Il Settecento a Palermo fu un periodo di grande fermento culturale e sociale, caratterizzato da un’intensa vita mondana e da una rigida etichetta che regolava i rapporti tra i ceti sociali. In questo contesto, emerse la figura del cicisbeo, una specie di “cavaliere servente” che accompagnava e “intratteneva” una nobildonna sposata, in assenza del marito.
Licenza dei costumi nella Palermo di fine ‘700
Come abbiamo ricordato nell’articolo dedicato (Libertà sessuale nella Palermo del ‘700…) la moda francese dei facili costumi venne esportata in molte parti d’Europa e Palermo, nell’ultimo scorcio del ‘700, più di altre capitali, era impregnato di questa sorta di “francesismo” della morale. Come scrivevano nei loro diari i viaggiatori del tempo, le ragazze di Palermo erano tra le più evolute d’Europa in quanto a libertà nei rapporti sociali.
Si rasentava addirittura lo scandalo quando si parlava delle nobildonne sposate che nelle calde sere d’estate erano “autorizzate” dai mariti compiacenti, a passeggiare a “lumi spenti” nella Marina di Palermo. Cosa poteva accadere nelle carrozze signorili parcheggiate nei vicoli circostanti possiamo facilmente immaginarlo!
Tutta questa libertà sociale era in parte giustificata dalla consuetudine dell’epoca che tendeva a “combinare” i matrimoni nobiliari basandosi sulle convenienze dei Casati piuttosto che su una scelta d’amore. Ragion per cui, assolte le funzioni necessarie per generare un erede, i coniugi si concedevano a vicenda relazioni adulterine, condannate dalla gerarchia ecclesiastica ma tollerate dal contesto sociale.
Tuttavia, bisogna ricordare che il fenomeno riguardò solo le classi sociali più elevate mentre tra il popolo, la rigida moralità e la ferrea gelosia del siciliano impedirono la pratica di questa consuetudine.
Chi era il Cicisbeo
Con queste abitudini e questo stile di vita è facilissimo capire come si sia sviluppata anche a Palermo la cattiva moda del cicisbeismo che imperversa già da qualche decennio nel resto d’Italia. Già l’etimologia del termine non è chiarissima ma sappiamo bene quale era il suo ruolo nella società dell’epoca. Il termine con il quale veniva generalmente indicato era di “cavalier servente”. Una contraddizione in termini!
Il Cicisbeo era un gentiluomo che accompagnava una nobildonna sposata in numerose occasioni sociali, doveva possedere qualità come avvenenza, educazione, spirito e cultura. Spesso era più maturo della dama e offriva protezione grazie al suo carisma, assistendola nelle sue incombenze personali passando gran parte della giornata con lei.
Questa usanza, tipica del XVIII secolo e praticata principalmente in alcune città italiane, tra le quali Palermo, aveva inizialmente una funzione di socializzazione e di protezione della dama in assenza del marito. Tuttavia, con l’evolversi dei ruoli femminili e della conversazione salottiera, il cicisbeo divenne un elemento indispensabile per garantire alla donna libertà, sicurezza e prestigio sociale.
Il cicisbeo si diffuse rapidamente nelle case signorili, laddove le cortesie e le attenzioni dei giovani galanti (i cosiddetti zerbini o zerbinotti) sembravano innocue. E anche se questa pratica cominciò ad eccedere in comportamenti che andavano al di là della normale decenza, molti la ritenevano accettabile dal momento che anche i mariti tolleranti preferivano non interferire.
Doveri e privilegi del Cicisbeo
Tuttavia il cicisbeo non era un semplice amante, egli ricopriva un ruolo ben preciso all’interno della società: era un confidente, un amico, un compagno di divertimenti e un garante della rispettabilità della dama. La sua presenza era ufficialmente riconosciuta e accettata, tanto che il suo nome era spesso inserito nel contratto di matrimonio.
Le giornate del cicisbeo erano dedicate al servizio della sua dama. Egli la aiutava già dalla toeletta e poi la accompagnava in ogni sua uscita, dal teatro alla messa, dalle passeggiate alle visite ai parenti. Era suo compito intrattenerla con conversazioni brillanti, leggerle le ultime novità letterarie e aiutarla nella scelta degli abiti da acquistare.
Il cicisbeo aveva anche il compito di proteggere la reputazione della dama. Doveva essere sempre al suo fianco, in modo da scoraggiare le avances di altri uomini. Era inoltre tenuto a mantenere il segreto sulle sue conversazioni con la dama e a non divulgare alcun dettaglio della sua vita privata.
In cambio dei suoi servigi, il cicisbeo era ben pagato e godeva di numerosi privilegi. Era ospitato nel palazzo della dama con accesso alle sua stanze provate; poteva partecipare a tutti gli eventi mondani a cui era invitata, avendo inoltre accesso alla sua cerchia di amici e conoscenti, il che gli permetteva di ampliare la sua rete sociale.
Il Declino del Cicisbeo
Il cicisbeo iniziò a declinare verso la fine del Settecento, benché ancora nei primi decenni dell’800 si registra la sua presenza a Palermo come accompagnatore delle nobildonne. Con l’avvento dell’Illuminismo e la diffusione di nuove idee sulla morale e sul ruolo della donna nella società, la sua figura, un tempo simbolo di raffinatezza e galanteria, divenne oggetto di satira e derisione nella letteratura fino a sparire del tutto con l’arrivo della Rivoluzione Francese e la caduta dell’Ancien Régime.
La sua figura oggi è stata del tutto dimenticata, rimane tuttavia un’affascinante testimonianza di un’epoca in cui l’etichetta e le convenzioni sociali regolavano ogni aspetto della vita, e anche delle relazioni amorose.
Saverio Schirò
Fonti per approfondire
- G. Pitrè, Libertà di costume. Cicisbeismo in La vita in Palermo cento e più anni fa Vol. 1, Firenze 1944
- La voce “Cicisbeo” in wikipedia.org