizio divulgativo di una delle tante bellezze architettoniche di Palermo. Purtroppo la sua destinazione in Ospedale non contribuisce a valorizzare il sito poiché il servizio ospedaliero lascia molto a desiderare. Insomma non è concepibile che un paziente con le costole rotte è costretto a spostarsi con grave sofferenza da padiglione a padiglione alla ricerca del reparto senza che nessuno gli dia una informazione corretta ed univoca. Mentre l’URP annaspa attenendosi solo ad ascoltare lo sfogo dell’assistito. Cose da terzo mondo.