Gli effetti del magnete su pacemaker e defibrillatori

Un semplice strumento che non dovrebbe mancare nella borsa del cardiologo, in Pronto Soccorso e in Sala Operatoria

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Durante gli studi specialistici in cardiologia certamente si accenna agli effetti del magnete su pacemaker e defibrillatori impiantati, tuttavia a volte si dimentica l’importanza di avere in borsa un magnete che potrebbe essere molto utile durante le visite ai pazienti. 
Ancora più importante è che ogni pronto soccorso e ogni sala operatoria abbia un magnete a portata di mano per affrontare le emergenze e per eseguire gli interventi chirurgici in sicurezza alle persone portatrici di PM o ICD.

Gli effetti del magnete su pacemaker e defibrillatori

  • Se mettiamo un magnete sopra un pacemaker, questo inizia una stimolazione asincrona a frequenza fissa;
  • Se posizioniamo un magnete sopra un defibrillatore, viene sospeso il riconoscimento delle tachicardie e inibite le terapie, senza alcun effetto sulla modalità di stimolazione.
    Rimosso il magnete, viene ripristinata immediatamente la programmazione precedente!

Il Magnete al Pronto Soccorso: gestire le emergenze

Al Pronto Soccorso queste caratteristiche sono utilissime agli operatori sanitari dell’emergenza:

  1. Per inibire scariche elettriche ripetitive inappropriate, in caso di tachiaritmie sopraventricolari o disfunzioni dell’elettrocatetere. 
  2. Identificare un pacemaker (Azienda e tipologia)
  3. Verificare il funzionamento di un pacemaker; 
  4. Interrompere una tachicardia mediata dal pacemaker (riconoscibile all’ECG da una stimolazione ventricolare a frequenza uguale a quella massima di trascinamento, normalmente 130 bpm).

Effetti del magnete su pacemaker: in Sala Operatoria

Nelle Sale Operatorie, con un magnete posizionato sul device: (“Pacemaker, defibrillatori e interventi chirurgici”)

  1. Si inibiscono riconoscimento e terapie nei defibrillatori cosicché si può adoperare tranquillamente l’elettrobisturi senza paura di shock inappropriati;
  2. L’uso dell’elettrobisturi in pazienti pacemaker dipendenti, potrebbe causare episodi di asistolia per interferenza elettromagnetica: il magnete converte la programmazione ad una stimolazione in maniera asincrona a frequenza fissa.

Attenzione ai pazienti portatori di ICD ma pacemaker dipendenti:  il magnete inibisce le terapie ma non modifica la stimolazione: da tenere in considerazione una programmazione temporanea durante l’intervento chirurgico.

Dove posizionare il magnete

Perché il magnete abbia effetto sui device, deve essere posizionato correttamente. Per prima cosa bisogna localizzare la sua posizione con la palpazione, sotto la clavicola (normalmente è posizionato a sinistra, raramente a destra o in zona addominale). Poi si può semplicemente poggiare la calamita sopra il dispositivo, fissandolo con del cerotto in caso di intervento chirurgico.
Per gli ICD della Abbott – S. Jude e Microport (ex Sorin Group) le aziende raccomandano di posizionare il magnete leggermente fuori dal  centro del corpo del dispositivo; per gli altri, va bene  porre il magnete direttamente al disopra del device.
Negli ICD della Boston Scientific, se il magnete è posizionato correttamente sopra il dispositivo, i segnali acustici (sincroni con l’onda R) saranno percepiti per circa 60 secondi dopo l’applicazione del magnete. Dopo 60 secondi il segnale acustico cessa, ma la terapia continua ad essere inibita a meno che il magnete non venga spostato.
Lo stesso in caso di Defibrillatore sottocutaneo (S-ICD).

Effetti del magnete su pacemaker: pratica clinica

Il magnete nella borsa del cardiologo è indispensabile durante la visita di pazienti portatori di pacemaker.
Per prima cosa per verificarne il funzionamento in presenza di attività cardiaca spontanea nell’ECG, ma soprattutto perché il magnete fornisce informazioni sulla carica della batteria del PM.  

I differenti livelli della batteria sono espressi dalla frequenza magnetica diversa per ciascuna azienda:
tutti i PM rispondono con una stimolazione asincrona: la modalità passa da DDD a D00 –  da VVI a V00 – da AAI a A00  con un AV delay programmato e  frequenza magnetica a seconda della carica della batteria.
A sinistra l’elenco delle frequenze magnetiche per singola azienda con i valori di Inizio vita (BOL), momento raccomandato per la sostituzione (ERI o RRT) e fine vita della batteria (EOL).
La conoscenza della frequenza magnetica di ogni singola Azienda consente l’identificazione in caso di mancanza di documentazione consentendo di adoperare il programmatore dedicato per una interrogazione completa del pacemaker.

Se il posizionamento del magnete non genera alcuna modifica nel dispositivo…

Il pacemaker è disfunzionante o la batteria è completamente scarica (piuttosto improbabile)

Se è un PM  Abbot – St Jude Medical, Boston Scientific o Biotronik, potrebbe essere è programmato per non rispondere al magnete 

I PM della Biotronik potrebbero non rispondere se la frequenza intrinseca del paziente è superiore al limite di frequenza inferiore. 

Il campo magnetico non raggiunge il dispositivo: abbiamo sbagliato localizzazione; il PM è in addome ed è migrato oppure il paziente è obeso; l’impianto è sottomuscolare o sottomammario nelle donne. 

Altre funzioni presenti negli algoritmi dei pacemaker e defibrillatori potrebbero darci ulteriori informazioni, ma sono troppo tecnici per spiegarli qui o per ricordarcene se mai ne avremo bisogno: dunque lasciamo i dettagli tecnici ai tecnici!

Possibili interferenze con campi magnetici presenti nell’ambiente

Per quanto sia una possibilità remota, la presenza di un forte campo magnetico potrebbe generare gli stessi effetti sui pacemaker e defibrillatori impiantati sottoponendo i pazienti a potenziali rischi. In realtà l’evento è piuttosto raro, a meno che il paziente stesso non poggi inconsapevolmente un magnete sopra il dispositivo (ad esempio un cellulare). Nella pratica basta non avvicinarsi a sorgenti di campi magnetici elevati come le casse acustiche ad alta potenza, o rimanere a lungo nei varchi per il controllo delle persone e ultimamente fare attenzione ai magneti presenti nei cellulari che si caricano ad induzione.
Per altre apparecchiature dotate di magneti al loro interno, compresi i  telefoni cellulari o le cuffie, basta mantenerli ad almeno 15 centimetri di distanza. Per ulteriori informazioni vedi “Pacemaker, defibrillatori e interferenze

In ogni caso, allontanando la fonte magnetica, le funzioni dei dispositivi vengono ripristinate in pochi secondi.

Saverio Schirò

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Disclaimer

I contenuti degli articoli, per quanto frutto di ricerche accurate, hanno uno scopo esclusivamente informativo e non sostituiscono in alcun modo l’intervento o l’opinione del medico o la sua diagnosi in relazione ai casi concreti. Tutte le terapie, i trattamenti ed i consigli di qualsiasi natura non devono essere utilizzati a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione psicofisica. Conseguentemente si consiglia in ogni caso di contattare il medico di fiducia.

Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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