Protagonisti di questa oscura storia di amori, intrighi, gelosie e morte sono due personaggi della nobiltà siciliana del medioevo: Donna Aldonza e “Bello Pede”, un giovane così chiamato per la destrezza mostrata nel ballo.
Non sapremo mai se Shakespeare avesse origini siciliane, così come ipotizzato da alcuni studiosi, tuttavia, la vicenda che sto per raccontarvi ha curiose somiglianze con tratti della tragedia di Otello scritta dal famoso drammaturgo.
Lo scenario, dipinto con tinte fosche e leggendarie dai cantastorie siciliani, si svolge tra Palagonia e Militello, due paesi della val di Catania distanti tra loro una decina di Km e coinvolge due famiglie della nobiltà, oggi decaduta, dei Barresi e dei Santapau. I Barresi erano di origine francese, essendo giunti al seguito del Gran Conte Ruggero. I Santapau erano giunti in Sicilia insieme agli Aragonesi di re Pietro, dunque di stirpe spagnola.

Le famiglie avevano feudi confinanti, e sicuramente si frequentavano tanto che Antonio Perio Barresi, barone di Militello decise di sposare Aldonza, la giovane figlia di Raimondo Santapau, III barone di Butera e marchese di Licodia, dove aveva il suo castello.
La vita coniugale doveva andare senza intoppi fino a quando, nell’agosto del 1473 Antonio Barresi, di ritorno dalla guerra combattuta in Francia a fianco degli aragonesi, sbarcò a Palermo, prima di raggiungere la val di Catania. Ad attenderlo trovò una lettera dei suoi fratelli: “Tua moglie è infedele, ha una relazione con Pietro Caruso”, questo il succo del messaggio, probabilmente arricchito con presunte prove e condito dalle dicerie che circolavano intorno al castello di Militello.
Il Barresi scoppia di furore! Si sente deluso, tradito ma soprattutto si sente uno stupido! È proprio lui che ha aperto le porte per l’adulterio della moglie. Pietro Caruso era preceduto dalla fama di essere un gran seduttore di donne, soprannominato “Bello pede” per le doti di ballerino e danzatore che gli venivano riconosciute durante le feste di gala a cui era invitato… e nonostante questo lui lo aveva nominato vassallo e amministratore dei suoi beni! Gli aveva concesso il diritto di frequentare liberamente il castello e qui…
Immaginate la rabbia e la vergogna del Barone che non aspettava altro che vendicare l’onore con un bagno di sangue.
Durante il rientro a Militello, come di consueto, Pietro Caruso precedette il Barone a Palagonia per accoglierlo e ragguagliare sull’andamento degli affari durante la sua assenza. Ma questa volta lo attendeva un’amara sorpresa: la stessa sera, fu accusato di adulterio e condotto in catene nelle carceri. Il povero “Bello pede” negò disperatamente di avere tradito la fiducia del barone e non cedette nemmeno dopo le più crudeli torture. «Sono innocente» continuava a proclamare tra gli strazi, fino alla fine. Forse era già morto quando il poveretto venne trascinato da un cavallo per le vie di Militello fino alla casa della madre che canterà una litania funebre con una maledizione per il barone.
Donna Aldonza, intanto, fu imprigionata nelle segrete del castello. I suoi familiari avvertiti di quanto stava accadendo avevano chiesto l’intervento del viceré Lopez Ximenes Durrea che aveva inviato suoi emissari a Militello per prelevare la ragazza e portarla al sicuro in un convento di Catania: ogni opposizione del Barresi sarebbe stata considerata una insubordinazione allo stesso re, punibile con la morte e la confisca dei beni.
Purtroppo quando la delegazione giunse nel castello la povera donna era già stata giustiziata, anzi barbaramente strangolata.
Fin qui i fatti, ma il giallo rimane!
Erano davvero amanti Aldonza e “Bello pede“?
I dubbi sono davvero tanti ed anche allora il sospetto di essere stati uccisi degli innocenti fu davvero notevole. Intanto la famiglia Santapau voleva vendetta!
Se davvero i due fossero stati amanti e dunque adulteri, a quel tempo il delitto d’onore sarebbe stato accettato, anche se a denti stretti, anche dalla famiglia della donna, e invece…
Lo stesso Viceré cercò di calmierare i desideri di vendetta dei Santapau e intanto inviò un messo per indagare su cosa davvero fosse successo in quei feudi. Ben presto una possibile verità cominciò ad emergere e coinvolgeva i fratelli del Barresi, Niccolò e Luigi, coloro che avevano inviato la lettera accusatoria. Il sospetto fu che sarebbero stati proprio loro ad architettare l’inganno, per vendicarsi della cognata e del suo segretario che non accordavano le richieste di denaro che i due pretendevano continuamente per mantenere i loro vizi. Un movente piuttosto solido che convinse in primo luogo la famiglia Santapau che iniziò una “caccia all’uomo” che il vicereame voleva evitare ad ogni costo.
Entrambe le famiglie furono allontanate e mandate in esilio. Antonio Barresi a Malta e lì costretto a rimanere, ma suo fratello Niccolò, uno degli istigatori del delitto, non fece in tempo a scappare, fu raggiunto da Giovanni Ponzio Santapau (fratello di Aldonza) dalle parti dell’odierna Licata e ucciso in un agguato. Accusato di omicidio e condannato al patibolo, il Santapau riuscì a sparire prima di essere catturato.
Il tempo cancella molti rancori… forse
Pochi anni dopo, il barone Antonio Barresi ottenne il perdono per il delitto della moglie dietro il pagamento di un’ingente somma di denaro, rientrò in Sicilia e si sposò in seconde nozze con Damiata Moncada, da cui avrebbe avuto nove figli (non ne ebbe alcuno con Aldonza).
Anche i Santapau rientrarono in Sicilia alcuni anni dopo: la tragica morte di Aldonza sembrava fosse ormai dimenticata, mentre del giovane “Bello Pede” non esisteva più traccia nella memoria di nessuno. Solo i cantastorie iniziarono a mantenere il ricordo del crudele e forse ingiusto doppio delitto, raccontando in giro per la Sicilia quanto era accaduto in quelle terre. Le storie e fatti furono arricchiti di episodi leggendari ed in questo modo furono tramandati anche da molti storici dei secoli seguenti.
Nel frattempo, le famiglie Barresi e Santapau avevano cominciato a salutarsi di nuovo, poi a frequentarsi e la faida sembrava finita… invece circa 50 anni dopo… ma questa è un’altra storia.
Saverio Schirò
Fonti:
- S. Spoto, I Gattopardi, Storie, Passioni, Misteri e intrighi dell’aristocrazia di Sicilia, Newton Compton Editori, Roma 2007
- C. Santillo, Donna Aldonza di Santapau, una pagina di sangue del 1400, in academia.edu
- Aldonza Santapau in geni.com
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